Roma, 23 novembre 2025 – Il governo italiano ha messo sul tavolo un nuovo calendario fiscale per le multinazionali del tabacco, che prevede aumenti graduali delle accise sulle sigarette e sugli altri prodotti a partire dal 2026. L’obiettivo è chiaro: mettere in cassa oltre un miliardo di euro nei prossimi tre anni. Da Palazzo Chigi fanno sapere che la strategia punta a evitare scossoni improvvisi nel mercato legale, che potrebbero alimentare il contrabbando, e a preparare il terreno per la riforma europea delle accise, la cosiddetta direttiva Ted, attesa da Bruxelles.
Aumenti in arrivo per sigarette e tabacco sfuso
La bozza della manovra prevede che il prezzo delle sigarette salga di circa 14-15 centesimi a pacchetto nel 2026, per arrivare a un aumento complessivo di 60 centesimi in tre anni. L’anno successivo il rincaro sarà più leggero, tra 10 e 12 centesimi, mentre nel 2028 si parla di un altro incremento di 12-13 centesimi. Le aziende, però, potranno scegliere se scaricare l’intero aumento sul prezzo al dettaglio o assorbirne una parte, come già successo in passato. “Stiamo valutando come impatterà sui diversi segmenti di prezzo”, spiega un rappresentante di una delle principali compagnie.
Per il tabacco trinciato, quello usato per preparare le sigarette “fai da te”, l’aumento sarà più consistente: circa 50 centesimi in più a confezione nel 2026. Se si fa il confronto con il prezzo di 20 sigarette classiche, il rincaro si traduce in circa 22 centesimi il primo anno, poi meno di 10 centesimi negli anni successivi. Anche i sigaretti vedranno aumenti importanti: nel 2026 il prezzo salirà di circa 28 centesimi a pacchetto, equivalenti a 12-13 centesimi per 20 sigarette.
Tabacco riscaldato e prodotti alternativi nel mirino
La questione dei prodotti alternativi, come il tabacco riscaldato, è delicata. La manovra prevede un aumento graduale delle accise che potrebbe portare, nel 2028, a un rincaro del 42% rispetto a oggi. In pratica, si parla di 12-13 centesimi in più nel 2026 e meno di 10 centesimi nei due anni a seguire. L’idea è evitare brusche impennate quando entrerà in vigore la direttiva europea Ted, che metterà regole più dure su tutto il settore.
Nessun aumento, invece, per i sigari. Una scelta che, dicono alcuni addetti ai lavori, tiene conto della natura del prodotto e del suo basso peso sul gettito fiscale complessivo.
Bustine di nicotina: nuove regole, niente aumenti
Per le bustine di nicotina, invece, la bozza non prevede aumenti di tasse, ma introduce norme più rigide. In particolare, ogni bustina potrà contenere fino a un massimo di 16,6 milligrammi di nicotina e dovrà essere venduta solo nelle tabaccherie autorizzate. La vendita online sarà vietata. I pacchetti dovranno mostrare in modo chiaro la quantità di nicotina, le avvertenze sanitarie e avere una chiusura a prova di bambino. “Molti produttori già adottano queste misure”, spiega un tabaccaio romano, “ma ora diventano obbligatorie per legge”.
Oltre un miliardo in tre anni, senza shock
Nel complesso, il settore del tabacco – tra sigarette, tabacco sfuso, prodotti riscaldati e bustine di nicotina – dovrebbe portare nelle casse dello Stato più di un miliardo di euro nei prossimi tre anni. Il governo punta a un aumento graduale, per dare sia ai consumatori sia alle aziende il tempo di adattarsi senza scossoni. “L’idea è evitare rincari troppo rapidi che spingano verso il mercato nero”, confida una fonte del Ministero dell’Economia.
Ora resta da vedere come reagirà il mercato. Le associazioni dei consumatori chiedono più chiarezza sui rincari reali al dettaglio e sulle mosse delle aziende. Intanto, nei negozi del centro di Roma – come in via Cola di Rienzo – l’aria è di prudenza. “I clienti già chiedono dei nuovi prezzi”, racconta Marco, tabaccaio da vent’anni. “In molti temono che alla fine a pagare siano sempre i soliti.”
