Nel panorama della pesca italiana, emerge un problema sempre più pressante: il ricambio generazionale. La mancanza di giovani pescatori sta avendo ripercussioni significative sul settore, contribuendo a un incremento della dipendenza dalle importazioni. Secondo i dati recenti, nel 2022 l’Italia ha importato circa 840.000 tonnellate di pesce straniero, mentre la produzione nazionale si è attestata soltanto a 130.000 tonnellate. Questa situazione preoccupa non solo gli operatori del settore, ma anche le istituzioni, poiché si prevede un futuro incerto per la pesca nel nostro Paese.
la preoccupazione per i tagli della pac
Gilberto Ferrari, responsabile del settore pesca di Confcooperative, esprime la sua preoccupazione in vista della legge di bilancio e del negoziato europeo sui finanziamenti al settore post-2027. La proposta della Commissione europea per il periodo 2028-2035 prevede un budget di poco meno di 190 milioni di euro per la Politica comune della pesca (PCP), un terzo rispetto ai 500 milioni previsti per il periodo 2021-2027. Questo drastico taglio potrebbe avere conseguenze devastanti per un settore già in difficoltà.
Ferrari sottolinea l’importanza di utilizzare la prossima manovra per rilanciare le tutele sociali per i lavoratori del settore e favorire il turnover. Tra le proposte avanzate, vi è quella di formare giovani pescatori, anche di origine africana, per garantire il ricambio generazionale necessario a mantenere vive le attività di pesca. Questa iniziativa potrebbe non solo aiutare a superare la crisi demografica, ma anche promuovere un’integrazione culturale e lavorativa.
le sfide della pesca nel mediterraneo
Un incontro recente con il commissario europeo Costas Kadis ha permesso alle associazioni del settore di esprimere le loro preoccupazioni. Negli ultimi cinque anni, la politica europea ha portato a un taglio del 40% della capacità di pesca, senza però migliorare i bilanci delle imprese, che hanno registrato una perdita del 30%. La crisi climatica, che colpisce in modo particolare il Mediterraneo, complica ulteriormente la situazione, rendendo ancora più difficile il mantenimento degli equilibri ecologici e economici.
La pesca, come l’agricoltura, è un settore caratterizzato da una grande varietà di realtà produttive. Tuttavia, i tagli previsti dalla Commissione colpiscono in modo particolare la pesca da traino, una pratica fondamentale per l’Italia, soprattutto per quanto riguarda la cattura di crostacei e pesci da fondo. Questa modalità di pesca, che impiega reti a strascico, è cruciale per la produzione nazionale e per il sostentamento di numerosi natanti.
la dipendenza dalle importazioni e le proposte di riforma
Negli ultimi quarant’anni, la dipendenza italiana dalle importazioni di pesce è passata dal 30% al 90% del consumo complessivo. Questo cambiamento radicale mette in evidenza le difficoltà del settore e la necessità di politiche più efficaci che promuovano la pesca sostenibile e la valorizzazione del prodotto locale. Nonostante il fermo pesca in vigore per tutto il mese di ottobre nelle acque del Tirreno, dello Ionio e nelle Isole, i pescherecci hanno ripreso le attività in Adriatico dopo un blocco estivo. Tuttavia, i produttori locali possono contare sull’apporto della piccola pesca costiera, delle draghe e dell’acquacoltura per garantire un’offerta di pesce nazionale.
Le associazioni di categoria stanno chiedendo una revisione del sistema di calcolo del fermo pesca, proponendo di basarlo sul tempo effettivo di pesca piuttosto che su criteri generali. Questa modifica potrebbe portare a una gestione più equa e sostenibile delle risorse, riducendo il rischio di penalizzare il Mediterraneo, che presenta sfide particolari per quanto riguarda la tutela delle risorse ittiche e la gestione della pesca.
Ferrari ribadisce l’importanza di trovare un equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale nella nuova politica della pesca. È un compito arduo, specialmente in un contesto di crescente pressione globale sulle risorse marine e di cambiamenti climatici che richiedono risposte immediate e incisive. La sfida del ricambio generazionale, insieme alla necessità di politiche più favorevoli, è cruciale per garantire la sopravvivenza di un settore tradizionale e fondamentale per l’economia italiana e per la cultura del nostro Paese.
In questo scenario complesso, la pesca italiana si trova di fronte a scelte decisive. È imperativo che le istituzioni, le associazioni di categoria e gli operatori del settore collaborino per affrontare le sfide attuali e sviluppare strategie che possano garantire un futuro sostenibile, in grado di valorizzare le risorse locali e di incentivare l’ingresso di nuove generazioni nel mondo della pesca.
