L’annata 2025 non è stata clemente con i produttori di uva. Le quotazioni alla produzione mostrano cali significativi in molte regioni italiane, confermando un quadro complesso anticipato già a settembre, quando le previsioni indicavano un aumento dei volumi nazionali. A questo si sono sommate la flessione dei consumi interni e la frenata dell’export, condizionata anche dalle politiche tariffarie statunitensi. L’analisi della Borsa merci telematica italiana (Bmti), pubblicata su Tre Bicchieri del Gambero Rosso, certifica una serie di ribassi che colpiscono non solo le uve generiche ma anche importanti denominazioni. In alcuni territori, la forbice dei prezzi tra uve per vini da tavola e uve Dop è diventata talmente ridotta da generare un paradosso: risulta in alcuni casi più conveniente vendere uve non rivendicate come Doc o Docg.
Nord Italia: cali in Piemonte, Veneto e Trentino
Il Piemonte registra un arretramento del 6% per le uve destinate alla Barbera d’Asti Docg, scese a 120 euro al quintale. In Veneto la dinamica è ancora più evidente: le uve per Lugana Doc calano del 2% (205 euro/q), mentre Amarone e Recioto della Valpolicella cedono l’11%, con una quotazione media di 185 euro/q.
Stabili invece le uve da Soave Doc a 45 euro/q, mentre in provincia di Treviso la glera per Conegliano Valdobbiadene Docg rimane invariata a 150 euro/q. Più marcata la flessione per il Cartizze, giù del 9% fino a 340 euro/q.
Toscana e Centro Italia: brusca frenata delle grandi Dop
La situazione non migliora nel Centro Italia. In Toscana i ribassi raggiungono livelli inattesi: il sangiovese destinato al Brunello di Montalcino Docg perde oltre il 40% rispetto al 2024, fermandosi a 250 euro per quintale. Chianti Classico (-5%, 170 euro/q) e Nobile di Montepulciano (-15%, 130 euro/q) seguono la stessa tendenza.
In Maremma il Morellino di Scansano Docg segna un -26%, mentre l’Umbria vede le uve per Sagrantino Docg scendere di quasi il 15%. L’Abruzzo registra un -20% per il Montepulciano d’Abruzzo, quotato attorno ai 50 euro/q.
Anche la Puglia, come evidenziato da Coldiretti, denuncia prezzi troppo bassi per compensare i costi produttivi, aggravati dagli eventi climatici estremi.
Previsioni fuorvianti e timori di disinvestimento
Per Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, la fotografia attuale non è un semplice effetto dell’annata. Le stime iniziali, che annunciavano un +8% di produzione, si sono rivelate sovrastimate, ma hanno comunque condizionato in modo determinante la formazione dei prezzi.
Con un consumo interno in calo e un export indebolito, si è così generato un surplus, soprattutto di vini rossi, che sta comprimendo ulteriormente i redditi dei viticoltori e alimenta il rischio di disinvestimento in diversi territori.
Morellino, Abruzzo e il nodo delle uve generiche
Anche il Consorzio del Morellino conferma un calo dei prezzi mitigato solo dalla riduzione del raccolto 2025. In Abruzzo emerge invece il nodo più problematico: secondo l’enologo Nicola Dragani, la differenza tra il valore delle uve per vini comuni e quelle per vini Dop si è assottigliata al punto da rendere più vantaggiosa la produzione senza rivendicazione.
Un segnale allarmante che, se non affrontato, potrebbe portare a un abbandono delle terre.
Vini comuni in tensione, uve Dop penalizzate
Il direttore generale di Caviro, Giampaolo Bassetti, sottolinea un altro paradosso: nel 2025 i vini generici hanno visto aumenti di prezzo, mentre molte Dop e Igt sono calate. La scarsità di vino comune, aggravata dalle magre vendemmie spagnole e dalla forte domanda per basi spumante, sta spingendo i prezzi dei vini da tavola verso l’alto, fino a sfiorare – e in promozione superare – quelli di alcune denominazioni.
