L’attenzione mediatica si è recentemente concentrata sulla registrazione della menzione tradizionale Prošek, proposta per l’etichettatura di quattro vini croati a denominazione di origine protetta. Questo sviluppo ha suscitato una forte reazione da parte delle autorità italiane, in particolare del sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, il quale ha sottolineato l’importanza di difendere non solo il celebre Prosecco, ma l’intero patrimonio del Made in Italy.
Il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, ha già evidenziato in Aula la necessità di un’azione coesa da parte del governo italiano per contrastare questa iniziativa. La registrazione del Prošek, infatti, non rappresenterebbe solamente un attacco al Prosecco, uno dei vini più iconici e apprezzati a livello mondiale, ma anche un pericoloso precedente per tutte le altre denominazioni di origine italiana. L’italian sounding, ovvero il fenomeno di imitazione dei prodotti italiani, ha già causato danni significativi in vari settori e questa situazione rischia di aggravare ulteriormente il problema.
L’importanza del Prosecco
Il Prosecco non è solo un vino; è un simbolo dell’eccellenza vitivinicola italiana, con una tradizione che risale a secoli fa. Negli ultimi anni, il Prosecco ha visto un’enorme crescita in termini di produzione e esportazione, con oltre 620 milioni di bottiglie prodotte dalle tre denominazioni di origine del Prosecco nel 2020, di cui ben 370 milioni destinate ai mercati esteri. Questo ha generato un fatturato complessivo di circa 2 miliardi di euro, di cui 1 miliardo proveniente dall’export, rappresentando il 16% del totale esportazioni italiane.
La proposta croata di utilizzare il termine Prošek si basa su una somiglianza fonetica e visiva che, secondo l’Unione italiana vini (Uiv), potrebbe indurre in errore i consumatori. Infatti, il nome Prošek, pur non avendo alcun legame con una specifica località geografica, richiama inevitabilmente alla mente il nostro Prosecco. Questa situazione è ulteriormente complicata dalla recente sentenza della Corte di Giustizia europea nel caso “Champanillo”, che ha sottolineato come l’esistenza di un’evocazione possa essere percepita anche a livello di un singolo Stato membro.
La risposta del settore
Federvini, l’associazione che rappresenta gli interessi dell’industria vinicola italiana, ha dichiarato che la formulazione proposta è inaccettabile e un chiaro tentativo di imitazione. L’associazione ha chiesto un immediato coordinamento tra i rappresentanti della filiera vinicola e il governo italiano per opporsi formalmente alla domanda di registrazione del Prošek. Secondo Federvini, è fondamentale difendere il Prosecco da ogni tentativo di usurpazione, imitazione o evocazione, in conformità con le normative europee, in particolare il Regolamento (UE) n. 1308/2013.
In questo contesto, è essenziale che il governo italiano e i produttori di vino uniscano le forze per difendere i propri interessi in sede europea. Uiv ha già avviato un gruppo di lavoro con il sottosegretario Gian Marco Centinaio per affrontare questa questione e collaborare con altri grandi produttori europei di vino, come Francia, Spagna, Portogallo e Germania. Questi Paesi condividono l’interesse di proteggere le proprie denominazioni e sono pronti a presentare mozioni contrarie all’indicazione della Commissione Europea.
Il valore del Made in Italy
Il caso del Prošek si inserisce in un contesto più ampio, quello della lotta contro il fenomeno dell’italian sounding. Questo fenomeno, che si manifesta attraverso l’uso di nomi, immagini e simboli che richiamano l’Italia ma non hanno alcuna connessione reale con il nostro Paese, rappresenta una minaccia per il vero Made in Italy. La difesa delle denominazioni di origine è cruciale non solo per la salvaguardia di prodotti come il Prosecco, ma anche per la tutela dell’intero settore agroalimentare italiano.
Il governo italiano, le associazioni di categoria e i produttori devono lavorare insieme per garantire che i prodotti italiani siano riconosciuti e valorizzati per la loro qualità e autenticità. Questo è un compito difficile, ma fondamentale, soprattutto in un contesto globale in cui il mercato è sempre più competitivo e le imitazioni sono all’ordine del giorno.
In conclusione, la questione del Prošek non riguarda solo un vino, ma rappresenta una battaglia per la tutela di un patrimonio culturale e gastronomico che è parte integrante dell’identità italiana. La lotta per il Prosecco è quindi una lotta per il Made in Italy e per la sua reputazione nel mondo.