
Aldo Fiordelli svela il compromesso dei dazi al 15%: cosa c'è dietro?
Il mondo del vino italiano si trova ad affrontare una situazione complessa e in continua evoluzione, soprattutto a causa della recente intesa sui dazi al 15% tra Stati Uniti e Unione Europea. Aldo Fiordelli, giornalista e senior editor per James Suckling, ha fornito un’analisi approfondita di questo scenario, evidenziando come l’incertezza e la volatilità delle trattative abbiano già avuto un impatto significativo sul mercato del vino.
il ruolo dei rapporti commerciali
“Il rimedio? Un buon rapporto con l’importatore”, esordisce Fiordelli, sottolineando che la chiave per affrontare questa situazione risiede nella qualità dei rapporti commerciali. In precedenza, i produttori e gli importatori avevano vissuto mesi di angoscia, caratterizzati dalla minaccia di dazi che potevano arrivare fino al 20%. Un’eventualità devastante per le cantine italiane, già impegnate in un mercato altamente competitivo e in continua trasformazione.
Fino all’accordo raggiunto recentemente, il clima di incertezza era palpabile. Fiordelli ricorda come, in risposta all’imminente Vinitaly, ci fossero state discussioni riguardo a un possibile dazio al 10%, considerato come una vittoria rispetto agli scenari peggiori. “Il 15% potrebbe essere un compromesso”, afferma, suggerendo che, sebbene non sia ideale, offre una certa stabilità rispetto a opzioni più sfavorevoli.
l’impatto dei dazi sul mercato
Fiordelli sottolinea che, anche se un dazio al 20% avrebbe rappresentato “lo scenario peggiore”, la sua introduzione sarebbe stata affrontabile. “Chi ha un ottimo rapporto consolidato con gli importatori può dividersi questo peso”, spiega, evidenziando l’importanza della collaborazione tra produttori e distributori. In un mercato così volatile, la capacità di condividere i costi aggiuntivi può fare la differenza tra il successo e il fallimento.
Uno dei punti critici sollevati da Fiordelli riguarda l’impatto immediato dell’incertezza sui dazi. Ecco alcuni aspetti chiave:
- Acquisti anticipati: Alcuni importatori hanno acquistato vini in gran quantità alla fine dello scorso anno per evitare possibili rincari.
- Distorsione delle stime di mercato: Questo ha portato a un accumulo di scorte che ha avuto ripercussioni sulla domanda.
- Magazzini pieni: “Nei porti, come a Livorno, i magazzini erano pieni di vino pronto per la spedizione, ma bloccato per l’incertezza sui dazi”, racconta Fiordelli.
le differenze regionali e le strategie
La complessità della situazione è accentuata dal rafforzamento del dollaro, che ha ulteriormente penalizzato il vino italiano sul mercato statunitense. Fiordelli avverte che, mentre i dazi rappresentano un problema, le conseguenze di una valuta forte sono già avvertite dai produttori. “Siamo ancora in una fase precedente all’introduzione dei dazi, e la situazione è già preoccupante”, aggiunge.
Fiordelli evidenzia anche come l’impatto dei dazi non sia uniforme tra le diverse regioni italiane. “Ci sono aree come la Toscana che sono più esposte al mercato americano e quindi ne risentiranno di più”, spiega. In Toscana, alcune aziende esportano fino all’80% della loro produzione, di cui una buona parte destinata agli Stati Uniti. “Questa esposizione rende la situazione ancora più critica per alcuni produttori”, continua, segnalando che la competitività del vino italiano è in gioco.
In questo contesto, è fondamentale che i produttori adottino strategie efficaci. Fiordelli suggerisce che, oltre a monitorare gli sviluppi dei negoziati, sia cruciale coltivare un rapporto di fiducia e collaborazione con gli importatori. “Dividere il peso del dazio attraverso forme di scontistica potrebbe rivelarsi una strategia vincente”, afferma, citando un importatore che ha suggerito che un maggiore impegno promozionale potrebbe consentire di assorbire buona parte dei costi aggiuntivi.
In conclusione, il tema dei dazi è intrinsecamente legato a una politica commerciale più ampia. Fiordelli ricorda che durante il primo mandato di Trump ci sono stati segnali di tensione con l’Europa, complicati dal conflitto sui dazi sul whiskey americano. La questione dei dazi sul vino europeo è quindi solo un aspetto di una problematica più complessa, che coinvolge anche altri settori e prodotti. Mantenere una moratoria sui dazi al whiskey americano è essenziale, poiché ogni azione può avere ripercussioni ben oltre il semplice settore vinicolo. In un mercato globale interconnesso, le scelte politiche e commerciali influenzano non solo l’economia, ma anche la cultura e le tradizioni dei paesi coinvolti.