Torino, 6 giugno 2024 – Sessantadue milioni di euro investiti negli ultimi anni nei territori chiave del vino italiano. È il segno concreto della strategia di Argea, primo gruppo vitivinicolo privato in Italia, deciso a rafforzare la sua presenza sia nel nostro Paese che all’estero. Nato nel 2022 dall’unione di realtà come Mondodelvino e Botter, il gruppo punta su efficienza industriale, valorizzazione delle denominazioni e innovazione tecnologica per costruire la sua identità.
Argea: un gigante globale con solide radici locali
Oggi Argea fattura circa 500 milioni di euro all’anno (inclusa l’ultima acquisizione) e vende in più di 85 Paesi, che valgono oltre il 90% dei suoi ricavi. Dietro c’è una struttura centrale che gestisce investimenti, logistica e strategie commerciali, ma ogni polo produttivo conserva la sua identità territoriale. “La nostra forza sta nel mescolare visione industriale e rispetto per il territorio”, spiega l’amministratore delegato Massimo Romani.
WinesU, il biglietto d’ingresso negli Stati Uniti
Tra le mosse più importanti c’è l’acquisto di WinesU, storico importatore di vini italiani e francesi con base in Pennsylvania, fondato da Gino Razzi oltre 45 anni fa. Questa operazione permette ad Argea di rafforzarsi nel mercato americano, che pesa per oltre il 30% dell’export del gruppo. “Un passo decisivo nel nostro percorso di crescita internazionale”, dice Romani, sottolineando che il team di WinesU continuerà a lavorare mentre Argea coordinerà le sinergie commerciali. Con un fatturato previsto intorno ai 35 milioni di euro nel 2024, WinesU diventa così una piattaforma chiave per promuovere le etichette premium italiane negli Usa.
Investimenti tra Piemonte e Romagna: spumanti e tradizione
Sul fronte della produzione, a Priocca (Cuneo) è stata completata una nuova linea per il metodo Martinotti, con un investimento di oltre 3,5 milioni di euro. L’impianto, moderno e versatile, porterà la capacità a più di 40 milioni di litri stimati per il 2025. La scelta di puntare sulla personalizzazione dei lotti risponde alla domanda internazionale di spumanti aromatici, soprattutto tra i consumatori più giovani. I marchi Acquesi e Mosketto stanno già guadagnando terreno all’estero.
A pochi chilometri, ad Acqui Terme, la cantina Cuvage è il punto di riferimento per il metodo classico. Qui, tra le colline di marne calcaree, ogni cuvée nasce con tempi lunghi e cura maniacale dei dettagli. Il nebbiolo, vinificato in rosa e trasformato in spumante, racconta un lato nuovo del vitigno simbolo delle Langhe: uve da La Morra e Roero, pressatura delicata, fermentazione a bassa temperatura e almeno 24 mesi di affinamento sui lieviti.
Cuvée riserva e Moscato: tradizione che si rinnova
La novità di Cuvage è la prima cuvée riserva senza dosaggio: 70% pinot nero e 30% chardonnay da vigneti di Strevi e Castino, su terreni calcarei a 500 metri di altitudine. Raccolta a mano, pressatura a grappolo intero, fermentazione in acciaio senza malolattica e affinamento sui lieviti per oltre 48 mesi. Solo 5mila bottiglie per un metodo classico che punta su aromi precisi e profondità.
Non manca la rivisitazione del moscato in chiave metodo classico, prodotto tra Alice Bel Colle e Santo Stefano Belbo, tra i 250 e i 400 metri di altitudine. Dopo una fermentazione controllata fino a 5,5 gradi alcolici, il vino base affina sette mesi in acciaio e almeno diciotto mesi sui lieviti. Il dosaggio è fatto solo con mosti. Il risultato? Un bouquet che unisce brioche, fiori d’acacia e una punta speziata di pepe bianco, con una dolcezza naturale bilanciata da una fresca vena sapida.
Dalla Romagna arriva una nuova Albana DOCG
Il viaggio di Argea continua in Romagna con Poderi dal Nespoli, che amplia la sua linea premium con lo Scanadè Romagna DOCG Albana Secco 2023. Il progetto nasce dalla collaborazione tra l’enologo Alessandro Scipioni e Riccardo Cotarella: raccolta anticipata, pressatura delicata, fermentazione in barrique per il 10% (solo botti nuove), il resto in acciaio. Dopo l’assemblaggio e tre mesi in vasca, il vino riposa un anno in bottiglia prima di arrivare sul mercato.
Nel bicchiere si presenta con un giallo dorato brillante; al naso emergono acacia, pesca gialla e agrumi; in bocca equilibrio tra corpo e freschezza, con una vena sapida che allunga il sorso. Un vino che promette evoluzione nel tempo e restituisce all’albana un profilo moderno e legato al territorio.
Così Argea sta ridisegnando la mappa del vino italiano: investimenti mirati, attenzione ai mercati esteri e rispetto per le radici locali. Un cammino che guarda avanti, senza mai dimenticare da dove viene.
