Quando si parla di Franciacorta, l’immaginario collettivo è immediatamente catturato dalle celebri bollicine che hanno reso famoso questo angolo di Lombardia nel mondo. Mentre chardonnay, pinot nero e pinot bianco dominano il panorama vitivinicolo, c’è una varietà autoctona che sta vivendo una rinascita nel silenzio dei filari: l’erbamat. Questa varietà, oggetto di quindici anni di studi e sperimentazioni da parte della cantina Guido Berlucchi, guidata dalla storica famiglia Ziliani, sta emergendo come una risorsa vitale per il futuro della denominazione.
L’erbamat non è solo un nome affascinante, ma affonda le sue radici nella storia della viticoltura bresciana. Questo vitigno, che si distingue per la sua vigoria e le sue caratteristiche uniche, è noto per la sua gestione complessa: i grappoli serrati e gli acini piccoli lo rendono vulnerabile a marciumi e scottature, specialmente in annate piovose. Ad esempio, nel 2025, la vendemmia è stata anticipata al 5 settembre per evitare che le piogge di fine agosto compromettessero la qualità delle uve. Tuttavia, la vera forza dell’erbamat risiede nella sua acidità, che rimane stabile anche in annate calde, e nella sua capacità di non accumulare zuccheri in eccesso. Queste caratteristiche lo rendono un candidato ideale per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico, mantenendo freschezza e basse gradazioni alcoliche, e producendo vini tesi e lineari, perfetti per lunghe evoluzioni.
la riscoperta dell’erbamat
Fino a pochi anni fa, l’erbamat era considerato un vitigno quasi dimenticato, presente solo in vecchi filari sparsi senza un ruolo significativo. Nel 2011, Berlucchi ha avviato un progetto ambizioso per riscoprire e valorizzare questo vitigno. Sebbene il Consorzio Franciacorta stesse già muovendo i primi passi in questa direzione, fu la famiglia Ziliani, con Arturo Ziliani a capo del progetto, a decidere di andare oltre la semplice sperimentazione. L’obiettivo era chiaro: non solo capire se l’erbamat potesse produrre vini “buoni”, ma esplorare come potesse contribuire all’identità della denominazione, rafforzando la sua posizione nel contesto vitivinicolo globale.
l’innovazione attraverso la sperimentazione
Inizialmente, anche la squadra tecnica di Berlucchi mostrava scetticismo rispetto al progetto, ma la cantina ha sempre abbracciato la filosofia della sperimentazione, accettando il rischio di fallire. Come spiega Arturo Ziliani: “Come nei laboratori di ricerca, si cerca qualcosa e si scoprono altre opportunità. Con l’erbamat, è andata proprio così.” Attraverso quindici anni di prove, micro-vinificazioni e innesti mirati, Berlucchi ha accumulato un patrimonio di conoscenze che la pone oggi come punto di riferimento per questo vitigno.
La prima fase del progetto è stata quasi un laboratorio di innovazione, caratterizzata da:
- 2011: realizzazione dei primi sovrainnesti su piante di chardonnay, utilizzando gemme recuperate da vecchi ceppi.
- 2015: creazione del vigneto Campo Madre, finalizzato a osservare la variabilità genetica dell’erbamat.
- 2016: reimpianto completo del vigneto Castello, un’area storica ideale per l’erbamat.
il futuro dell’erbamat in franciacorta
Dal 2024 in poi, si è entrati in una fase di consapevolezza identitaria: l’erbamat non è più visto solo come un esperimento, ma come un elemento chiave per il futuro dei Franciacorta. Spumantizzarlo in purezza è diventato una possibilità concreta, anche se ancora limitata a tiraggi di poche migliaia di bottiglie. La cantina ha deciso di imbottigliare e seguire nel tempo una serie di tiraggi in purezza, identificati per anno di sboccatura.
Oggi, Berlucchi gestisce circa tre ettari di erbamat, che presto arriveranno a quasi cinque, coprendo quasi il 30% della superficie totale dedicata a questo vitigno in Franciacorta. L’erbamat è stato ufficialmente inserito nel disciplinare del Franciacorta nel 2017, con un utilizzo massimo del 10% per i vini, eccetto il Satèn, dove è ancora consentito solo lo chardonnay. La famiglia Ziliani guarda con ambizione al futuro, sognando un Franciorta da erbamat in purezza, non più solo sperimentale, ma una realtà concreta e affermata nel panorama vinicolo.
Arturo Ziliani riassume perfettamente la visione: “Il nostro impegno sull’erbamat non è solo una sperimentazione enologica, ma un contributo concreto alla crescita collettiva della Franciacorta.” Con un progetto che unisce tradizione e innovazione, l’erbamat di Berlucchi sta dimostrando di essere un vitigno che non solo arricchisce il panorama vitivinicolo, ma contribuisce a preservare e valorizzare l’identità di un territorio ricco di storia e cultura.