Padova, 13 novembre 2025 – Da oggi i vini rossi dei Colli Euganei cambiano volto: spariscono le vecchie specifiche, si chiameranno semplicemente Colli Euganei Doc. La decisione, presa dall’assemblea del Consorzio di Tutela Vini Colli Euganei, segna un cambio di rotta deciso. L’obiettivo? Mettere al centro il legame con il territorio, più che il tipo di uva usata. Una mossa che punta a rafforzare l’identità delle etichette nate sulle colline padovane.
Via le complicazioni: il territorio prima di tutto
La modifica al disciplinare di produzione riguarda i rossi fatti con uve bordolesi – Cabernet, Merlot, Carmenère – coltivate da secoli nei Colli Euganei. “Con questa scelta – spiega Gianluca Carraro, presidente del Consorzio – facciamo un passo avanti nella semplificazione, dopo quella già fatta per il Serprino l’anno scorso. Allora abbiamo puntato sul nome della varietà storica, oggi invece puntiamo tutto sul territorio”. In pratica, sull’etichetta “Colli Euganei Doc” sarà il nome principale per i rossi, mentre il vitigno potrà esserci, ma in secondo piano e solo se il produttore vuole.
Carraro sottolinea che si tratta di una strada seguita dalle grandi denominazioni italiane e straniere, dove conta più il luogo che il tipo di uva. “Finora si parlava di Cabernet o Merlot dei Colli Euganei – aggiunge – da ora in poi sarà solo territorio. Così valorizziamo la vocazione storica dei nostri colli come zona di vini rossi da uve bordolesi”.
Nuove regole per le etichette
Il nuovo disciplinare, che ora aspetta l’ok della Regione Veneto e del Comitato Nazionale Vini, introduce regole precise per l’etichettatura. Chi vorrà indicare la varietà – Cabernet Franc, Carmenère, Cabernet Sauvignon o Merlot – dovrà farlo con caratteri più piccoli, al massimo la metà dell’altezza di “Colli Euganei”, e con lo stesso stile grafico. Il nome del vitigno dovrà stare sotto la dicitura “denominazione di origine controllata” o la sigla Doc, senza mai rubare la scena al nome geografico.
Un dettaglio importante: questa impostazione serve a evitare confusione e a far capire subito da dove viene il vino. “L’accento deve rimanere sempre su Colli Euganei”, ribadisce Carraro, ricordando che questa scelta fa parte del piano strategico del Consorzio varato a luglio 2024.
Guardando avanti: le prossime mosse
La riforma segue quella già fatta per il Serprino, il bianco tipico della zona, che aveva adottato la dicitura “Serprino dei Colli Euganei Doc”. Ora tocca ai rossi, ma il Consorzio non si ferma. “Con l’inizio del nuovo anno – anticipa Carraro – coinvolgeremo tutta la filiera per valutare eventuali novità anche sui bianchi locali”. Nel mirino c’è anche una riflessione sulla Docg Fior d’Arancio, soprattutto per capire come affrontare i cambiamenti dei mercati esteri.
Il percorso non è ancora finito: servono ancora i via libera delle istituzioni prima che tutto diventi ufficiale. Intanto, tra i produttori locali si respira un clima di attesa e curiosità. Marco Zambon, di una cantina storica di Arquà Petrarca, vede nella semplificazione “un’opportunità per farsi notare meglio fuori dall’Italia”. Altri preferiscono attendere i primi risultati sul mercato.
Un’identità più solida per i Colli Euganei
Questo cambio di rotta nel disciplinare è un tentativo concreto di dare più forza all’identità dei vini rossi dei Colli Euganei, in un mercato sempre più competitivo e in movimento. Puntare sul territorio, lasciando in secondo piano il vitigno, è una tendenza già diffusa in molte zone vinicole italiane ed europee. Nei prossimi mesi si capirà se questa strategia aiuterà davvero a far crescere la reputazione e il valore delle etichette padovane. Intanto, nei vigneti tra Este, Baone e Cinto Euganeo, si brinda a una nuova stagione per il vino locale.
