Ottant’anni di Graziano Merotto: un viaggio tra bellezza e passione

Ottant'anni di Graziano Merotto: un viaggio tra bellezza e passione

Ottant'anni di Graziano Merotto: un viaggio tra bellezza e passione

Redazione Vinamundi

13 Novembre 2025

Valdobbiadene, 13 novembre 2025 – Graziano Merotto, una vera e propria istituzione dell’enologia veneta, spegne in questi giorni ottant’anni. Una vita dedicata al vino che ha lasciato un segno profondo nel mondo del Prosecco Superiore. Non si tratta solo di successi, ma di un impegno costante, con le mani segnate dal lavoro e scelte coraggiose fatte tra le colline di Col San Martino e Farra di Soligo, cuore pulsante della denominazione Conegliano Valdobbiadene.

1972, l’inizio di un’avventura fuori dal comune

Tutto nasce nel 1972, quando Merotto, poco più che trentenne, mette mano a soli 1.400 metri di vigneto. “Avevo solo coraggio e passione, ma quello bastava”, ha raccontato recentemente durante una degustazione. In quegli anni la sua attenzione era tutta sul pinot nero, un’uva poco diffusa da queste parti. Con essa inizia a sperimentare il metodo classico, producendo poche bottiglie destinate quasi esclusivamente a familiari e amici. Il successo con il Prosecco arriverà più avanti, ma la voglia di sperimentare non lo ha mai abbandonato.

Il ritorno alle origini: Metodo Classico Rosé Pas Dosé 2022

Per il suo ottantesimo compleanno, Merotto ha voluto tornare alle sue radici. Così nasce il Metodo Classico Rosé Pas Dosé 2022, un pinot nero puro in appena 6.000 bottiglie. Il nome sull’etichetta richiama Rossella, sua compagna di vita e lavoro, a cui è dedicato questo omaggio alla famiglia e alla tradizione. “Questo momento ha un valore speciale – ha spiegato – e volevo lanciare un messaggio a chi oggi vuole fare impresa qui, tra queste colline”. Nessun millesimo 2023, perché “l’annata non era adatta”, ha ammesso lui stesso. Nel 2024 tornerà con un metodo classico bianco, fatto di pinot bianco, pinot nero e un tocco di riesling.

Il Fondatore: il vino simbolo della cantina

Al centro della degustazione verticale organizzata per l’occasione c’è stato il Fondatore, la riserva che ha definito l’identità dell’azienda. “È stato un vino che ha rotto gli schemi”, ha ricordato il consulente Roberto Racca. Il primo millesimo è del 2009. In assaggio quattro annate selezionate e un 2024 a sboccatura tardiva, riconoscibile dal sigillo di cera gialla.

Marc Merotto, enologo e nipote di Graziano, ha spiegato: “Il Fondatore nasce da un piccolo appezzamento tra le rive della DOCG, su un terreno argilloso e profondo. Volevamo un vino con una personalità chiara, e ci siamo riusciti”. La vinificazione prevede una macerazione pellicolare, una spremitura delicata e una presa di spuma in autoclave per circa 60 giorni, seguita da altri 120 giorni sui lieviti. Le bottiglie sono numerate, “per sottolineare l’importanza di ognuna”, ha aggiunto Marc.

Il tempo non lo scalfisce: le annate del Fondatore a confronto

La verticale ha mostrato come il Fondatore regga bene il passare degli anni. Il 2018 si presenta con un giallo paglierino intenso e profumi complessi di frutta matura, pan brioche e liquirizia; il 2020 è più fresco, con sentori floreali e agrumati; il 2021, definito “annata del secolo”, colpisce per equilibrio e armonia; il 2022 è caldo ma bilanciato; infine il 2024, prodotto in poco più di mille bottiglie, si distingue per freschezza e complessità aromatica.

“Ho sempre puntato sulla qualità, non sulla quantità”, ha ribadito Merotto. E i consumatori gli danno ragione, scegliendo ogni giorno le sue bottiglie.

La doppia maturazione ragionata: un segreto tutto da scoprire

Tra le caratteristiche uniche del Fondatore c’è la tecnica della Doppia Maturazione Ragionata (DMR). Vent’anni prima della vendemmia, il 20% dei tralci viene tagliato per favorire un leggero appassimento delle uve. Il risultato? Più concentrazione senza perdere acidità. Dopo la pressatura, la rifermentazione lunga – oltre sei mesi – regala complessità e ampiezza aromatica.

Un’eredità che parla al territorio e al futuro

Il cammino di Graziano Merotto è più di una storia personale. “Spero sia un esempio per i giovani che vogliono mettersi in gioco oggi”, ha confidato, pensando anche al nipote Nicola Rizzetto. I suoi vini si sposano con i piatti della tradizione: risi e bisi, risotto al radicchio rosso di Treviso, asparago bianco di Bassano con uova, polenta e sopressa, pizza Margherita gourmet o frittura di paranza.

Un’eredità fatta di lavoro duro, scelte fuori dal coro e una qualità che dura nel tempo. E proprio tra queste colline protette dall’Unesco, Graziano Merotto continua a scrivere, giorno dopo giorno, la sua storia nel mondo del vino.

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