Catania, 9 novembre 2025 – L’Etna DOC conferma anche nel 2024 il suo ruolo di protagonista nel panorama vitivinicolo italiano. Dopo un anno difficile, la vendemmia segna una ripresa netta. I dati del Consorzio di Tutela parlano chiaro: la superficie coltivata ha superato i 1.347 ettari, coinvolgendo 474 viticoltori. La produzione di vino rivendicabile è cresciuta del 69,7% rispetto al 2023, superando i 58mila ettolitri. Un risultato che, come ha sottolineato il presidente Francesco Cambria agli Etna Days 2025, “dimostra la dimensione globale raggiunta dalla nostra denominazione”.
Ripresa in campo, ma il clima resta una sfida
Il 2024 ha invertito la rotta per la viticoltura etnea, dopo un 2023 segnato da condizioni climatiche difficili. La superficie coltivata è aumentata di circa 200 ettari in un anno, passando da 1.147 a 1.347 ettari. Questo dato mostra come la voglia di produrre non si sia fermata davanti alle difficoltà del meteo. Però, le ultime tre vendemmie hanno messo in luce quanto il territorio sia fragile di fronte ai cambiamenti climatici. I produttori, quindi, si sono messi al lavoro per adattarsi con strategie sempre più complesse.
Tra cali e sorprese, come vanno i vini Etna DOC
Guardando alle varie tipologie di Etna DOC, emergono segnali contrastanti. L’Etna Bianco resta la seconda tipologia per volume, ma cala del 16% rispetto al boom del 2023, fermandosi sotto i 15mila ettolitri. Anche l’Etna Bianco Superiore scende del 12%. Il calo più marcato riguarda l’Etna Rosato, che perde il 43%, passando da 3.400 a meno di 2mila ettolitri. L’Etna Rosso resta invece abbastanza stabile, con quasi 20mila ettolitri (-5,9%), e si conferma il vino più prodotto.
Le note positive arrivano dalle bollicine. L’Etna Spumante Bianco cresce del 7,9%, sfiorando i 1.500 ettolitri, mentre l’Etna Spumante Rosato fa un balzo del 75%, superando i 480 ettolitri. Segno evidente di un interesse in crescita per le “bollicine vulcaniche”, ottenute soprattutto da nerello mascalese vinificato in bianco.
Mercati esteri, gli Stati Uniti tengono, Europa e Asia spingono
Nonostante le tensioni sui dazi e l’incertezza legata all’agenda Trump, il mercato americano – che assorbe circa un quarto delle bottiglie etnee – regge bene. “Per ora non soffriamo, anzi quest’anno punteremo al record di fatturato negli Stati Uniti”, racconta Giulia Monteleone dell’azienda Monteleone. Parole condivise da molti produttori agli Etna Days, che confermano come i vini di fascia alta abbiano subito meno l’impatto delle tariffe.
Jacopo Maniaci di Tenuta di Fessina spiega di aver “abbassato un po’ i prezzi e aumentato i volumi”, così da far fronte ai dazi senza perdere terreno. Christian Liistro di Tenuta delle Terre Nere parla di un “sentimento molto positivo” in USA: “I consumatori sono disposti a pagare anche 5-10 dollari in più per una bottiglia di Etna”.
Ci sono però anche voci più caute. Federico Graziani ammette che “la situazione non è semplice”, pur riconoscendo una posizione di vantaggio rispetto ad altre zone italiane. Emanuele Mazzoleni dei Custodi delle Vigne dell’Etna segnala “un rallentamento negli ordini”, ma conferma i numeri degli anni passati.
Nuovi mercati: dal Nord Europa all’Asia in crescita
Se gli Stati Uniti restano il mercato principale, cresce l’interesse verso altre destinazioni. Germania, Regno Unito, Svizzera e Paesi scandinavi assorbono già una buona fetta dell’export, che supera il 70% della produzione certificata. Negli ultimi mesi si sono aperte nuove strade anche in Asia e Sud America.
Rossella Marino Abate di Firriato indica Giappone e Germania come mercati chiave. Manuela Seminara di Tenute Ballasanti parla di una crescita in America centrale e Sud America. Maria Ausilia Borzì di Serafica segnala richieste “da mercati completamente nuovi come la Corea”. Anche il Sud-Est asiatico – Corea, Thailandia, Vietnam – è tra le zone più dinamiche, secondo Christian Liistro.
Etna DOC, un’identità solida tra storia e futuro
La fama internazionale dell’Etna DOC cresce grazie a un mix di tradizione millenaria e innovazioni in vigna. Salvino Benanti della Cantina Benanti invita a “guardare oltre gli Stati Uniti, allargare lo sguardo nel mondo”. Alberto Tasca sottolinea come la denominazione sia ormai riconosciuta come una nicchia di mercato “di qualità alta e quindi stabile”.
In questo quadro complicato, l’Etna DOC sembra reggere bene le pressioni globali. “Bisogna restare sul pezzo e osservare con attenzione”, confida Tasca d’Almerita. Tra incertezze e sfide, il vulcano continua a raccontare la sua storia nel calice, con una voce che si fa sentire sempre più lontano.
