La viticoltura italiana, simbolo di tradizione e cultura, si trova oggi ad affrontare sfide senza precedenti. La crisi è alimentata da una flessione globale del mercato e dall’introduzione di nuovi dazi americani sui vini europei. Gianluca Carraro, presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Euganei, lancia un allarme significativo: i dazi e le difficoltà di mercato non minacciano solo l’economia dei viticoltori, ma anche la biodiversità e la preservazione dei territori viticoli più fragili, in particolare quelli collinari e montani.
Il ruolo dei Colli Euganei nella conservazione ambientale
I Colli Euganei, riconosciuti come Parco regionale nel 1989 e come Riserva della Biosfera MAB Unesco, rappresentano un esempio emblematico di come la viticoltura possa giocare un ruolo cruciale nella conservazione ambientale. Qui, i viticoltori non solo producono vini di alta qualità, ma svolgono anche un’importante funzione di custodi dell’ambiente. La loro attività contribuisce a:
- Prevenire il dissesto geologico.
- Mantenere la ricchezza della biodiversità locale.
Carraro sottolinea che il dibattito sulla crisi del mercato del vino ha trascurato le ripercussioni sui viticoltori, che rappresentano l’anello debole della filiera. “In molte aree fragili, come quelle collinari, i viticoltori non possono abbattere i costi tramite la meccanizzazione”, afferma Carraro. Un calo delle vendite e dei prezzi delle uve potrebbe portare i produttori al limite della sostenibilità economica, con il rischio di abbandono dei vigneti e conseguenze devastanti per l’ambiente e la biodiversità viticola.
Le sfide del mercato e l’impatto sui viticoltori
La situazione è ulteriormente complicata dalla struttura del mercato. Carraro evidenzia che i grandi esportatori, spesso grossi imbottigliatori, acquistano masse di vino già vinificate o uve da vinificare. Con i dazi, i loro margini di profitto si riducono, e potrebbero cercare di compensare questa perdita a scapito dei viticoltori, in particolare dei più piccoli, che non hanno margini di manovra sui prezzi. Le conseguenze dirette potrebbero includere:
- Progressiva marginalizzazione della viticoltura nelle aree vulnerabili.
- Maggiore difficoltà per i piccoli produttori nel mantenere attive le loro aziende.
Uno degli aspetti più preoccupanti riguarda l’età media dei viticoltori nelle zone collinari. Molti piccoli produttori coltivano i loro vigneti per passione, senza un reale ritorno economico. Questa mancanza di redditività, unita ai costi di gestione elevati, scoraggia le nuove generazioni dal continuare l’attività vitivinicola.
La necessità di un sostegno diretto ai viticoltori
Carraro pone l’accento sull’importanza del sostegno diretto ai viticoltori, attualmente trascurato rispetto agli aiuti destinati alle imprese esportatrici. “I fondi pubblici per la promozione del vino sono orientati al prodotto finale, rendendo difficile per le piccole aziende viticole accedere a tali risorse”, afferma. È fondamentale premiare i viticoltori che contribuiscono alla salvaguardia della biodiversità e dei territori marginali.
Inoltre, la comunicazione del valore ambientale e culturale dei vini provenienti da aree fragili rappresenta una sfida importante. Carraro sottolinea che i consorzi di tutela dei territori marginali dispongono di risorse economiche limitate, il che rende difficile una promozione efficace e massiva.
Infine, Carraro invita a considerare la viticoltura eroica, praticata in aree difficili come colline e montagne, come un patrimonio da valorizzare. “Questi produttori contribuiscono in modo significativo alla tutela della biodiversità e alla prevenzione del dissesto geologico. È necessario riconoscere il loro valore sociale ed economico, non lasciarli soli di fronte alla crisi”, conclude.
Il futuro della viticoltura italiana, in particolare nelle aree più fragili, dipende dalla capacità di affrontare queste sfide con un approccio integrato e sostenibile, che metta al centro la salvaguardia dell’ambiente e delle tradizioni locali.