Acqua che diventa vino, la scienza spiega il “miracolo” prima di Gesù

Ogni vino ha il suo calice

Ogni vino ha il suo calice | Pixabay @Giovanni_Magdalinos - Vinamundi

Redazione Vinamundi

18 Dicembre 2025

Acqua che diventa vino: un’espressione che richiama immediatamente il miracolo evangelico di Gesù alle nozze di Cana, ma che oggi torna al centro dell’attenzione per ragioni molto diverse. Secondo la scienza, infatti, i nostri antenati erano in grado di “trasformare” l’acqua in vino ben prima che quel racconto entrasse nei testi sacri. Non si tratta di fede, né di suggestione simbolica, ma di un processo naturale che affonda le sue radici nella storia millenaria della produzione vinicola e che un recente studio giapponese ha riportato alla luce.

Il vino prima dei Vangeli

La produzione di vino accompagna l’umanità da circa 8.000 anni, quindi molto prima dell’epoca di Gesù. Le tecniche erano ovviamente lontane da quelle moderne: niente controllo delle temperature, nessun dibattito su barrique o grandi botti, nessuna tecnologia industriale. Eppure, i principi fondamentali erano già presenti. Tra questi, uno in particolare è rimasto invariato nel tempo: il ruolo centrale dei lieviti nella fermentazione alcolica, in particolare del Saccharomyces cerevisiae, ancora oggi ampiamente utilizzato e conosciuto comunemente come lievito di birra.

Il ruolo dell’uva passa e dei lieviti naturali

Secondo i ricercatori, è improbabile che le popolazioni antiche utilizzassero sistematicamente uva fresca per avviare la fermentazione. Lo studio suggerisce invece che un elemento chiave fosse l’uva passa. Questo alimento, infatti, ospita quantità particolarmente abbondanti di Saccharomyces cerevisiae, rendendolo un veicolo ideale per la produzione di alcol. In presenza di zuccheri e acqua, il lievito può avviare spontaneamente il processo fermentativo, trasformando una semplice miscela in una bevanda alcolica.

L’esperimento che spiega il “miracolo” dell’acqua che diventa vino

Per verificare questa ipotesi, gli scienziati hanno essiccato grappoli d’uva per 28 giorni utilizzando metodi diversi: incubatrici, esposizione al sole e una combinazione delle due tecniche. L’uvetta ottenuta è stata poi immersa in acqua per circa due settimane. Il risultato è stato chiaro: tutti i campioni hanno fermentato, producendo concentrazioni di etanolo significativamente più elevate. In altre parole, acqua e uva passa hanno dato origine a una bevanda alcolica. Non un miracolo, dunque, ma un processo chimico e biologico ben definito.

Fermentazione sì, miracolo no

È importante sottolineare il “tecnicamente”. Se così non fosse, parleremmo di un evento soprannaturale e non di scienza. Qui entrano in gioco zuccheri, lieviti e tempo: gli ingredienti fondamentali della fermentazione alcolica. Il lievito si nutre degli zuccheri presenti nell’uva passa e, come sottoprodotto del suo metabolismo, produce alcol. È lo stesso principio alla base della produzione di vino, birra e altre bevande fermentate, ieri come oggi.

Si può rifare a casa? La risposta degli scienziati

La curiosità è inevitabile: è possibile replicare questo processo in modo artigianale? La risposta del responsabile del team di ricerca, Wataru Hashimoto, è netta e poco incoraggiante. Questo metodo funziona solo con uva non trattata, simile a quella disponibile nell’antichità. La maggior parte dell’uvetta in commercio oggi è ricoperta da un sottile strato oleoso che ne prolunga la conservazione, ma che allo stesso tempo impedisce la fermentazione. Tentare l’esperimento con prodotti moderni, quindi, difficilmente porterebbe allo stesso risultato.

Scienza, storia e mito

La scoperta non sminuisce il valore simbolico del racconto evangelico, ma offre una chiave di lettura storica e scientifica su pratiche antichissime. L’idea che l’acqua possa “diventare vino” non nasce dal nulla: affonda le sue radici nella conoscenza empirica dei processi naturali, tramandata e affinata molto prima che venisse raccontata come miracolo. Ancora una volta, la scienza non distrugge il mito, ma lo affianca, mostrando come dietro certe narrazioni possano celarsi pratiche concrete, osservate e sperimentate dall’uomo fin dall’alba della civiltà.

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