Il Recioto della Valpolicella: un tesoro storico diventa Presidio Slow Food

Il Recioto della Valpolicella: un tesoro storico diventa Presidio Slow Food

Il Recioto della Valpolicella: un tesoro storico diventa Presidio Slow Food

Redazione Vinamundi

31 Ottobre 2025

Verona, 13 giugno 2024 – Il Recioto della Valpolicella, un vino dolce con radici che affondano nella notte dei tempi, entra ufficialmente tra i Presìdi Slow Food del Veneto. L’annuncio è arrivato questa mattina, in una presentazione che ha radunato produttori, rappresentanti dell’associazione e appassionati. Un passaggio importante per un’etichetta che rischiava di sparire nel dimenticatoio. Dietro la scelta, spiegano i promotori, c’è la voglia di proteggere e dare nuova vita a una produzione ormai ridotta all’osso: secondo Slow Food, il Recioto rappresenta solo lo 0,6% delle bottiglie prodotte in Valpolicella.

Recioto, un vino che racconta la storia

Il Recioto ha una storia antica. “È il padre dell’Amarone”, ricordano da Slow Food, sottolineando che la tecnica dell’appassimento delle uve è nota fin dall’epoca romana. Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C., parlava del “vino acinaticum”, ottenuto proprio da uve fatte seccare. Più avanti, Cassiodoro lo descriveva come “mosto invernale, freddo sangue delle uve” per la sua densità e dolcezza, che impedisce la completa trasformazione in alcol.

Il nome viene da “rècie”, le “orecchie” dei grappoli, le ali laterali scelte per l’appassimento. Oggi il Recioto si fa soprattutto con uve Corvina, Corvinone e Rondinella, con un piccolo contributo di varietà locali come Molinara, Oseleta, Pelara, Dindarella, Spigamonti e Turchetta.

La crisi del Recioto e la sfida del Presidio Slow Food

Negli ultimi vent’anni il Recioto ha perso terreno. Il successo mondiale dell’Amarone, che usa le stesse uve appassite ma con fermentazione completa, ha spinto molti a preferire quest’ultimo. Anche il calo del consumo dei vini dolci ha fatto la sua parte. “Il Recioto è stato troppo spesso visto solo come vino da dessert”, spiega Roberto Covallero, presidente di Slow Food Veneto e referente del nuovo Presidio. “Il nostro scopo è riportarlo alla luce”.

Il progetto coinvolge sette cantine: Mizzon, Venturini, Roccolo Grassi, Corte Merci, La Dama, Giovanni Ederle e Novaia. “Sono soprattutto piccole realtà radicate sul territorio e nella tradizione”, aggiunge Covallero, “aziende che già lavorano in modo sostenibile e rispettoso della natura”.

Regole rigide per proteggere identità e territorio

Il regolamento del Presidio è più severo della Docg. Niente diserbo chimico nei vigneti, uve selezionate da vigne di almeno 15 anni coltivate direttamente dai produttori, appassimento in fruttaio per almeno 100 giorni senza forzature. Il vino non può essere venduto prima di cinque anni dalla vendemmia, con almeno un anno di affinamento in bottiglia. Inoltre, si usano bassissimi livelli di solforosa e si lavora per mantenere i terrazzamenti storici della Valpolicella.

Nicola Perusi della Cantina Mizzon, portavoce dei produttori, sottolinea l’importanza di recuperare anche la versione invecchiata del Recioto: “Un tempo si facevano due versioni, quella giovane e quella affinata a lungo. Questa seconda si è quasi persa, ma è proprio nell’invecchiamento che il Recioto mostra tutta la sua profondità e complessità”.

Un impegno condiviso per un futuro migliore

Corinna Gianesini, collaboratrice della guida “Slow Wine” e tra le autrici del regolamento, mette in luce due punti chiave: “Le cantine si impegnano a fare il Recioto del Presidio solo nelle annate migliori e a preservare non solo uno stile di vino, ma anche un paesaggio: vigne in collina, terrazzamenti storici, niente diserbo. È un lavoro che parte dalla terra e dal rispetto per essa”.

I produttori hanno accolto la sfida con entusiasmo. “Quando si puntano obiettivi ambiziosi – racconta Gianesini – la gente è contenta di raggiungerli”. Il debutto ufficiale del nuovo Presidio è atteso alla Slow Wine Fair 2026, che si terrà a BolognaFiere dal 22 al 24 febbraio.

Intanto, il Recioto torna a farsi sentire sulle colline della Valpolicella. Un vino antico che cerca di ritrovare nuova vita, tra memoria, territorio e un futuro sostenibile.

Change privacy settings
×