Dalla vigna al territorio: il piano della Champagne per uno sviluppo sostenibile entro il 2050

Vigne della Champagne

Vigne della Champagne | Photo by Kreatinst licensed under CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/deed.en) - Vinamundi.it

Alessandro Bolzani

18 Dicembre 2025

Con due anni di lavoro alle spalle, la filiera dello Champagne presenta Migliori Insieme, il Rapporto d’impatto sulla responsabilità sociale che definisce una strategia condivisa per affrontare le sfide economiche, ambientali e sociali del settore. Il documento nasce da un percorso collettivo che coinvolge l’intero sistema champenois, composto da 16.200 vigneron, 390 Maison de Champagne e 125 cooperative, e propone una visione strutturata di sviluppo sostenibile capace di integrare in modo coerente tutte le dimensioni della filiera.

Una visione comune per il futuro

Il Rapporto individua quattro grandi assi di impegno e dodici sfide strategiche che guideranno le azioni future della Champagne. Al centro c’è un modello di sviluppo che punta a coniugare competitività economica, tutela dell’ambiente e responsabilità sociale, valorizzando al tempo stesso il carattere collettivo e unico della denominazione. Un approccio che mira a garantire la sostenibilità di lungo periodo di una delle regioni vitivinicole più iconiche al mondo.

L’impegno climatico e la neutralità carbonica

La Champagne è stata pioniera sul fronte ambientale già nel 2003, diventando la prima regione viticola al mondo a redigere un bilancio delle emissioni di gas serra, aggiornato regolarmente ogni cinque anni. Nel 2022 la filiera ha fissato l’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, in linea con l’Accordo di Parigi. Il percorso prevede una riduzione del 75% delle emissioni complessive, mentre la parte residua sarà compensata attraverso misure dedicate. Un traguardo intermedio significativo è stato raggiunto nel 2025, con una riduzione del 25% delle emissioni rispetto ai livelli di riferimento.

Meno fitofarmaci e più tutela della biodiversità

Da oltre trent’anni la Champagne lavora sulla riduzione dell’uso dei prodotti fitosanitari, con l’obiettivo di migliorare la qualità del suolo e dell’acqua e preservare la biodiversità. Questo impegno ha già prodotto risultati rilevanti: l’utilizzo di insetticidi è diminuito del 95%, grazie all’adozione di pratiche alternative come la confusione sessuale e il ripristino degli equilibri naturali. Anche gli erbicidi sono stati ridotti del 15%, attraverso lavorazioni meccaniche e inerbimento dei suoli, mentre i fertilizzanti chimici sono stati dimezzati a favore di una fertilizzazione più razionale e dell’impiego di materie organiche.

Certificazioni e adattamento al cambiamento climatico

Attualmente il 68% delle superfici vitate della Champagne è certificato, con l’obiettivo di raggiungere il 100% entro il 2030. Parallelamente, la filiera affronta le sfide del cambiamento climatico investendo nella ricerca e nella sperimentazione. Sono in corso test su nuovi vitigni, come il Voltis, e la partecipazione a progetti interregionali di ricerca, tra cui Qanopée, dedicato alla sicurezza del materiale vegetale. In un contesto in cui la temperatura media in Champagne è aumentata di circa 1,8 °C negli ultimi trent’anni, l’attenzione resta massima su tutte le fasi produttive per preservare l’eccellenza e la tipicità dei vini.

Economia circolare e gestione dei rifiuti

La responsabilità ambientale si traduce anche in una gestione avanzata delle risorse e dei rifiuti. Ogni anno la filiera tratta circa 10.000 tonnellate di materiali, raggiungendo un tasso di recupero del 92% grazie alle attività di ricerca e sviluppo. Dal 2014 il 100% degli effluenti vinicoli viene completamente trattato, mentre ogni anno sono valorizzate 110.000 tonnellate di sottoprodotti della vinificazione e 80.000 tonnellate di residui legnosi provenienti dalla potatura della vite.

Un ruolo centrale per il territorio

La Champagne rafforza anche il proprio ruolo di motore territoriale, sostenendo l’enoturismo e coordinando iniziative locali che puntano a valorizzare saperi, mestieri e identità della regione. Questo approccio contribuisce a mantenere vivo il legame tra produzione vitivinicola, comunità locali e patrimonio culturale, rafforzando l’attrattività del territorio a livello internazionale.

Un modello collettivo unico al mondo

Il Rapporto riafferma il valore del modello collettivo della Champagne, fondato su una governance paritaria, sulla condivisione equa del valore e sulla tutela rigorosa della denominazione. La difesa del nome Champagne è un impegno costante, che ha portato al riconoscimento della protezione giuridica in oltre 130 Paesi e a circa 500 nuove azioni legali ogni anno contro imitazioni e usi impropri. A questo si aggiunge la responsabilità derivante dal riconoscimento Unesco dei Coteaux, Maisons et Caves de Champagne, che rafforza la tutela di un patrimonio culturale e paesaggistico unico.

Le voci della filiera

“Responsabilità collettiva ed eccellenza sono legami indissolubili che uniscono gli Champenois generazione dopo generazione”, ha sottolineato David Chatillon, presidente dell’Union des Maisons de Champagne e co-presidente del Comité Champagne. Sulla stessa linea Maxime Toubart, presidente del Syndicat Général des Vignerons e co-presidente del Comité Champagne, che ha ricordato come lo spirito della Champagne sia da sempre quello di coniugare rispetto della tradizione e capacità di essere pionieri, rendendo naturale porre la responsabilità sociale d’impresa al centro della strategia collettiva.

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