Roma, 13 novembre 2025 – La Grappa è l’unica bevanda spiritosa italiana tra le 344 indicazioni geografiche riconosciute e protette inserite nel nuovo accordo commerciale tra Unione Europea e Mercosur, firmato pochi giorni fa a Bruxelles. Per produttori e istituzioni, è un passo importante per difendere le eccellenze agroalimentari italiane sui mercati esteri, soprattutto in America Latina.
Grappa, un successo tutto italiano nell’accordo UE-Mercosur
L’intesa tra UE e i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) mette al sicuro 344 prodotti europei a indicazione geografica. Tra questi, la Grappa è l’unica rappresentante degli spirit italiani. Un dettaglio che gli addetti ai lavori non hanno lasciato passare inosservato. “Proteggere la Grappa è fondamentale per far conoscere il nostro distillato simbolo nelle comunità italo-americane e per portare l’arte italiana della distillazione a un pubblico più vasto”, ha spiegato Sebastiano Caffo, presidente del Consorzio Nazionale Grappa, contattato ieri pomeriggio.
Ora l’accordo deve passare al vaglio del Consiglio e del Parlamento europeo. Solo dopo la ratifica entrerà in vigore, aprendo la strada a nuove possibilità per le esportazioni di spirits italiani e europei.
Taglio delle tariffe e nuovi spazi per la Grappa
Uno dei punti più importanti riguarda la riduzione delle tariffe doganali sulle bevande spiritose, che potranno calare fino al 35%. Per gli operatori, questo significa che la Grappa potrà competere meglio nei mercati sudamericani. “Aprire i mercati in Sud America non compenserà del tutto i danni dei dazi statunitensi, ma resta una grande occasione per i nostri produttori”, ha aggiunto Caffo.
L’America Latina, con le sue forti radici italiane e milioni di discendenti – solo in Argentina si stimano oltre 20 milioni –, è un mercato ricco di potenziali consumatori per la Grappa. “C’è una vera curiosità per i prodotti italiani autentici”, ha detto un portavoce di AssoDistil, l’associazione che riunisce i distillatori italiani.
Difendere il nome Grappa dai falsi
La protezione della parola Grappa nei Paesi del Mercosur non riguarda solo il commercio. Come sottolineano AssoDistil e il Consorzio, è essenziale far rispettare le regole sull’uso del nome. Solo l’acquavite fatta con vinacce italiane può chiamarsi “Grappa”, come stabilito dalla legge europea.
Negli ultimi anni, in Sudamerica non sono mancati casi di prodotti locali che richiamavano la tradizione italiana senza averne i requisiti. “La nostra battaglia è anche culturale”, ha spiegato un dirigente del Consorzio durante una riunione a Milano. “Vogliamo che il consumatore sappia esattamente cosa compra e che dietro ogni bottiglia ci sia una filiera trasparente”.
Un settore in crescita, tra sfide e speranze
I dati più recenti di AssoDistil mostrano una crescita costante delle esportazioni di Grappa negli ultimi cinque anni, con un aumento medio del 4% all’anno. Nel 2024 sono state vendute oltre 25 milioni di bottiglie, soprattutto verso Germania, Austria e Svizzera. L’America Latina, finora un mercato marginale, potrebbe ora diventare strategico.
Resta però il problema dei dazi negli Stati Uniti, che hanno penalizzato le esportazioni italiane di distillati. “Il mercato americano pesa molto”, ammette Caffo. “Ma ogni nuova apertura è un passo avanti”.
I protagonisti dietro il riconoscimento
Il risultato nell’accordo UE-Mercosur è il frutto di anni di lavoro da parte di AssoDistil e del Consorzio Nazionale Grappa, che hanno spinto per la tutela in Europa. “Abbiamo lavorato fianco a fianco con il Ministero dell’Agricoltura e con i nostri rappresentanti a Bruxelles”, ricorda il presidente dell’associazione.
Ora la sfida è far conoscere la vera Grappa italiana anche oltre oceano, puntando sulla qualità, la tracciabilità e l’identità del territorio. Un percorso che, come sottolineano i produttori, richiederà tempo, investimenti e una comunicazione mirata. Intanto, tra le botti delle distillerie del Piemonte e del Veneto, si respira un cauto ottimismo.
