Cormòns, 24 ottobre 2024 – Nel cuore del Collio, tra le dolci colline che separano Friuli Venezia Giulia e Slovenia, si apre domani il sipario su “Collio Evolution”. È il primo evento ufficiale dedicato a uno dei territori più noti per i suoi vini bianchi di qualità. Dal 25 al 27 ottobre, a Cormòns, saranno protagoniste 288 aziende. Al centro dell’attenzione, la storia, la vocazione e il futuro di una zona che, con i suoi 1.300 ettari di vigneti su un totale di 7.000, rappresenta una vera eccellenza del vino italiano.
Collio, tra tradizione e futuro
Il Collio – chiamato spesso “mezzaluna” per la sua forma particolare tra le Alpi Giulie e il Mare Adriatico – si adagia su quella che si chiama ponca, un terreno fatto di marne e arenarie stratificate, nate dal fondo dell’oceano. È proprio questa terra a dare ai vini quella caratteristica mineralità e una leggera salinità che li rende unici. Qui, l’88% dei vigneti è dedicato a vitigni a bacca bianca: dal Pinot Grigio al Sauvignon, passando per il Friulano, la Ribolla Gialla e lo Chardonnay. E non mancano altre varietà come il Pinot Bianco, la Malvasia Istriana, il Picolit, il Traminer Aromatico, il Riesling e il Müller Thurgau.
Secondo il Consorzio, nel 2024 sono state prodotte 6,6 milioni di bottiglie Doc, con una media di 6,9 milioni negli ultimi quattro anni. Numeri che raccontano di un settore vivace, attento a mantenere viva la tradizione ma anche pronto a guardare avanti.
“Collio Evolution”: il futuro è già qui
“Collio Evolution” nasce da un’idea del Consorzio Vini Collio, guidato dal presidente Luca Raccaro e dalla direttrice Lavinia Zamaro. L’obiettivo è raccontare l’evoluzione di un territorio. “La ricerca – dice Raccaro – conferma quello che sentiamo da tempo: il nostro territorio e i nostri vini sono apprezzati. Questo ci ha spinti a creare un evento capace di unire passato e futuro”.
Il via è il 25 ottobre con il convegno “Collio Evolution: il futuro inizia dal presente” e la presentazione della ricerca “Collio Experience”, realizzata da Nomisma Wine Monitor su un campione di 1.500 consumatori. Tra i relatori, anche Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera, e Denis Pantini di Nomisma.
Friulano sotto i riflettori e il Premio Collio
Per la prima edizione, il protagonista sarà il Friulano, vino simbolo del territorio, raccontato da oltre 50 aziende con diverse annate. Un modo per mostrare come il Collio sappia evolversi senza perdere le proprie radici.
Il 26 ottobre sarà consegnato il “Premio Collio”, un riconoscimento promosso dal Consorzio insieme all’Università di Udine, alla Mib Trieste School of Management e ad Arga Friuli Venezia Giulia. Il premio è dedicato alla memoria del Conte Sigismondo Douglas Attems di Petzenstein, figura storica della viticoltura locale e primo presidente del Consorzio. Tra i premiati anche WineNews per il miglior storytelling digitale, insieme a riconoscimenti per tesi di laurea, ricerche PhD e articoli giornalistici.
Una storia che attraversa i secoli
Il Collio ha radici antichissime: dai Romani alla Serenissima, dagli Asburgo alle battaglie dell’Isonzo durante la Grande Guerra. Nel 1780 la prima classificazione dei cru nella Contea di Gorizia, molto prima di Bordeaux (1855). Nel 1869 il Conte Teodoro de La Tour introdusse vitigni francesi e tedeschi, mentre nel 1891 il Congresso enologico austriaco stabilì l’innesto di varietà europee su piede americano, per combattere la fillossera.
Il Consorzio Collio è nato nel 1964 – quest’anno festeggia 60 anni – e nel 1968 ha ottenuto la Doc, tra le prime in Italia. Dopo le ferite della guerra, la zona ha puntato tutto sulla viticoltura di qualità: oggi qui si coltivano sia vitigni autoctoni come Ribolla Gialla, Friulano e Picolit, sia internazionali come il Pinot Grigio.
Dove culture e lingue si intrecciano
Tra i borghi di Cormòns, Capriva del Friuli, Dolegna del Collio, Farra d’Isonzo, Mossa, San Floriano del Collio, San Lorenzo Isontino e Gorizia si mescolano storie raccontate in italiano, friulano e sloveno. Qui si trova anche la “Vigna del Mondo”, dove la Cantina di Cormòns ha prodotto per anni “il Vino della Pace” con uve da ogni parte del mondo.
Oggi il Collio guarda avanti, con solide radici e uno sguardo rivolto all’innovazione e ai mercati esteri. Un territorio che continua a raccontarsi attraverso i suoi vini bianchi, simbolo di una terra di confine che ha fatto della diversità il suo punto di forza.
 
 