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Bordeaux apre le porte ai vini dealcolati

Scopri come i vini dealcolati stanno rivoluzionando il panorama vinicolo francese, unendo tradizione, innovazione e nuovi mercati

Nel cuore di Bordeaux, una trasformazione silenziosa sta ridefinendo il panorama vinicolo. I vini dealcolati, un tempo considerati una provocazione per la tradizione enologica, sono ora un’opportunità concreta per i produttori francesi. Grazie ai progressi tecnologici e ai cambiamenti nelle abitudini di consumo, questa innovazione sta guadagnando terreno, aprendo nuovi orizzonti per il settore.

Bordeaux apre le porte ai vini dealcolati grazie ai progressi tecnologici

Il settore vinicolo francese si trova a fronteggiare diverse sfide. Il calo dei consumi interni, unito alla flessione della domanda cinese e alle difficoltà legate ai nuovi dazi, ha colpito duramente i produttori. A ciò si aggiunge il cambio generazionale: molti giovani consumatori preferiscono birre artigianali e bevande analcoliche, più in linea con uno stile di vita sano e consapevole.

In questo contesto, i vini senza alcol si presentano come una risposta concreta per ampliare il mercato. Bordeaux, simbolo indiscusso dell’eccellenza enologica mondiale, ha accolto questa rivoluzione con entusiasmo. È qui che ha aperto la prima enoteca dedicata esclusivamente ai vini dealcolati: Les Belles Grappes, fondata da Alexandre e Anne Kettaneh, pionieri di questa nuova tendenza.

Bordeaux apre le porte ai vini dealcolati | Unsplash @Grant Van Cleemput

 

Un tempo, la rimozione dell’alcol dal vino avveniva tramite bollitura, un processo che comprometteva gravemente qualità e sapore. Oggi, grazie alla distillazione sotto vuoto a bassa temperatura, si riesce a preservare aromi e complessità. Questa tecnica cattura i bouquet e i tannini, permettendo ai vini analcolici di offrire un’esperienza gustativa autentica.

Frédéric Brochet, enologo di Bordeaux e creatore della linea Moderato, considera questo fenomeno una vera e propria “rivoluzione”. Pur riconoscendo che il vino senza alcol non può ancora replicare al 100% la sensazione al palato del vino tradizionale, Brochet sottolinea come questa nuova categoria offra comunque una vera esperienza enologica, con profumi e sapori equilibrati.

Le cantine che hanno abbracciato questa innovazione stanno già vedendo risultati promettenti. La tenuta Clos de Bouard, nei pressi di Saint-Émilion, rappresenta un caso emblematico: un terzo delle sue vendite proviene ormai da etichette analcoliche. La proprietaria, Coralie de Bouard, inizialmente oggetto di critiche, è oggi riconosciuta come una delle pioniere del settore.

I vini dealcolati offrono una soluzione per coinvolgere anche chi non consuma alcol, permettendo di partecipare ai rituali della degustazione: dall’apertura della bottiglia all’analisi degli aromi, fino alla condivisione delle impressioni. Questa innovazione non è solo una strategia di mercato, ma un modo per riportare il vino al centro della convivialità e delle tradizioni francesi, coinvolgendo un pubblico più ampio.

La storia del vino è sempre stata caratterizzata da cambiamenti: dall’introduzione delle botti alle nuove varietà di vitigni, fino ai tappi di sughero. Come sottolinea Brochet, l’avvento dei vini analcolici rappresenta solo l’ultimo capitolo di un’evoluzione costante.

Questo cambiamento non è solo una questione commerciale, ma anche culturale. I vini senza alcol potrebbero diventare una parte fondamentale della cultura vinicola francese, avvicinando nuove generazioni di consumatori e aprendo le porte a mercati internazionali finora inesplorati.

Con un approccio che unisce tradizione e innovazione, Bordeaux e altre regioni vinicole francesi stanno tracciando un nuovo percorso per il settore. Il vino analcolico, un tempo considerato un prodotto marginale, si sta trasformando in un elemento essenziale per garantire la sostenibilità e il rinnovamento della viticoltura.

Guardando al futuro, questa categoria potrebbe non solo salvaguardare le eccellenze enologiche francesi, ma anche ridefinire il modo in cui le persone si relazionano al vino, rendendolo accessibile e inclusivo per un pubblico sempre più diversificato. In definitiva, i vini senza alcol non rappresentano solo un’opportunità commerciale, ma una rivoluzione culturale che sta trasformando il panorama vinicolo globale.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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