
Dazi Usa sul vino: l'Italia a rischio di 190 milioni di euro di perdite
La questione dei dazi sulle esportazioni di vino verso gli Stati Uniti ha riacceso preoccupazioni tra i produttori italiani. Se l’Amministrazione Biden dovesse confermare l’imposizione di dazi al 10% sul vino italiano, gli effetti a medio e lungo termine per le cantine italiane potrebbero rivelarsi catastrofici. Secondo recenti stime di Confcooperative, il settore vitivinicolo potrebbe subire una riduzione dei volumi esportati compresa tra l’8% e il 12%, con una perdita economica che potrebbe arrivare fino a 190 milioni di euro.
L’importanza del mercato statunitense
Questa analisi è stata presentata da Luca Rigotti, presidente del Settore Vitivinicolo di FedagriPesca Confcooperative, durante un’audizione alla Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. L’incontro, a cui hanno partecipato anche rappresentanti di Agci-Agrital e Legacoop Agroalimentare, si è incentrato sulle prospettive del settore vitivinicolo italiano e sulle conseguenze potenziali dei dazi americani.
Rigotti ha sottolineato l’importanza del mercato statunitense per il vino italiano, che nel 2024 ha registrato un fatturato di 1,94 miliardi di euro, con un incremento del 10,2% rispetto all’anno precedente. Questo dato rivela non solo la vitalità del mercato, ma anche quanto possa essere devastante una misura come quella dei dazi.
Le conseguenze dei dazi sul vino italiano
Le esportazioni di vino italiano rappresentano non solo un’importante fonte di reddito per le cantine, ma anche un simbolo della cultura e della tradizione vinicola del nostro paese. I vini italiani, con la loro varietà e qualità, hanno conquistato i palati americani. Un’imposizione di dazi potrebbe portare a un aumento dei prezzi al consumo, rendendo i vini italiani meno competitivi rispetto ai vini di altre provenienze, inclusi quelli locali americani.
Rigotti ha anche espresso la necessità di un’azione diplomatica incisiva per affrontare la questione, auspicando un dialogo costruttivo che possa ridurre le tensioni. È fondamentale evitare che il vino e altri prodotti alcolici statunitensi vengano inclusi nella lista di contromisure proposta dalla Commissione Europea, poiché questa inclusione potrebbe innescare una spirale di ritorsioni che danneggerebbe ulteriormente il settore vitivinicolo.
Richieste per il supporto dell’Unione Europea
In un contesto di incertezze economiche globali e tensioni internazionali, Rigotti ha chiesto anche un maggiore supporto da parte dell’Unione Europea per il settore vitivinicolo. Le sue richieste includono:
- Deroghe e flessibilità sulle misure Ocm Vino.
- Maggiore dotazione finanziaria per la promozione del vino europeo negli Stati Uniti.
- Rimodulazione dei progetti promozionali in caso di ostilità del mercato americano.
- Abrogazione del limite di cinque anni per le campagne di informazione e promozione.
Il presidente del Settore Vino di FedagriPesca ha richiamato l’attenzione sugli esiti del lavoro condotto dal Gruppo di Alto Livello istituito dalla Commissione Europea per il settore vitivinicolo, auspicando che le raccomandazioni formulate vengano tradotte in misure concrete e tempestive.
In un periodo in cui il mercato del vino è messo a dura prova da fattori esterni, l’industria vitivinicola italiana deve affrontare sfide significative. La perdita di quote di mercato negli Stati Uniti, combinata con le difficoltà interne e le pressioni esterne, richiede una risposta coordinata e rapida da parte di tutti gli attori coinvolti. Solo uniti, il settore vitivinicolo italiano potrà affrontare le sfide future e continuare a prosperare, mantenendo la propria posizione di leader mondiale nel panorama vitivinicolo.