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Dazi Usa: incontro cruciale tra Uiv e ministro Tajani

La questione dei dazi imposti dagli Stati Uniti su vino e alcolici sta creando un clima di incertezza e preoccupazione nel mercato europeo. Recentemente, gli Stati Uniti hanno annunciato un’imminente imposizione di dazi al 200% su questi prodotti, una mossa che minaccia il principale mercato di destinazione per il vino italiano e potrebbe avere ripercussioni devastanti su tutto il settore vitivinicolo europeo.

In questo contesto, il presidente e il segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi e Paolo Castelletti, hanno incontrato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, presso la Farnesina. L’incontro ha avuto come obiettivo principale quello di discutere le conseguenze di tali dazi e di formulare richieste concrete per proteggere un settore che, nel 2024, prevede di generare un fatturato di 1,9 miliardi di euro solo negli Stati Uniti.

La richiesta di esclusione dai dazi

Frescobaldi ha sottolineato l’urgenza della situazione, affermando che “abbiamo chiesto al ministro Tajani di escludere vino e alcolici dalla disputa commerciale legata ai dazi su acciaio e alluminio”. Questa richiesta è fondamentale per evitare che l’impatto di tali dazi colpisca non solo l’industria vitivinicola italiana, ma anche l’intero comparto europeo, che esporta vini e alcolici per un valore annuo di 8 miliardi di euro. In confronto, l’importazione di prodotti similari dagli Stati Uniti è di soli 1,35 miliardi di euro.

L’importanza dell’unità europea

Durante l’incontro, il ministro Tajani ha assicurato che porterà le istanze dell’industria vinicola italiana e europea al tavolo delle trattative con il Commissario al Commercio europeo, Maros Sefcovic, in programma a Bruxelles. Questo confronto è cruciale, poiché l’Unione Europea deve affrontare la questione in modo unito, evitando che singoli settori vengano penalizzati da dispute commerciali più ampie.

Paolo Castelletti ha aggiunto che “l’annuncio dei dazi al 200% sta già condizionando fortemente il mercato, che è di fatto bloccato, con gli importatori americani che hanno sospeso gli ordini”. Questa situazione di stallo è fonte di grande preoccupazione per i produttori italiani, minacciando i loro investimenti e la loro presenza su uno dei mercati più importanti al mondo.

Il valore del vino italiano

La Uiv ha evidenziato l’assurdità di includere categorie di prodotti come vino e alcolici in una disputa commerciale dove il “gioco a perdere” è evidente, con un rapporto di 6 a 1 a sfavore dell’Europa. Questo squilibrio mette a rischio la sostenibilità economica di un settore vitale per l’Italia e l’integrità delle tradizioni vinicole italiane.

Il vino rappresenta in Italia l’1,1% del PIL, con un valore aggiunto che supera i 17 miliardi di euro. Negli Stati Uniti, il mercato del vino italiano è particolarmente strategico, rappresentando il 40% dell’export totale dell’Unione Europea in questo settore, con un valore di 1,93 miliardi di euro. L’eventuale applicazione dei dazi metterebbe in ginocchio non solo i produttori di vino, ma anche l’intera filiera, che comprende viticoltori, commercianti e ristoratori.

In aggiunta, durante l’incontro, la Uiv ha espresso il proprio sostegno alla ratifica dell’accordo di libero scambio con il Mercosur, un accordo che potrebbe aprire nuove opportunità per i produttori italiani e facilitare l’accesso a mercati in crescita. Se ratificato, l’accordo potrebbe offrire vantaggi significativi, contribuendo a bilanciare le perdite derivanti da potenziali dazi imposti dagli Stati Uniti.

L’incontro con il ministro Tajani rappresenta quindi un passo importante nella lotta per la salvaguardia del settore vinicolo italiano. Con la crescente pressione da parte degli Stati Uniti e l’incertezza che grava sui mercati, è fondamentale che rappresentanti e istituzioni lavorino insieme per trovare soluzioni che possano garantire la protezione dei produttori e la valorizzazione del patrimonio vitivinicolo italiano. La Uiv continuerà a monitorare la situazione e a far sentire la propria voce, affinché il vino italiano possa continuare a brillare sui mercati internazionali.

Redazione Vinamundi

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