Bruxelles, 17 novembre 2025 – Il nuovo “Pacchetto vino” varato dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo segna una tappa importante per il mondo del vino, ma in Italia fa discutere. L’Unione Italiana Vini (Uiv), che rappresenta le aziende del settore, applaude l’aumento fino all’80% del contributo per la promozione nei Paesi terzi. Ma non risparmia critiche sulle misure legate a espianti e distillazione, viste come un passo indietro. “Ci riportano indietro di 15 anni”, ha detto il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi, mettendo in luce i punti oscuri delle nuove regole.
Promozione estera e digitalizzazione: segnali incoraggianti
Secondo Uiv, il testo approvato dalla Comagri è un passaggio chiave per le prossime politiche europee sul vino, attese all’inizio del 2026. Tra le novità più apprezzate c’è l’aumento del contributo comunitario per la promozione nei mercati extra-UE: si potrà arrivare fino all’80% dal precedente 50%. Un aiuto che, secondo l’associazione, può dare slancio al vino europeo in mercati strategici come Stati Uniti, Canada e Asia. “Un segnale importante per l’export e la valorizzazione del nostro prodotto”, hanno spiegato fonti Uiv.
Non solo. Il Parlamento ha deciso di puntare anche sulla digitalizzazione dell’etichettatura. L’obiettivo è rendere più chiare le informazioni per i consumatori e aggiornare tutta la filiera. Un passo avanti, dicono gli operatori, che risponde alle richieste di trasparenza e tracciabilità dei mercati internazionali.
Terminologia e vini dealcolati: restano dubbi
Ma non mancano perplessità, soprattutto sul tema dei vini dealcolati. La proposta di cambiare il termine “parzialmente dealcolato” con “reduced alcohol” non convince Uiv. L’associazione teme che possa creare confusione tra i consumatori e rendere meno trasparente la comunicazione dei produttori. “La chiarezza è fondamentale”, spiegano dall’Uiv, “e questa nuova definizione rischia di indebolirla proprio quando il settore vuole innovare”.
Espianti e distillazione: la questione delle risorse
Il nodo più spinoso riguarda il finanziamento per espianti e distillazione, inserito nelle misure senza un aumento del budget complessivo. In pratica, gli espianti potranno essere coperti al 100%, ma – come ha sottolineato Frescobaldi – questo potrebbe togliere risorse a progetti di sviluppo e innovazione. “È una scelta che ci fa tornare indietro di 15 anni”, ha detto il presidente Uiv, “un salto nel passato che punta a logiche assistenzialiste, in netto contrasto con gli obiettivi delle misure OCM, pensate per stimolare crescita e investimenti”.
Frescobaldi ha ricordato che una misura simile fu adottata nel 2009, con un impegno comunitario di circa 1 miliardo di euro e risultati poco soddisfacenti. “Rischiamo di sprecare fondi preziosi per la competitività del settore, e non possiamo permettercelo”, ha aggiunto.
L’appello delle imprese: puntare su mercato e innovazione
Con i prossimi negoziati del Trilogo – il confronto tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue – Uiv chiede all’Italia di difendere un approccio che guardi al mercato, evitando il ritorno a vecchie logiche assistenzialiste. “Il futuro del vino italiano sui mercati globali passa da politiche che uniscano competitività, promozione e innovazione”, si legge nella nota diffusa dall’associazione.
Solo così, spiegano da Uiv, si potranno consolidare i risultati degli ultimi anni e garantire una crescita solida al settore. Il dibattito resta aperto: tra luci e ombre, il comparto aspetta ora le prossime mosse delle istituzioni europee.
