
Orvieto Doc a 10 gradi: la rivoluzione del trend “No-Lo” nel vino
Il panorama vinicolo sta attraversando una trasformazione significativa, con un crescente interesse per i vini “No-Lo”, ovvero quelli con un contenuto alcolico ridotto o assente. Questa tendenza non è più limitata a singole aziende, ma coinvolge anche i Consorzi di Tutela, che si stanno adattando a un pubblico sempre più giovane e attento alla salute. In questo contesto, il Consorzio Tutela Vini di Orvieto ha fatto un passo storico, ottenendo l’approvazione del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare per produrre l’Orvieto Doc con una gradazione alcolica minima di 10 gradi.
La modifica al disciplinare
Questa modifica al disciplinare rappresenta una risposta concreta all’evoluzione delle esigenze del mercato e ai cambiamenti climatici che influenzano la viticoltura. La decisione di abbassare la gradazione alcolica è stata presa per adattarsi alle mutate condizioni climatiche previste per la vendemmia del 2024. La modifica è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (n. 111 del 15 maggio 2025) ed è in attesa di approvazione a livello comunitario, il che ne sancirà la piena efficacia.
Con questa iniziativa, l’Orvieto Doc si posiziona come un pioniere in Italia per le denominazioni d’origine a basso grado alcolico. I primi due vini a bassa gradazione, con 10 e 10.5 gradi, sono già stati prodotti da aziende consorziate e sono attualmente disponibili sul mercato. La produzione continuerà anche con la vendemmia del 2025, dimostrando risultati significativi sia in termini qualitativi che commerciali.
Un team di esperti al lavoro
Il gruppo di enologi che ha guidato questo progetto è composto da tre figure di riferimento nel panorama enologico orvietano e nazionale: Pier Paolo Chiasso (società Chiasso Cotarella), Paolo Nardo (Gruppo Italiano Vini) e Massimiliano Pasquini (Castello della Sala – Marchesi Antinori). Questi esperti, insieme al produttore Enzo Barbi (Decugnano dei Barbi), hanno presentato i nuovi campioni alla base associativa del Consorzio Tutela Vini di Orvieto, dimostrando come le esigenze del mercato possano trasformarsi in opportunità concrete.
“Dall’adattamento climatico nasce un’idea di valore. Con la modifica al Disciplinare e la concreta messa in commercio dei primi Orvieto Doc a bassa gradazione, offriamo al mercato una risposta reale: vini più moderni, più leggeri, ma profondamente radicati nel nostro territorio,” ha dichiarato Vincenzo Cecci, presidente del Consorzio Orvieto Doc. Questo approccio dimostra che un vino può mantenere la propria identità e alta qualità anche con un grado alcolico ridotto.
Verso un futuro sostenibile
La nuova tipologia di Orvieto a 10 gradi alcolici nasce dall’ascolto attento dei segnali provenienti dal territorio, dalla climatologia e dai consumatori. Gli enologi hanno intrapreso sperimentazioni su ogni fase della produzione, dalla scelta delle uve alla raccolta anticipata, fino alla vinificazione con lieviti selezionati e basse temperature. Il risultato è un vino leggero nel grado alcolico, ma ricco in qualità, pronto a rispondere alle nuove esigenze del mercato con un linguaggio autentico e contemporaneo.
Per sostenere e approfondire questa evoluzione, il Consorzio ha presentato una domanda di sostegno al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare per un progetto di ricerca scientifica, collaborando con il mondo accademico e gli istituti di sperimentazione. Questo progetto mira a sviluppare un approccio multidisciplinare che tocchi aspetti enologici, agronomici, normativi e di comunicazione, per massimizzare le potenzialità dell’Orvieto Doc.
In un mercato sempre più competitivo e in evoluzione, l’Orvieto Doc si propone come un laboratorio d’innovazione, capace di interpretare i cambiamenti con coraggio e rispetto per la sua storia. Attraverso questo processo, i produttori di Orvieto stanno dimostrando che è possibile mantenere la tradizione mentre si abbracciano le nuove tendenze. Questa iniziativa rappresenta non solo un’opportunità per il Consorzio, ma anche un segnale forte per l’intero settore vitivinicolo italiano, che si trova ad affrontare sfide simili in un contesto globale in continua evoluzione.