Bolzano, 14 maggio 2025 – La Doc Alto Adige festeggia cinquant’anni e, per l’occasione, il Consorzio Vini Alto Adige ha svelato le nuove mosse per il futuro. Al centro del progetto ci sono enoturismo e la valorizzazione del territorio. L’obiettivo, spiegano i produttori, è chiaro: da un lato consolidare l’offerta turistica legata al vino, dall’altro portare avanti il piano di zonizzazione, che è entrato in vigore con la vendemmia 2024. Un passaggio decisivo, secondo il presidente Andreas Kofler, per far crescere ancora di più la denominazione.
Cinquant’anni di Doc: radici profonde e sfide da affrontare
Era il 1975 quando nacque la Denominazione di Origine Controllata Alto Adige, una delle più giovani d’Italia ma anche tra le più vivaci. Oggi, dopo mezzo secolo, la Doc copre circa 5.700 ettari di vigneti e produce oltre 350.000 ettolitri ogni anno. Sono numeri modesti, se messi a confronto con altre regioni vinicole italiane, ma raccontano una storia fatta di qualità e cura minuziosa. “Siamo una delle regioni vinicole più piccole d’Italia – ha spiegato Kofler – ma offriamo un panorama incredibilmente vario di territori, vitigni e microclimi”.
Il paesaggio, con i suoi vigneti che si arrampicano dai 200 fino a mille metri di altitudine, è diventato un simbolo riconosciuto anche all’estero. La Doc Alto Adige oggi significa diversità: dal gewürztraminer ai pinot, passando per schiava e lagrein, fino ai bianchi di montagna che hanno conquistato mercati lontani.
Zonazione: il territorio prende forma
La grande novità per i produttori altoatesini è il progetto di zonizzazione, in vigore dalla vendemmia 2024. In pratica, il territorio viene diviso in aree omogenee per suolo, clima e storia, così da poter indicare in etichetta la zona precisa da cui arrivano le uve. “Solo così possiamo davvero mettere in luce l’unicità dei nostri vini”, ha detto Kofler durante la presentazione a Bolzano.
La zonazione coinvolge tutte le varietà principali coltivate in Alto Adige: dal gewürztraminer di Termeno al progetto spumante, passando per i pinot – bianco, grigio e nero – e i vitigni autoctoni come schiava e lagrein. L’idea è rafforzare il legame tra vino e territorio, dando al consumatore più chiarezza sull’origine delle bottiglie.
Enoturismo: nuove strade per il 2025
Il futuro su cui punta il Consorzio è quello dell’enoturismo. Il paesaggio dell’Alto Adige – vigneti terrazzati, masi antichi, cantine moderne – attira già appassionati da tutta Europa. Eppure, secondo Kofler, “ci sono ancora tanti margini per crescere”. Tra le idee in cantiere ci sono percorsi a tema tra i filari, degustazioni guidate nelle aziende familiari e collaborazioni con strutture ricettive del territorio.
Il turismo del vino è una risorsa importante per l’economia locale. Nel 2024, secondo l’Osservatorio Alto Adige Vino, più di 120mila visitatori hanno partecipato a eventi enologici o tour nelle cantine. Un numero destinato a salire, grazie alle iniziative che il Consorzio sta preparando per l’estate 2025.
Una firma riconosciuta nel mondo
In cinquant’anni la Doc Alto Adige si è guadagnata una solida reputazione anche fuori dall’Italia. I vini bianchi – in particolare sauvignon, pinot grigio e gewürztraminer – sono ormai un appuntamento fisso nelle carte dei ristoranti in Europa e negli Stati Uniti. “La denominazione ha saputo mantenere la diversità e la ricchezza del nostro terroir alpino”, ha rimarcato Kofler.
Il futuro, secondo il presidente del Consorzio, passa dalla capacità di innovare senza perdere il legame con la tradizione. “Guardiamo avanti, orgogliosi del progetto di zonazione finalmente attivo – ha concluso – e con tante nuove idee sull’enoturismo”. In Alto Adige si brinda così a cinquant’anni di Doc: tra passato e nuove sfide, con lo sguardo puntato sui prossimi traguardi.
