Il settore vitivinicolo belga sta attraversando un periodo di intensa evoluzione, come evidenziato da Thierry Cowez, presidente dell’associazione enologi del Belgio, in un’intervista a Vinonews24. Cowez sottolinea che “tutto si muove velocemente: il settore si sviluppa, si inventa e comunica. È entusiasmante”. Tuttavia, il 2024 ha portato una sfida significativa: la produzione di vino è crollata del 64% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il livello più basso dal 2017, con appena 1.225.747 litri.
Le avverse condizioni meteorologiche hanno avuto un ruolo cruciale in questo calo. Le gelate notturne di fine aprile hanno colpito le viti durante la fase di germogliamento, mentre una primavera particolarmente umida ha causato difficoltà nella fioritura e un aumento delle malattie fungine. Di conseguenza, il 20% dei viticoltori ha segnalato una vendemmia quasi nulla, con la Vallonia che ha registrato una percentuale leggermente più alta (21%) rispetto alle Fiandre (18%). Tuttavia, le previsioni per la vendemmia del 2025 sono più ottimistiche, con un’attesa di ritorno ai livelli produttivi precedenti la crisi del 2024.
segni di vitalità nel settore vitivinicolo
Nonostante il calo produttivo, il settore vitivinicolo belga continua a mostrare segni di vitalità. Nel 2024, si sono registrati 321 viticoltori, un incremento rispetto ai 290 del 2023 e ai 259 del 2022, segnalando una crescita dell’11%. La maggior parte di questa espansione si è verificata nelle Fiandre, dove sono emersi 19 nuovi produttori, rispetto ai 12 della Vallonia. La provincia delle Fiandre Occidentali si conferma leader con sette nuovi viticoltori.
La superficie vitata ha raggiunto i 958 ettari nel 2024, un aumento rispetto agli 891 del 2023 e agli 801 del 2022. Questo segnale di crescita dimostra la fiducia degli operatori nelle prospettive del settore. La viticoltura belga rappresenta un esempio significativo di come il cambiamento climatico possa aprire nuove possibilità per la coltivazione della vite in regioni storicamente considerate troppo fredde. La produzione si concentra principalmente su vini bianchi e spumanti, che si adattano meglio alle caratteristiche climatiche del territorio.
aree principali della viticoltura belga
Cowez, nel descrivere il panorama vitivinicolo belga, evidenzia tre aree principali:
- Belgio occidentale: lungo il confine francese, caratterizzato da terroir calcarei simili a quelli della Champagne.
- Valle della Meuse: nota per i suoi pendii collinari.
- Regione di Hesbaye: storicamente dedita alla produzione di frutta, ora diversificata con la coltivazione della vite.
Cowez racconta come alcuni viticoltori pionieri abbiano iniziato decenni fa, dimostrando che produrre vino di qualità era possibile. L’entusiasmo è decollato negli anni 2000, soprattutto con il lancio della cuvée Ruffus nel 2003, che ha rappresentato un punto di riferimento per la viticoltura belga.
La qualità dei vini belgi è aumentata notevolmente, grazie alla ricerca scientifica e al supporto di istituzioni come l’Ath Higher Education School e l’Università di Louvain-la-Neuve. Queste istituzioni hanno condotto studi sui terroir e sui vitigni, contribuendo alla formazione di una nuova generazione di viticoltori e alla crescita di competenze tecniche.
Cowez sottolinea che il Belgio, pur non avendo una tradizione vitivinicola consolidata, ha la libertà di costruire la propria identità vinicola. I produttori esplorano nuove varietà, come le interspecifiche resistenti, e si dividono tra vigneti convenzionali, che si concentrano su varietà tradizionali come Pinot e Chardonnay, e vigneti biologici, che si dedicano a varietà innovative come Solaris e Johanniter. La diversità culturale belga, unita a una crescente domanda di vini locali, sta contribuendo a plasmare un’identità vinicola unica.
sinergia tra birra e vino
Cowez mette in evidenza la sinergia tra il mondo della birra e quello del vino. Il Belgio è famoso per la sua birra, e secondo lui, i due settori possono coesistere e complementarsi. “Birra e vino sono complementari. Non credo ci sia una concorrenza significativa”, afferma. Il mercato belga ha un’ottima percezione dei vini italiani, considerati di alta qualità e molto richiesti. La diversità climatica e culturale dell’Italia attira l’attenzione dei consumatori belgi, che mostrano interesse per una vasta gamma di vini, dai grandi nomi alle piccole etichette artigianali.
Inoltre, il settore delle bevande no-alcol sta guadagnando terreno, anche se la quota di mercato rimane sotto il 5%. Cowez osserva che i giovani consumatori non bevono necessariamente meno, ma in modo diverso, mostrando una maggiore varietà di scelte e un interesse crescente per prodotti innovativi.
La crescente diversificazione della produzione vinicola belga rappresenta non solo un’opportunità economica, ma anche un potenziale attrattore turistico. L’interesse per i vini locali, unito alla tradizione birraia, potrebbe trasformare il Belgio in una meta enogastronomica di riferimento, capace di attrarre visitatori sia nazionali che internazionali, desiderosi di scoprire e degustare le novità di un settore in rapida crescita.