Roma, 26 dicembre 2024 – Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha firmato oggi un decreto che, per la prima volta in Italia, permette di chiamare “vino” anche le bevande con un tenore alcolico sotto gli 8,5 gradi. La pubblicazione delle disposizioni attuative sul sito del ministero mette fine a un vuoto normativo che durava da anni e segna un cambio importante per il mondo del vino italiano, da sempre legato all’idea che l’alcol fosse una parte fondamentale del prodotto.
Vini dealcolati, la svolta che cambia le regole
Fino a stamattina, la legge italiana vietava di chiamare “vino” qualsiasi bevanda derivata dall’uva con meno di 8,5 gradi alcolici. Ora, con il decreto firmato da Lollobrigida, si apre la strada a una nuova possibilità: si potrà ridurre in parte o del tutto il tenore alcolico non solo nei vini fermi, ma anche in quelli spumanti, frizzanti e aromatizzati. “È possibile ridurre parzialmente o totalmente l’alcol nel vino”, si legge chiaramente nel testo pubblicato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (Masaf).
La novità riguarda un vasto ventaglio di prodotti: dai rossi e bianchi classici ai vini spumanti di qualità, fino ai frizzanti. Gli operatori del settore guardano a questo cambiamento come a una possibile rivoluzione nelle abitudini di consumo e un’apertura a nuovi mercati. “È un passo avanti importante per rispondere a una società che cambia”, ha spiegato un funzionario del ministero contattato nel pomeriggio.
Denominazioni protette, le regole restano
Non tutto cambia però. Il decreto sottolinea che la dealcolazione, totale o parziale, non potrà essere applicata ai vini con denominazione di origine protetta (Dop) o con indicazione geografica protetta (Igp). In pratica, etichette famose come Chianti, Barolo o Prosecco Dop dovranno restare fedeli alle regole tradizionali. “La tutela delle eccellenze italiane resta una priorità”, ha ribadito il Masaf in una nota diffusa nel primo pomeriggio.
Il provvedimento è ora in fase di registrazione presso gli enti di controllo competenti. Nessuna novità immediata per le feste: per il brindisi di Capodanno 2024, sulle tavole degli italiani ci saranno ancora solo vini tradizionali. Ma dal prossimo anno, ha confermato il ministero, sugli scaffali potremo trovare anche bottiglie di vino dealcolato, con poco o zero alcol.
Una porta aperta a nuovi bevitori
L’arrivo dei vini dealcolati significa una nuova possibilità per tanti consumatori. Non solo astemi o donne in gravidanza, ma anche sportivi, autisti, conducenti di mezzi pubblici e chi per motivi religiosi non può bere alcolici. E poi tutti quelli che, con il nuovo Codice della strada, stanno cambiando le proprie abitudini a tavola.
“Finalmente potrò brindare anch’io senza pensieri”, racconta Marco, tassista romano, davanti a una storica enoteca in via del Pellegrino. Un sentimento che accomuna molti, finora esclusi da uno dei riti più radicati della cultura italiana.
Il tabù dell’alcol si incrina nel Paese del vino
L’Italia resta il primo produttore mondiale di vino e la patria della Dieta Mediterranea, ma la scelta del governo riflette una sensibilità in crescita verso stili di vita più sobri e inclusivi. Secondo l’Osservatorio del Vino, negli ultimi cinque anni è cresciuto l’interesse per prodotti a basso contenuto alcolico, soprattutto tra i giovani e nelle grandi città.
“Non si tratta di snaturare la tradizione”, spiega un rappresentante della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), “ma di offrire un’alternativa a chi vuole partecipare senza rinunciare”. Il dibattito resta aperto tra chi difende la tradizione e chi spinge per l’innovazione, ma la strada sembra ormai segnata.
Cosa succederà ora: il settore osserva
Il decreto dovrà completare il percorso di registrazione e sarà operativo nei prossimi mesi. Le associazioni di categoria aspettano chiarimenti su come dovranno essere etichettati questi vini e sulle garanzie per i consumatori. Intanto, nei consorzi vinicoli si valuta l’impatto sui mercati esteri e le possibili ricadute economiche.
“È una sfida che può portare benefici a tutta la filiera”, confida un produttore veneto durante una riunione a Conegliano. Solo il tempo dirà se il vino dealcolato conquisterà anche i palati più esigenti o resterà una curiosità per pochi.
