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Calabria: il vino antico che conquista il palato moderno

La Calabria è una regione che affonda le radici della sua tradizione vinicola nell’antichità. Conosciuta come Enotria, ovvero “terra del vino”, era celebrata dagli antichi Greci per la sua fertilità. Leggende narrano che i vini calabresi venissero offerti come premio ai vincitori delle Olimpiadi, evidenziando l’importanza culturale di questa bevanda. Nonostante il suo glorioso passato, la viticoltura calabrese ha vissuto un lungo periodo di declino a partire dalla fine del XIX secolo, a causa dell’epidemia di fillossera che ha distrutto i vigneti locali. Per decenni, i vini calabresi sono stati relegati a un ruolo marginale, utilizzati principalmente come vini da taglio.

Negli ultimi anni, però, la situazione è cambiata radicalmente. Grazie all’impegno dei produttori locali, la Calabria ha visto una vera e propria rinascita del suo settore vitivinicolo, con un crescente apprezzamento sia da parte della critica che del pubblico. Oggi, i ristoranti calabresi valorizzano i vini locali, abbandonando un approccio esterofilo a favore di una produzione più territoriale. Gli investimenti promossi dalla Regione Calabria hanno riportato i vini calabresi all’attenzione nazionale e internazionale, creando un movimento vitivinicolo vivace e dinamico.

il vino come asset strategico

Il vino è diventato un asset strategico per la Calabria, non solo dal punto di vista economico, ma anche come valore culturale e turistico. L’assessore regionale all’agricoltura, Gianluca Gallo, ha sottolineato l’importanza di valorizzare l’identità territoriale. Questo ha portato a un aumento di eventi e iniziative importanti, come il Merano Wine Festival e il progetto Vinitaly and the City, che hanno trovato spazio in Calabria.

La regione vanta attualmente nove denominazioni di origine controllata (DOC), che coprono quasi tutto il territorio, dal Pollino all’Aspromonte. Le aree vitivinicole calabresi sono caratterizzate da una forte identità, con ogni zona che offre vini distintivi. Ecco alcune delle principali DOC calabresi:

  1. Terre di Cosenza: nel Cosentino, con vitigni come il magliocco.
  2. Lamezia, Savuto e Scavigna: noti per i loro rossi strutturati e bianchi freschi.
  3. Cirò: riconosciuta DOC nel 1969, rappresenta quasi l’80% della produzione vinicola calabrese.
  4. Bivongi: offre una combinazione di vitigni locali e internazionali.
  5. Costa degli Dei: in fase di creazione nell’entroterra di Vibo Valentia, metterà in risalto vitigni come il magliocco canino e lo zibibbo.

un panorama in evoluzione

Nonostante rappresenti solo lo 0,5% della produzione vinicola italiana, la Calabria sta dimostrando un forte potenziale. Il focus sulla qualità e sull’autenticità territoriale sta portando a risultati positivi, con un numero crescente di aziende calabresi che ricevono riconoscimenti dalla critica. Tuttavia, ci sono ancora sfide da affrontare, come le infrastrutture e i cambiamenti climatici, ma il fervore dei produttori è palpabile.

Esempi di questa rinascita includono l’azienda agricola Spadafora 1915, che ha saputo coniugare tradizione e innovazione, e la Masseria Falvo, che ha abbracciato la sostenibilità. Anche la Cantina Campana, fondata da una famiglia di agricoltori, si sta affermando nel settore con vini di alta qualità.

Ogni produttore calabrese racconta una storia unica, spesso legata a tradizioni familiari e a un amore profondo per la terra. Le storie di ritorno alle origini, come quella di Mimmo Vinci, testimoniano un legame indissolubile con il territorio e un impegno costante per la qualità.

La Calabria, con il suo patrimonio vitivinicolo ricco e variegato, si sta affermando non solo come una regione del vino, ma come una vera e propria destinazione enoturistica. L’energia e l’ottimismo dei produttori calabresi sono il segno tangibile di una regione che si sta riscoprendo e che si prepara a raccontare la propria storia attraverso i suoi vini.

Redazione Vinamundi

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