La recente proposta della Commissione Europea di ridurre del 25% le risorse destinate alla Politica Agricola Comune (PAC) per il periodo 2028-2034 ha sollevato forti preoccupazioni nel settore agroalimentare europeo. Questa decisione potrebbe avere conseguenze devastanti, mettendo a rischio miliardi di euro in esportazioni e generando un’atmosfera di incertezza tra produttori e operatori del settore. Paolo De Castro, presidente di Nomisma e vicepresidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, ha espresso le sue preoccupazioni riguardo a questa proposta, evidenziando i rischi che essa comporta per l’intero comparto.
Impatti significativi sul settore agroalimentare
De Castro ha sottolineato che il passaggio dai 384 miliardi di euro previsti inizialmente a circa 300 miliardi rappresenterebbe un cambiamento radicale che potrebbe compromettere la competitività delle aziende agricole europee. Ha dichiarato: “Questa riduzione è significativa e deve allarmare sia le istituzioni che le imprese,” chiarendo che non si tratta solo di numeri, ma di un cambiamento profondo nella politica agricola che potrebbe avere ripercussioni dirette sul settore.
In un contesto già difficile, si aggiunge anche la questione dei dazi statunitensi sui prodotti europei, che hanno colpito in particolare l’export italiano. De Castro ha affermato che per molti prodotti destinati agli USA, come il vino, l’olio d’oliva e le conserve di pomodoro, parliamo di miliardi di euro a rischio. L’Italia, da sola, esporta circa 8 miliardi di euro all’anno di prodotti agroalimentari verso gli Stati Uniti. La combinazione di queste due minacce – il taglio della PAC e i dazi – sta generando un clima di grande preoccupazione tra gli operatori del settore, prefigurando un autunno caldo per l’agricoltura europea.
Possibili soluzioni e futuri sviluppi
Tuttavia, De Castro ha sottolineato che la partita non è ancora chiusa. La proposta sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) dovrà passare attraverso il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea, dove ci si augura che possano emergere spazi per introdurre correttivi. Ha spiegato che la creazione di un fondo unico, che raggruppa le risorse e i capitoli di spesa separati, potrebbe teoricamente concedere agli Stati membri maggiore flessibilità. Tuttavia, resta tutto da definire in sede negoziale.
Il dibattito sulla PAC ha evidenziato anche il rischio di una rinazionalizzazione delle politiche agricole. De Castro ha ricordato che l’Unione Europea ha impiegato oltre 60 anni per costruire una politica agricola comune che ha permesso al settore di prosperare. Ha avvertito che un maggiore potere decisionale agli Stati membri potrebbe portare a una frammentazione delle politiche, compromettendo l’interesse collettivo. “Rischiamo che ognuno faccia da sé, e questo sarebbe l’inizio della fine della PAC,” ha avvertito.
Rischi e opportunità nel mercato globale
Le tensioni tra i maggiori produttori di eccellenze agroalimentari come Italia, Francia, Spagna e Grecia e i paesi del nord Europa, che percepiscono le politiche comunitarie come un costo eccessivo, sono palpabili. Nonostante ciò, l’agroalimentare rimane il primo settore europeo per fatturato, export e occupazione. La frammentazione delle politiche agricole sarebbe quindi un errore strategico con conseguenze economiche e sociali significative.
Inoltre, la questione dei dazi imposti dagli Stati Uniti ha sollevato ulteriori preoccupazioni. De Castro ha descritto la situazione attuale come “non positiva,” sottolineando come la maggior parte dei prodotti italiani ora debba affrontare un dazio del 15%. Le ripercussioni di queste misure non si limiteranno all’Europa; anche i consumatori americani potrebbero trovarsi di fronte a prezzi più elevati. De Castro ha suggerito che la situazione potrebbe diventare più critica nel giro di sei mesi a un anno, sottolineando l’importanza di mantenere la calma e non rispondere con dazi controproducenti.
La promozione dei prodotti agroalimentari italiani a livello internazionale rimane cruciale. De Castro ha sottolineato come le politiche comunitarie abbiano già reso l’Europa e l’Italia leader nel settore vinicolo, grazie a investimenti significativi nella promozione. Le nuove opportunità di esportazione si trovano nell’Asia e in America Latina, dove Giappone, India e Mercosur rappresentano mercati chiave per il futuro.
La forza dei marchi e dei segni distintivi dell’agroalimentare italiano, come le denominazioni di origine protetta (DOP) e le indicazioni geografiche protette (IGP), rappresenta un ulteriore punto di forza da valorizzare. Investire nella promozione e nella tutela di questi marchi è essenziale per mantenere la competitività e la qualità dei prodotti italiani nel panorama globale.