Enoturismo: Garibaldi avverte, molte cantine ignorate dalla tecnologia

Enoturismo: Garibaldi avverte, molte cantine ignorate dalla tecnologia

Enoturismo: Garibaldi avverte, molte cantine ignorate dalla tecnologia

Redazione Vinamundi

28 Ottobre 2025

Riva del Garda, 11 giugno 2024 – L’enoturismo italiano continua a crescere, ma non mancano le sfide da affrontare. A dirlo è il primo rapporto nazionale sul settore, presentato ieri a Riva del Garda da Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo e presidente di Aite, durante l’apertura di FINE Italy. L’evento, frutto della collaborazione tra Riva del Garda Fierecongressi e Feria de Valladolid, ha acceso i riflettori su un settore vivace, ma ancora in cerca di una svolta digitale e organizzativa.

Enoturismo in ripresa: più investimenti e posti di lavoro

Il rapporto racconta un settore in fermento: crescono gli investimenti, aumentano i posti di lavoro e il turismo enogastronomico pesa sempre di più nel bilancio delle aziende vinicole. “La metà delle cantine ha tra i cinque e i nove addetti dedicati all’accoglienza”, ha detto Garibaldi. “Nel 17% dei casi si superano i dieci, con punte che arrivano anche a cinquanta”. È un segnale chiaro: l’accoglienza si fa più strutturata e variegata. Visite guidate, degustazioni, ristoranti, alloggi e esperienze dentro le cantine: le possibilità si moltiplicano.

Non è tutto. In quasi una cantina su cinque – e addirittura una su cinque nel Nordest – l’enoturismo vale più del 60% del fatturato. Un bel salto rispetto a prima, quando le degustazioni erano spesso gratuite, in attesa di fidelizzare i clienti. Oggi, invece, il 51% delle cantine fa pagare un prezzo medio tra 36 e 50 euro per le esperienze; nel 23% dei casi si va oltre i 50 euro. “Anche questo dimostra la maturità del settore”, ha sottolineato Garibaldi.

Offerte più varie, dai corsi al turismo all’aria aperta

Il rapporto mostra anche quanto le cantine stiano diversificando l’offerta. Il 93% propone corsi per avvicinarsi al vino, il 59% aggiunge attività all’aperto, vendita diretta e eventi culturali. La ristorazione è presente nel 36% dei casi, mentre il 22% ospita cerimonie ed eventi. “Le aziende cercano di attirare pubblici diversi, ampliando i servizi”, ha spiegato Garibaldi. Ma non tutto fila liscio.

I problemi restano: chiusure nei weekend e promozione digitale carente

Tra le note dolenti c’è la scarsa apertura nei weekend e durante le feste, soprattutto al Sud e nelle isole maggiori. Solo il 27% delle cantine accoglie i visitatori in quei giorni. Ma il vero problema è la promozione online. Solo il 63% ha un sito in almeno due lingue; appena il 31% permette la prenotazione diretta via web. Buona la presenza su Facebook e Instagram, ma su TikTok si ferma all’8%. “Eppure è proprio lì che si trovano i giovani”, ha ammesso Garibaldi.

Questa lacuna si riflette anche nei numeri dell’incoming straniero: in Italia, solo il 32% dei visitatori delle cantine viene dall’estero, contro una media europea del 41% e americana del 43%. “Siamo indietro nei canali di vendita”, ha detto la presidente di Aite. “Non abbiamo un sito nazionale per l’enoturismo e manchiamo sulle piattaforme usate dai turisti internazionali”.

Intelligenza artificiale: il futuro del viaggio passa da qui

Un altro tema caldo riguarda l’uso dell’intelligenza artificiale. Garibaldi spiega che già oggi il 30% dei turisti usa strumenti AI per organizzare i propri itinerari. “Tra pochi anni, quasi tutte le informazioni per i viaggiatori arriveranno dall’AI”, ha detto. Per farsi trovare, le cantine dovranno essere presenti su portali come TripAdvisor o Winedering e mantenere dati aggiornati su tutti i canali.

Investimenti in crescita, ma serve più attenzione alla comunicazione

Un segnale positivo arriva dagli investimenti. Salvio Capasso, di Srm Centro Studi e Ricerche (Intesa Sanpaolo), spiega che “il 77% delle imprese ha investito in enoturismo negli ultimi tre anni, con una quota media superiore al 14% del fatturato”. Tuttavia, una parte consistente di questi fondi dovrà andare proprio a migliorare i canali di vendita e la comunicazione digitale, ancora troppo deboli.

Insomma, l’enoturismo italiano ha voglia di crescere e innovare. Ma per giocare davvero la partita internazionale serve colmare il ritardo su promozione digitale e apertura al pubblico. Solo così – come ha ricordato Garibaldi – “potremo presentarci come un sistema enoturistico integrato anche all’estero”.

Change privacy settings
×