Recioto della Valpolicella: un tesoro gastronomico diventa Presidio Slow Food

Recioto della Valpolicella: un tesoro gastronomico diventa Presidio Slow Food

Recioto della Valpolicella: un tesoro gastronomico diventa Presidio Slow Food

Redazione Vinamundi

23 Ottobre 2025

Il Recioto della Valpolicella, un vino dolce di grande prestigio, ha recentemente ottenuto un riconoscimento significativo diventando un Presidio Slow Food. Questo traguardo è frutto dell’impegno congiunto di sette cantine veronesi: Corte Merci, Giovanni Ederle, La Dama, Mizzon, Novaia, Roccolo Grassi e Venturini. L’iniziativa mira a riscoprire e valorizzare un vino che affonda le sue radici nella cultura locale, citato per la prima volta da Plinio il Vecchio nel I secolo d.C. Nonostante il Recioto sia il progenitore dell’Amarone, ha rischiato di essere messo in ombra dal suo successo internazionale.

Negli ultimi anni, l’aumento della popolarità dell’Amarone ha portato molti produttori a focalizzarsi sulle uve destinate a questo vino, causando una diminuzione della produzione di Recioto. Inoltre, il calo dei consumi di vini dolci ha relegato il Recioto a un ruolo di vino da dessert, dimenticando il suo potenziale come abbinamento con piatti salati, come tradizione nella cucina veronese. Roberto Covallero, presidente di Slow Food Veneto e referente del Presidio, evidenzia la complessità di questo progetto, consapevole che negli ultimi 20 anni il Recioto ha registrato un calo costante di produzione, rappresentando solo lo 0,6% del totale delle bottiglie di Valpolicella.

obiettivi del presidio slow food

L’iniziativa del Presidio non si limita a preservare una tradizione vitivinicola, ma punta a coinvolgere anche piccole cantine legate al territorio e alla sostenibilità. Le sette cantine stanno già lavorando attivamente per attrarre altri produttori che condividono l’impegno per una viticoltura responsabile e rispettosa dell’ambiente. È importante notare che il Presidio prevede eventi di promozione, tra cui una partecipazione allo Slow Wine Fair 2026 a BolognaFiere, in programma dal 22 al 24 febbraio 2026.

regolamento rigoroso del presidio

Il regolamento del Presidio del Recioto è particolarmente rigoroso e riflette i principi della Slow Wine Coalition. Questo regolamento è più restrittivo rispetto al disciplinare della DOCG e prevede:

  1. Assenza di diserbo chimico.
  2. Selezione di uve da vigne di almeno 15 anni in conduzione diretta.
  3. Appassimento in fruttaio per almeno 100 giorni senza forzature.
  4. Livelli molto bassi di solforosa.
  5. Non commercializzazione del vino prima di cinque anni dalla vendemmia, con almeno un anno di affinamento in bottiglia.

Questo approccio mira a garantire la qualità del prodotto finale e a preservare il paesaggio rurale storico della Valpolicella, caratterizzato dai suoi terrazzamenti.

valorizzazione della tradizione

Nicola Perusi, titolare della Cantina Mizzon e portavoce dei produttori del Presidio, esprime la sua soddisfazione per l’adesione di sette produttori in tempi brevi. Sottolinea che, in passato, il Recioto veniva prodotto in due versioni: una più giovane e una invecchiata, quest’ultima quasi scomparsa a favore dell’Amarone. Perusi afferma che l’invecchiamento è essenziale per il Recioto, poiché conferisce al vino una complessità e una profondità di profumi uniche, caratteristiche da rivalutare e valorizzare.

Corinna Gianesini, collaboratrice della guida Slow Wine e parte integrante del progetto, evidenzia due aspetti cruciali: le cantine si impegnano a produrre il Recioto del Presidio solo nelle annate di massima qualità e l’intento è non solo di preservare uno stile di vino, ma anche di tutelare un territorio ricco di storia e tradizione.

Le origini del Recioto sono millenarie e affondano le radici nella pratica dell’appassimento, una tecnica antica utilizzata nelle terre veronesi per conservare la frutta nei rigidi inverni. Plinio il Vecchio è stato tra i primi a documentare il vino acinaticum, ottenuto dalla spremitura di uve disidratate. Successivamente, Cassiodoro, storico del IV secolo d.C., descrisse questo succo denso e ricco di zuccheri, definendolo “mosto invernale, freddo sangue delle uve”.

Il nome “Recioto” deriva da “rècie”, termine dialettale che si riferisce alle “orecchie” dei grappoli, ossia le parti attraverso le quali l’uva veniva appesa ai tralicci per il processo di appassimento. Questo vino è prodotto da grappoli selezionati di vitigni locali, tra cui Corvina, Corvinone e Rondinella, ma anche da altre varietà autoctone come Molinara, Oseleta e Pelara.

Questa rinascita del Recioto della Valpolicella, sotto l’egida di Slow Food, rappresenta un’importante opportunità per riscoprire e valorizzare un patrimonio vitivinicolo unico, che merita di tornare al centro della scena gastronomica, non solo locale, ma anche internazionale.

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