
Frescobaldi riconfermato presidente di UIV: sfide tra dazi e calo dell'export
Lamberto Frescobaldi è stato recentemente rieletto alla presidenza di Unione Italiana Vini (UIV), in un contesto economico particolarmente difficile per il settore vitivinicolo italiano. La sua riconferma, avvenuta in un periodo segnato da sfide senza precedenti, riflette la necessità di avere una guida esperta e determinata per affrontare problematiche che vanno dalla gestione dei dazi all’export in calo, passando per la revisione delle dinamiche di domanda e offerta.
Le sfide del settore vitivinicolo
Le preoccupazioni espresse da Frescobaldi riguardano principalmente l’impatto dei dazi sulle esportazioni e la necessità di una ristrutturazione della filiera vinicola. “Ringrazio la famiglia di Unione Italiana Vini per la fiducia e per quanto fatto insieme sino a ora – ha dichiarato il presidente –. Il prossimo mandato sarà ancor più impegnativo in termini di sfide da affrontare”. Frescobaldi ha sottolineato l’urgenza di innovare il settore, proponendo un piano di revisione del Testo unico del vino, che risale a dieci anni fa. “Dobbiamo attualizzare la legge e i suoi decreti attuativi entro il 2026, per garantire la sostenibilità di tutta la filiera”, ha aggiunto.
La contrazione dei consumi
Il calo dei consumi a livello globale è un tema centrale. Secondo l’osservatorio UIV, i primi cinque mesi del 2023 hanno mostrato una contrazione dei volumi consumati in tutti e quattro i principali mercati di sbocco:
- Italia (-1,8%)
- Stati Uniti (-4,7%)
- Regno Unito (-3%)
- Germania (-9,6%)
Questi paesi rappresentano il 73% del fatturato delle aziende vinicole italiane. La contrazione del mercato retail è stata del 3,4%, con i vini fermi e frizzanti in calo del 5,3%. In questo contesto, gli spumanti, sebbene in crescita (+4,9%), non riescono a compensare la diminuzione generale.
Produzione e sostenibilità
Un ulteriore fattore di preoccupazione è la potenziale eccessiva produzione di vino. Frescobaldi ha avvertito che una vendemmia da 50 milioni di ettolitri, in assenza di una domanda adeguata, potrebbe portare a una giacenza in cantina di circa 90 milioni di ettolitri, il che rappresenterebbe un quantitativo insostenibile. “Dobbiamo produrre 7-8 milioni di ettolitri in meno per mantenere il timone di uno degli asset più remunerativi della nostra bilancia commerciale”, ha affermato, evidenziando la necessità di un approccio più sobrio e strategico.
Verso nuovi mercati
Il settore vitivinicolo italiano ha storicamente mostrato una forte dimensione familiare, con il 65% del patrimonio netto detenuto da famiglie. Tuttavia, nel 2023, l’Ebit margin è sceso al 6,2%, segnalando una diminuzione della redditività. Le difficoltà riscontrate dalle aziende sono evidenti anche nei risultati di un sondaggio condotto da Mediobanca, dove il 72% delle imprese ha indicato la diminuzione dei consumi come una delle principali sfide. Anche i dazi, percepiti come un’altra grande incognita, sono stati menzionati dal 66% del campione.
Frescobaldi ha evidenziato la necessità di aprirsi a nuovi mercati per stimolare l’export. “La diversificazione dei mercati è fondamentale”, ha dichiarato, sostenendo che l’apertura a nuovi fronti commerciali potrebbe rappresentare una leva importante per il settore. Tuttavia, l’accesso a mercati come quello statunitense risulta complicato a causa dei dazi attualmente in vigore, che possono raggiungere il 10%.
La promozione del vino italiano all’estero è un altro aspetto cruciale. Le imprese hanno chiesto un allineamento delle modalità di attuazione delle misure promozionali, sottolineando la necessità di progetti più strutturati e d’impatto. UIV ha suggerito una revisione del decreto OCM promozione per semplificare le regole di accesso e finanziamento.
In aggiunta, i correttivi necessari per affrontare le sfide attuali includono la riduzione delle rese delle uve per ettaro e una revisione dei disciplinari di produzione. Castelletti ha proposto l’allineamento delle rese con le medie degli ultimi cinque anni e una riorganizzazione delle denominazioni, poiché le prime 20 rappresentano l’80% del volume di vino italiano. L’obiettivo è ridurre il numero di denominazioni, attualmente fissato a 529, attraverso un processo di accorpamento e riorganizzazione territoriale.
Queste sfide richiedono un approccio collettivo da parte di tutti gli attori del settore vitivinicolo, affinché si possa garantire la sostenibilità e la competitività del vino italiano nel mercato globale. Con Frescobaldi alla guida, l’Unione Italiana Vini si prepara ad affrontare un futuro incerto, ma con la determinazione di preservare una delle eccellenze più importanti del made in Italy.