Dazi sul vino: l’export italiano verso gli USA crolla del 28% in estate

Dazi sul vino: l'export italiano verso gli USA crolla del 28% in estate

Dazi sul vino: l'export italiano verso gli USA crolla del 28% in estate

Redazione Vinamundi

29 Ottobre 2025

Milano, 4 giugno 2025 – Le esportazioni di vino italiano verso gli Stati Uniti hanno subito un duro colpo durante l’estate. Tra luglio e agosto, il valore è crollato del 28%, nonostante i produttori abbiano cercato di arginare il calo tagliando i prezzi in media del 17%. A fotografare questa situazione in rapido peggioramento è l’ultimo report dell’Osservatorio di Unione Italiana Vini (UIV), che mette in luce l’effetto combinato dei nuovi dazi e della debolezza del dollaro.

Export in picchiata: il peso dei dazi e del cambio

I dati UIV raccontano una storia che cambia velocemente nel 2025. Se nei primi tre mesi dell’anno si era ancora in positivo, con un +12,5% a valore, nei primi otto mesi il bilancio scende a un -3%. Il colpo più duro è arrivato tra luglio e agosto. A luglio, secondo Istat, l’export è calato del 26% rispetto allo stesso mese del 2024; ad agosto, con l’entrata in vigore dei dazi al 15%, la perdita è stata del 30%.

“Era prevedibile”, commenta Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione Italiana Vini. “I dazi e il dollaro debole hanno pesato molto. Fino a poco tempo fa, negli Usa si consumava meno, ma si facevano scorte. Questo meccanismo non poteva durare e i numeri estivi lo confermano”. Frescobaldi invita però a guardare oltre l’emergenza: “Le aziende devono sfruttare questo momento per diventare più efficienti e rafforzare la loro presenza all’estero”.

Il futuro è incerto: occhi puntati sulla Manovra

Le prospettive non sono rosee. Secondo le prime stime della Dg Taxud della Commissione Ue, basate su dati doganali provvisori, anche settembre chiuderà con un calo a due cifre. “Aspettiamo con attenzione la prossima Manovra”, aggiunge Frescobaldi, “che dovrebbe mettere più risorse nella promozione del vino tramite Ice Agenzia”. Per il settore si tratta di un passaggio chiave, con la speranza di un sostegno concreto per rilanciare il vino italiano negli Stati Uniti e altrove.

Nel frattempo, le aziende hanno reagito con sconti pesanti: tra luglio e agosto, i prezzi sono stati tagliati in media del 17%. Una mossa necessaria, ammettono alcuni produttori veneti contattati telefonicamente. “Abbiamo dovuto abbassare i listini per restare competitivi, ma la domanda resta debole”, confida un export manager veronese che preferisce restare anonimo.

Oltre l’America: Cina e Russia in frenata, Canada tiene

Il rallentamento non è solo un problema americano. L’Osservatorio UIV segnala che nei primi otto mesi del 2025 l’export verso i paesi extra-Ue è sceso di oltre il 3% in valore e del 4% in volume. La Cina perde il 27%, la Russia il 26%, mentre anche il Giappone cala del 5%. Svizzera e Regno Unito segnano rispettivamente -3% e -2,5%. L’unico segnale positivo arriva dal Canada, che cresce del 10,5%, unico mercato principale a tenere il passo.

Al termine della presentazione dei dati, alcuni operatori hanno espresso preoccupazione per l’instabilità che domina i mercati internazionali. “Serve una strategia comune”, dice un rappresentante di una cooperativa piemontese. “La volatilità dei cambi e le tensioni geopolitiche rischiano di farci perdere terreno”.

Il settore in attesa: tra tensione e voglia di reagire

In attesa di capire se la prossima legge di Bilancio porterà risorse fresche per la promozione all’estero, il comparto osserva con apprensione i mesi a venire. “Solo allora capiremo se è solo una pausa o l’inizio di tempi più difficili”, riflette un produttore toscano. Intanto, nelle Langhe e nel Chianti si moltiplicano le riunioni di lavoro. L’atmosfera è tesa, ma la voglia di reagire non manca. “Abbiamo superato crisi peggiori”, dice un enologo friulano mentre controlla le botti. “Questa volta però servono davvero ascolto e aiuti dalle istituzioni”.

 

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