Il Pacchetto vino Comagri: opportunità e sfide per UIV e Federvini

Il Pacchetto vino Comagri: opportunità e sfide per UIV e Federvini

Il Pacchetto vino Comagri: opportunità e sfide per UIV e Federvini

Redazione Vinamundi

19 Novembre 2025

Bruxelles, 19 novembre 2025 – La Commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha dato il via libera ieri al cosiddetto Pacchetto vino, un passaggio decisivo per aggiornare le regole Ue sul settore vitivinicolo. Il voto, atteso da tempo, è arrivato nel tardo pomeriggio a Bruxelles e apre un nuovo capitolo nel dibattito sulle strategie per rilanciare il comparto, in vista della seduta plenaria del 25 novembre e del successivo negoziato a tre tra Parlamento, Consiglio e Commissione.

Pacchetto vino: promozione e digitalizzazione al centro del dibattito

Per l’Unione Italiana Vini (UIV), il testo uscito dalla Commissione porta con sé “luci e ombre”. Da un lato, l’associazione guidata da Lamberto Frescobaldi riconosce alcune novità positive: l’aumento fino all’80% del contributo per la promozione nei paesi terzi (ora fermo al 50%) e la possibilità di estendere nel tempo i programmi di sostegno. “Sono misure che sosteniamo da tempo – ha detto Frescobaldi – perché servono strumenti più forti per affrontare un momento difficile”. Bene anche la spinta verso la digitalizzazione delle etichette, ormai indispensabile per il mercato globale.

Non convince invece la proposta sul termine “reduced alcohol” per i vini parzialmente dealcolati. Secondo UIV, questa formula, scelta dal Parlamento europeo, rischia solo di confondere produttori e consumatori, senza risolvere i problemi emersi in fase di consultazione.

Espianti e distillazione: la spina nel fianco

Il nodo più caldo resta quello degli espianti dei vigneti e della distillazione. Per la prima volta, queste misure diventano finanziabili – senza un aumento del budget – con la copertura fino al 100% dei costi. “Un passo indietro di 15 anni”, ha commentato Frescobaldi, ricordando il 2009, quando un intervento simile costò all’Unione europea quasi un miliardo senza risultati concreti. “È un approccio assistenzialista che rischia di togliere risorse a investimenti e sviluppo”, ha aggiunto il presidente UIV, chiedendo che l’Italia difenda un orientamento più legato al mercato e alla crescita durante il negoziato.

Le prime ricostruzioni parlano di una scelta pensata per aiutare alcune zone produttive in crisi, colpite da sovrapproduzione e calo dei prezzi. Ma l’assenza di fondi aggiuntivi preoccupa gli operatori, che temono un effetto boomerang sulle risorse destinate all’innovazione.

Federvini: “Semplificazioni e sostegno, avanti così”

Su un altro fronte, Federvini si è detta soddisfatta per gli emendamenti approvati. “Accogliamo con favore le semplificazioni sull’etichettatura e le deroghe per l’export”, ha spiegato Albiera Antinori, presidente del Gruppo Vini di Federvini. L’associazione sottolinea anche la nuova flessibilità finanziaria: sarà possibile spostare le economie di spesa all’anno successivo, migliorando così la gestione dei fondi.

“Il voto della Commissione Agricoltura conferma la volontà di sostenere un comparto che è un’eccellenza del sistema agroalimentare europeo”, ha aggiunto Antinori. Per Federvini, le nuove regole rafforzano la promozione internazionale e puntano sulla sostenibilità della filiera, mentre il dialogo tra istituzioni europee e produttori italiani resta “costruttivo e concreto”.

Il cammino verso il Trilogo

La proposta di regolamento era stata lanciata questa primavera dal commissario europeo all’Agricoltura, Christophe Hansen, e discussa dal Consiglio Ue a giugno. L’ok della Commissione Agricoltura è solo un passaggio intermedio: il testo andrà ora al voto in plenaria il 25 novembre. Solo dopo partirà il negoziato finale a tre – il cosiddetto Trilogo – che definirà le nuove regole per il settore vitivinicolo europeo.

Nel frattempo, le associazioni italiane si preparano a farsi sentire. Il confronto è ancora aperto: c’è chi chiede riforme più coraggiose e chi teme il ritorno a vecchie logiche. Sullo sfondo c’è la sfida di mantenere competitivo un settore che vale oltre 14 miliardi di euro l’anno solo in Italia.

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