
Chianti Classico: l'incontro tra tradizione e internazionalità alla Tenuta di Arceno
Situata a Castelnuovo Berardenga, la Tenuta di Arceno rappresenta una fusione unica di tradizione e innovazione nel panorama vinicolo toscano. Questa tenuta non è solo un esempio di eccellenza nel Chianti Classico, ma funge anche da ponte verso nuove frontiere enologiche, grazie alla sua capacità di integrare il rigore della denominazione con la libertà creativa dei vini IGT. Non si tratta di una contrapposizione, ma piuttosto di un dialogo tra due visioni che esprimono la ricchezza del territorio con sensibilità diverse, creando un’identità coerente e riconoscibile.
La storia della tenuta di Arceno
La storia della Tenuta di Arceno affonda le radici nel XVI secolo, quando venne fondata e prese il nome dalla parola etrusca “archè”, che significa “punto di origine”. Questo nome evoca un legame profondo con la terra e la sua storia. Nel corso dei secoli, la tenuta è passata di mano a diverse famiglie nobiliari, tra cui i Del Taja e i Piccolomini, che hanno contribuito a modellarne l’architettura e i vigneti. Nel 1994, la tenuta ha intrapreso una nuova era con l’acquisto da parte di Jess Jackson e Barbara Banke, pionieri della viticoltura californiana. Oggi, la Tenuta di Arceno è uno degli avamposti europei del gruppo Jackson Family Wines, che vanta una presenza globale che si estende dall’Oregon all’Australia, passando per Francia e Sudafrica.
Vigneti e produzione
Con un’estensione totale di 1.000 ettari, di cui 112 vitati e 50 dedicati agli oliveti, la tenuta si distingue per la varietà dei suoli – che includono argilla, arenaria, scisto e basalto – distribuiti tra i 300 e i 600 metri di altitudine. L’esposizione a sud-ovest offre protezione dai venti freddi e garantisce una massima insolazione. Inoltre, i fiumi Ambra e Ombrone creano microclimi diversificati che influenzano le caratteristiche dei vini. Questi fattori naturali giocano un ruolo cruciale nella qualità e nella complessità dei vini prodotti.
Dal 2002, il ruolo di resident winemaker è ricoperto da Lawrence Cronin, affiancato da Pierre Seillan, enologo francese e co-fondatore dell’azienda. Seillan ha introdotto il concetto di micro-cru, segmentando i vigneti in oltre 80 blocchi distinti in base a varietà, cloni, portainnesti, esposizione e altitudine. Ogni parcella viene vinificata separatamente e affinata in barrique per un anno, contribuendo così a uno dei sette rossi della gamma, tra Chianti Classico e IGT.
I vini della tenuta di Arceno
Negli ultimi anni, la filosofia aziendale si è evoluta verso una maggiore valorizzazione della purezza varietale, abbandonando i tradizionali tagli bordolesi in favore di monovitigni, con un focus su Sangiovese, Merlot e Cabernet Franc. Cronin stesso spiega che inizialmente si sono concentrati sulla creazione di vini complessi attraverso assemblaggi di uve provenienti da diverse parcelle. Tuttavia, man mano che hanno approfondito la conoscenza dei singoli appezzamenti, hanno deciso di esplorare la complessità espressiva di un solo vitigno.
- Rosato: Il primo rosato della tenuta, prodotto da Sangiovese in purezza, ha un profilo aromatico vibrante di pompelmo rosa e pesca bianca.
- Riserva: Un blend di Sangiovese e una piccola percentuale di Cabernet Sauvignon, affinato per dieci mesi in barrique di secondo passaggio.
- Merlot: Evolutosi da un blend bordolese a un monovitigno, l’annata 2019 si presenta con un profilo elegante e raffinato.
- Arcanum: Un Cabernet Franc in purezza, simbolo della nuova rotta intrapresa dalla cantina, che ha guadagnato notorietà negli anni.
La Tenuta di Arceno non è solo un luogo dove viene prodotto vino; è un laboratorio di idee, un crocevia di culture e un esempio di come il Chianti Classico possa evolversi mantenendo fede alle sue radici, arricchendosi al contempo di nuove influenze internazionali.