
Dazi USA al 15%: il colpo da 317 milioni per il vino italiano
La questione dei dazi americani sul vino europeo ha raggiunto un punto di svolta, ma le prospettive per il settore vitivinicolo italiano rimangono preoccupanti. Recentemente, un accordo tra il presidente statunitense Donald Trump e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha stabilito l’imposizione di dazi al 15% sulle esportazioni di vino. Questo compromesso potrebbe avere un impatto devastante sul comparto vitivinicolo, con stime dell’Unione Italiana Vini (UIV) che parlano di un potenziale danno di 317 milioni di euro nei prossimi dodici mesi.
Un lungo braccio di ferro
La situazione si è evoluta attraverso un lungo confronto tra le due sponde dell’Atlantico, culminando in un accordo descritto da von der Leyen come “duro”. Il 15% di dazio si applicherà a vari settori, tra cui automobili, semiconduttori e prodotti farmaceutici, ma l’inclusione del vino, simbolo della tradizione e cultura europea, ha sollevato preoccupazioni significative.
L’UIV ha manifestato forte preoccupazione per l’impatto di questi nuovi dazi sul mercato americano, dove l’Italia è uno dei principali esportatori di vino. Secondo Lamberto Frescobaldi, presidente dell’UIV, il dazio rischia di “ridurre il bicchiere a metà” per l’80% del vino italiano, con un danno economico stimato di 317 milioni di euro. Inoltre, i consumatori americani si troveranno a dover affrontare un aumento dei prezzi, con una bottiglia di vino che potrebbe passare da 11,5 a 15 dollari.
Impatto sul mercato della ristorazione
L’analisi dell’Osservatorio UIV ha messo in evidenza che il mercato della ristorazione sarà tra i più colpiti. Per esempio, una bottiglia di vino da 5 euro potrebbe costare fino a 60 dollari nei ristoranti americani. Questi aumenti pongono interrogativi sulla sostenibilità del mercato del vino italiano negli Stati Uniti, dove la domanda di vino di qualità è sempre stata elevata.
Rischi per l’Italia rispetto ad altri paesi
Il segretario generale dell’UIV, Paolo Castelletti, ha commentato che, sebbene un dazio al 15% sia preferibile rispetto all’ipotesi del 30%, rimane comunque una tariffa molto superiore a quella quasi nulla applicata in precedenza. Castelletti ha avvertito sui rischi che l’Italia corre rispetto a paesi come Francia e Spagna, che hanno una minore esposizione al mercato statunitense.
Secondo le statistiche, il 76% delle 482 milioni di bottiglie italiane spedite verso gli Stati Uniti nel 2022 si trova in una “zona rossa”, con un’esposizione sul totale delle spedizioni superiore al 20%. Tra i vini più esposti ai nuovi dazi ci sono:
- Moscato d’Asti
- Pinot grigio
- Chianti Classico
- Brunello di Montalcino
Questi vini rappresentano un valore totale di oltre 1,3 miliardi di euro, pari al 70% dell’export italiano verso gli USA.
Appello per misure di protezione
In questo contesto, Frescobaldi ha lanciato un appello al governo italiano e all’Unione Europea affinché vengano adottate misure adeguate per proteggere un settore vitale per l’economia italiana. Anche Federvini, attraverso il suo presidente Giacomo Ponti, ha riconosciuto la gravità della situazione, sottolineando la necessità di negoziare per un dazio più sostenibile.
Il dibattito sull’applicazione dei dazi al 15% si fa sempre più complesso, non solo per la percentuale stessa, ma anche per le modalità di attuazione. Ponti ha evidenziato l’importanza di chiarire se si tratti di un’aliquota unica o se andrà ad aggiungersi a dazi già esistenti, poiché in quest’ultimo caso le conseguenze per la competitività delle esportazioni italiane potrebbero essere ulteriormente gravi.
Inoltre, il presidente di Legacoop Agroalimentare, Cristian Maretti, ha sottolineato che l’accordo non deve essere visto solo come una questione economica, ma come un problema di reputazione e identità per il vino italiano all’estero. Maretti ha invitato l’Europa a pensare a strategie di sostegno per i settori più colpiti da questa nuova realtà commerciale.
In attesa di ulteriori sviluppi e della versione finale dell’accordo, il settore vitivinicolo italiano si trova di fronte a una sfida significativa. È essenziale che il comparto si adatti a un contesto in continua evoluzione e cerchi soluzioni per mitigare gli effetti negativi di questi dazi. La speranza è che le trattative possano continuare in modo costruttivo, per garantire un futuro sostenibile a un comparto che rappresenta una delle eccellenze del made in Italy.