
Moser Trento presenta la linea Warth: un viaggio alle origini del ciclismo
In Trentino, tra le splendide terrazze vitate della Valle di Cembra e le colline di Gardolo di Mezzo, si intreccia una storia di terra, fatica e passione che lega indissolubilmente la famiglia Moser al proprio territorio. Negli anni ’70, Francesco e Diego Moser, cresciuti tra i vigneti di Palù di Giovo, decisero di imbottigliare il frutto di quella stessa terra che aveva nutrito la loro famiglia per generazioni. In quel periodo, non c’erano grandi strategie né ambizioni particolari; si trattava semplicemente della necessità di trasformare l’uva in vino, come si era sempre fatto.
L’azienda Moser Trento, ufficialmente fondata nel 1979, ha trovato una sua identità nel mondo dei Trentodoc, ma è nella linea Warth che si esprime l’anima più autentica della famiglia. Questa linea di vini fermi rappresenta un ritorno alle origini, un’affermazione del legame con la terra e la vocazione contadina che ha sempre contraddistinto i Moser, nonostante la notorietà acquisita nel mondo del ciclismo, grazie a Francesco, che ha scritto pagine memorabili di questo sport.
La conduzione aziendale e la filosofia produttiva
Oggi, la conduzione dell’azienda è affidata alla terza generazione: Carlo, figlio di Francesco, e Matteo, figlio di Diego. Carlo si occupa della gestione amministrativa e commerciale, mentre Matteo, enologo e responsabile tecnico, ha saputo dare un’identità precisa e riconoscibile alla cantina, mantenendo vivo lo spirito agricolo di nonno Ignazio, da cui tutto è partito. Entrambi sottolineano come i vini fermi rappresentino un ritorno alle origini, un modo per riaffermare la loro identità agricola. “Noi eravamo, siamo e saremo sempre agricoltori”, afferma Carlo Moser, rivolgendo uno sguardo nostalgico al passato.
La filosofia produttiva dei Moser si basa su un lavoro meticoloso in vigna e in cantina, con una gestione attenta e rispettosa dei vigneti. L’azienda possiede 20 ettari di terreni, oltre a qualche conferitore di fiducia, coltivati su suoli calcarei e porfirici che si estendono tra la Valle di Cembra e le colline di Trento e Sorni. Le altitudini variano tra i 300 e i 700 metri, favorendo condizioni ideali per una perfetta maturazione delle uve, mantenendo freschezza e mineralità. La raccolta avviene rigorosamente a mano, con una selezione accurata dei grappoli, mentre la vinificazione si concentra sull’esaltazione delle caratteristiche varietali e territoriali, evitando forzature. L’affinamento è calibrato tra acciaio, legno e bottiglia.
I vini della linea Warth
Matteo Moser, parlando della loro produzione, ammette che “i vignaioli spesso fanno troppi vini”, ma sottolinea che per loro i vini fermi rappresentano una parte integrante della loro storia. Un esempio emblematico è il loro Riesling, che ha fatto cambiare marcia nella loro produzione. “All’inizio lo facevamo troppo d’annata, ma potevamo fare di meglio”, racconta Matteo, descrivendo come abbiano rivisto tutto il processo a partire dal lavoro in vigna.
Il nome “Warth” è derivato dal vecchio toponimo austroungarico di Gardolo di Mezzo, dove sorge Maso Warth, l’antica dimora vescovile acquistata dalla famiglia negli anni ’80 e oggi sede della cantina. La linea Warth si articola in due segmenti: una versione classica, semplice e diretta, e una superiore. Entrambe hanno recentemente subito un restyling, sia nella qualità che nella veste grafica. Le etichette della linea superiore sono state disegnate dall’artista trentino Paolo Tait, un amico di famiglia che ha creato opere ispirate agli strumenti di lavoro rurale, simboli del profondo legame tra i Moser e la terra. Questa scelta è un chiaro segno del rispetto per le origini e il territorio, evidenziando il lavoro manuale e la cura artigianale che caratterizzano questi vini.
La qualità dei vini Moser
Negli ultimi anni, la produzione di vini fermi ha visto una riduzione in quantità, ma una crescita in qualità e riconoscibilità sul mercato. I vini Warth, pur rappresentando una nicchia rispetto alla produzione spumantistica, hanno conquistato un pubblico fedele e appassionato. Carlo e Matteo evidenziano come i loro vini siano apprezzati per la loro piacevolezza, il forte carattere territoriale e la moderna stilistica, senza mai perdere l’identità contadina della famiglia.
Uno dei vini di punta della linea è un Sauvignon Blanc nato nel 2016, frutto di un’intuizione di Matteo. Questo vino si ispira ai modelli della Loira, ma mantiene un’identità trentina. Le uve provengono da due zone distinte: Maso Warth, con terreni calcarei a 350 metri di quota, e la Valle di Cembra, con terrazzamenti sabbiosi fino a 500 metri. La fermentazione avviene in acciaio e in tonneaux per meno del 30%, seguito da un anno di maturazione in bottiglia. Al naso, offre profumi di pesca bianca, frutta tropicale e fico, mentre al palato si presenta fresco e sapido, con un finale leggermente acidulo e note di mango e passion fruit.
Un altro vino distintivo è un Riesling, che richiede tempo per esprimersi al meglio, ma già ora offre una beva piacevole. Prodotto in un unico vigneto a Maso Warth, su terreni di dolomia a 400 metri di altitudine, questo vino fermenta e affina per circa nove mesi e ha un profilo aromatico delicato, con frutto bianco e sfumature citrine.
Infine, il Teroldego, un vino in fase sperimentale, presenta uno stile meno strutturato e muscolare, con macerazioni lunghe e un affinamento che punta su un equilibrio inverso: un anno in legno e due in bottiglia, per smussare le durezze e valorizzare finezza ed eleganza.
Questi vini, frutto di una storia familiare e di un forte legame con la terra, rappresentano non solo un ritorno alle origini, ma anche una continua ricerca di qualità e identità, testimoniando l’evoluzione di una tradizione che affonda le radici nel passato, ma guarda con entusiasmo al futuro.