Torgiano, 6 giugno 2024 – Per la prima volta, sessanta reperti archeologici provenienti dalla Tomba 58 della Necropoli dell’Osteria a Vulci vengono mostrati al pubblico al Muvit, Museo del Vino della Fondazione Lungarotti di Torgiano, in Umbria. La mostra, aperta da oggi fino al 5 luglio 2026, racconta un pezzo importante della storia: il ruolo centrale del vino nella civiltà etrusca, attraverso oggetti che sono rimasti nascosti per più di 2600 anni.
Calderone, anfora e la firma di Velχa Felusna: il vino racconta
Tra i pezzi più interessanti c’è un calderone con i resti di un grappolo d’uva. Le analisi fatte in laboratorio dopo lo scavo indicano che si tratta di un “antenato” del Sangiovese, confermando così una presenza molto antica di questo vitigno nell’Italia centrale. Vicino, spicca un’anfora con tracce di vino su cui è incisa la scritta: “io (sono) di Velχa Felusna”. Una specie di etichetta d’epoca, che segnala chi possedeva la cantina o da dove veniva quel vino. “Questa iscrizione ci dà uno sguardo diretto su come si gestiva e si possedeva il vino nell’Etruria arcaica”, spiega Simona Carosi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale.
Il banchetto funebre etrusco: il vino come protagonista
La mostra, intitolata “Vino, dono degli dèi”, si inserisce nel percorso del Muvit, che custodisce oltre 3.000 opere e racconta 5.000 anni di storia del vino. Il corredo della Tomba 58 – fatto di anfore, olle, pithoi, vasellame in bucchero e ceramica etrusco-corinzia, coppe, oggetti in ferro e bronzo – racconta il rituale del banchetto funebre etrusco. Un rito dove il vino era il protagonista: un’offerta agli dèi, un passaggio per l’aldilà, un segno di continuità fra vivi e morti. “Siamo fieri di aver aiutato a restaurare e valorizzare questi reperti così importanti”, dice Teresa Severini, presidente della Fondazione Lungarotti. “Mostrarli qui, in anteprima, al Museo del Vino ci permette di approfondire il legame tra civiltà etrusca, vino e simposio”.
Una scoperta fresca e un tesoro intatto
La Tomba 58 è stata scoperta nell’ottobre 2023, durante una campagna di scavo della Fondazione Vulci insieme alla Soprintendenza. Il sepolcro, maschile e risalente alla fine del VII secolo a.C., è rimasto intatto per oltre 2500 anni. Gli archeologi hanno trovato un corredo che parla di un ceto sociale alto: oggetti raffinati, vasellame pregiato, manufatti in bronzo. Le prime analisi suggeriscono che la tomba offre nuovi spunti sulla struttura dell’aristocrazia etrusca e sul ruolo del simposio come modo per affermare il proprio status anche nell’aldilà.
Vino, ponte tra mondi e simbolo di convivialità
A differenza della Grecia, in Etruria le donne partecipavano ai simposi. Lo raccontano i dipinti sulle pareti delle tombe e gli oggetti trovati nelle sepolture aristocratiche. Il vino, considerato dono degli dèi, era visto come un mezzo per collegare mondi diversi: un ponte tra vita e morte, tra umani e divinità. “Dopo la scoperta della Tomba delle Mani d’Argento”, ricorda Simona Carosi, “seguiamo tutto il percorso dalla scoperta archeologica alla ricerca scientifica, fino alla valorizzazione pubblica del patrimonio”. Un lavoro possibile grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, tra passato e presente.
Una rete di musei per proteggere e raccontare il patrimonio
La mostra fa parte del progetto “TraMusei” della Fondazione Lungarotti, che vuole creare una rete tra musei italiani. Grazie al sostegno della Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali del Ministero della Cultura, questi reperti inediti possono essere finalmente ammirati. “Un grazie a tutti quelli che hanno reso possibile questo progetto”, aggiunge Severini. Nel silenzio delle sale del Muvit, tra luci soffuse e vetrine discrete, i visitatori possono scoprire oggetti che raccontano storie antiche ma ancora vive: il vino come filo che unisce epoche, culture e territori.
La mostra sarà aperta fino al 5 luglio 2026. Orari e dettagli si trovano sul sito ufficiale del Museo del Vino di Torgiano.
