
Dazi USA sul vino europeo: l'Italia a rischio perdite fino a 330 milioni di euro
L’industria vinicola italiana si trova di fronte a una situazione critica a causa dell’allerta lanciata dalla US Wine Trade Alliance (USWTA). Gli Stati Uniti potrebbero introdurre tariffe doganali del 17% sui vini europei, escludendo gli spiriti, con potenziali perdite per l’Italia che potrebbero arrivare fino a 330 milioni di euro in un solo anno. Questo scenario ha spinto l’Unione Italiana Vini (UIV) a chiedere un intervento urgente da parte della Commissione Europea e del Governo Italiano, per affrontare una crisi che minaccia non solo i produttori italiani, ma anche l’intera filiera vinicola.
il contesto politico ed economico
La decisione degli Stati Uniti di introdurre dazi sui vini europei è legata a un tentativo di riequilibrare il deficit commerciale con l’Europa. Il settore vinicolo è visto come un obiettivo strategico, dato il disavanzo significativo. La lettera della USWTA sottolinea che i vini europei sono “espressioni uniche del terroir e non replicabili negli Usa”, un aspetto che l’amministrazione statunitense sembra ignorare.
Lamberto Frescobaldi, presidente di UIV, ha espresso forte preoccupazione, affermando che l’introduzione di tali tariffe rappresenterebbe un ostacolo alla storica cooperazione tra Europa e Stati Uniti. Le stime di danni per l’Italia sono allarmanti e potrebbero avere ripercussioni anche sugli operatori statunitensi, con perdite stimate di 1,9 miliardi di dollari per importatori e ristoratori. Se il dollaro dovesse indebolirsi ulteriormente, le perdite per il settore vinicolo italiano potrebbero aumentare, evidenziando la necessità di misure protettive.
l’importanza del mercato americano
Il mercato americano riveste un ruolo cruciale per l’export vinicolo italiano, con un valore che si aggira intorno ai 2 miliardi di euro, corrispondente al 24% dell’export totale di vino italiano. Queste percentuali superano quelle di altri paesi vinicoli, come la Francia (20%) e la Spagna (11%). L’Italia detiene il 40% dell’export vinicolo europeo verso gli Stati Uniti, rendendo il mercato americano un obiettivo fondamentale per i produttori italiani.
Le misure precedenti hanno già avuto un impatto negativo: ad aprile 2025, il primo mese in cui i dazi sono stati applicati, l’export italiano verso gli Stati Uniti ha registrato un calo del 7,5% in volume e del 9,2% in valore. Questo segnale di allerta preoccupa gli operatori del settore, che temono ulteriori contraccolpi economici.
vulnerabilità delle fasce di prezzo
Un’analisi dell’Osservatorio UIV ha rivelato che il 76% delle vendite è in una “zona rossa” a causa della forte esposizione al mercato statunitense. Tra le denominazioni più vulnerabili ci sono:
- Moscato d’Asti (60%)
- Pinot Grigio (48%)
- Chianti Classico (46%)
A livello di volumi esportati, il Pinot Grigio svetta con 156 milioni di bottiglie, seguito dal Prosecco con 142 milioni, che guida il valore export con 491 milioni di euro.
Negli Stati Uniti, i consumi di vino sono dominati da prodotti domestici, con il 70% del vino consumato proveniente da vigneti statunitensi. Solo il 30% è importato, ma l’Italia si posiziona come leader con una quota del 37%, superando paesi come Australia (14%) e Francia (10%).
Questi dati evidenziano l’importanza strategica del mercato statunitense per il vino italiano e la necessità di un’azione immediata per proteggere questo settore cruciale da potenziali misure protezionistiche che potrebbero compromettere la tradizione vinicola italiana e la sua presenza internazionale.