Allerta in Europa: l’Italia al terzo posto per il dilagare del super fungo farmacoresistente

Allerta in Europa: l'Italia al terzo posto per il dilagare del super fungo farmacoresistente

Allerta in Europa: l'Italia al terzo posto per il dilagare del super fungo farmacoresistente

Redazione Vinamundi

29 Ottobre 2025

Roma, 6 giugno 2024 – Negli ospedali di tutta Europa si sta diffondendo silenziosamente un nuovo allarme: il super fungo resistente ai farmaci Candida auris (oggi chiamato Candidozyma auris) ha colpito più di 4.000 persone nell’Unione europea negli ultimi dieci anni. L’Italia, con 712 casi tra il 2013 e il 2023, è al terzo posto per numero di infezioni, dietro solo a Spagna e Grecia. Lo ha comunicato ieri il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che invita a rafforzare la sorveglianza e la diagnosi precoce.

Candida auris, un nemico silenzioso negli ospedali

Secondo l’ultimo report dell’Ecdc, la diffusione di Candida auris negli ospedali europei sta raggiungendo numeri preoccupanti. Solo nel 2023 sono stati registrati 1.346 nuovi casi. Cinque Paesi – Spagna, Grecia, Italia, Romania e Germania – sono i più colpiti. In Italia la situazione è delicata: “La trasmissione locale è ormai così diffusa che non si riesce più a isolare singoli focolai”, spiegano gli esperti dell’Ecdc. In pratica, il fungo non è più un episodio limitato, ma una presenza costante negli ospedali.

Un fungo resistente ai farmaci, difficile da sconfiggere

Il problema principale, dicono gli specialisti, è la resistenza ai farmaci. Candida auris si diffonde facilmente negli ambienti ospedalieri, si annida su superfici e strumenti medici e resiste anche ai disinfettanti più comuni. Nei pazienti più fragili – anziani, immunodepressi o già ricoverati – può causare infezioni gravi: dalla setticemia alle ferite infette, fino a complicazioni potenzialmente letali. “La C. auris si è diffusa rapidamente, passando da casi isolati a una diffusione capillare in alcuni Paesi”, ha spiegato Diamantis Plachouras, responsabile della sezione resistenza antimicrobica dell’Ecdc. “Ma non è una condanna: una diagnosi veloce e un controllo ben coordinato possono fermare la trasmissione”.

Italia tra i più colpiti: i numeri e i rischi

Nel dettaglio, tra il 2013 e il 2023 la Spagna ha registrato 1.807 casi, la Grecia 852, l’Italia 712. Seguono Romania e Germania con numeri più bassi ma in crescita. In Italia, secondo i dati Ecdc, il super fungo è ormai endemico in molti ospedali, soprattutto nelle grandi città e nelle terapie intensive. “Non sono più casi sporadici”, conferma un infettivologo dell’ospedale Spallanzani di Roma, “ma una minaccia costante che va monitorata ogni giorno”.

Sorveglianza e prevenzione: l’allarme degli esperti

La risposta europea, però, resta frammentata. Solo 17 dei 36 Paesi coinvolti hanno un sistema nazionale di sorveglianza dedicato a Candida auris; appena 15 dispongono di linee guida specifiche per la prevenzione. Per quanto riguarda la diagnostica, la situazione è migliore: 29 Stati hanno laboratori specializzati in micologia e 23 forniscono test agli ospedali. Ma senza una sorveglianza sistematica e segnalazioni obbligatorie, il problema rischia di essere sottovalutato.

Diagnosi rapida e controllo: le chiavi per fermare il super fungo

Gli esperti insistono sull’importanza di diagnosi tempestive e di un controllo rigoroso delle infezioni negli ospedali. “Solo così possiamo evitare che Candida auris diventi una presenza fissa nei nostri reparti”, spiega Plachouras. Alcune regioni italiane hanno già avviato programmi per migliorare la sorveglianza, ma la copertura resta disomogenea. “Serve un impegno nazionale coordinato”, ammette un dirigente del Ministero della Salute.

Il rischio per i pazienti più fragili

Chi è più debole – chi ha subito operazioni complesse o resta ricoverato a lungo – rischia di più di contrarre infezioni da Candida auris. I sintomi sono spesso vaghi: febbre che non passa, peggioramento generale, infezioni che non rispondono agli antibiotici. Solo dopo giorni di incertezza si arriva alla diagnosi corretta.

Un problema in crescita

Secondo l’Ecdc, senza una strategia comune i casi potrebbero continuare a salire negli anni a venire. Gli esperti chiedono più fondi per la ricerca e campagne informative rivolte al personale sanitario. Nel frattempo, nei corridoi degli ospedali italiani si lavora in silenzio per tenere a bada un nemico che, almeno per ora, sembra sempre un passo avanti.

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