L’invecchiamento migliora alcuni vini e li rende più ricchi di sapore, ma nessuno fino ad oggi aveva provato a vendere bottiglie tenute a maturare in una cantina letteralmente fuori da mondo, ovvero la Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
Ebbene Christie’s, la grande casa d’aste britannica, ha di recente messo in vendita una bottiglia di Bordeaux Pétrus del 2000, ottenuto da uve Merlot, la quale ha trascorso ben 14 mesi sulla ISS, stimandone un valore intorno al milione di dollari.
Le vendite a cifre così alte di particolari bottiglie da collezione non sono insolite: nel 2018 sempre Christie’s vendette due rare bottiglie di whisky al prezzo di circa un milione di dollari ciascuna.
Il Pétrus è considerato uno dei migliori vini prodotti nella regione viticola francese del Pomerol, non molto distante da Bordeaux e la sua produzione è relativamente ridotta rispetto a quella di altre cantine, per questo il prezzo di una bottiglia oscilla tra i 600 e gli oltre 3mila euro a seconda delle annate.
Quella del 2000, insieme a quelle del 1990 e del 2005, è considerata una delle migliori degli ultimi decenni con ovvie conseguenze sul prezzo di vendita.
In questa iniziativa è stata la Space Cargo Unlimited a inviare la bottiglia Pétrus insieme ad altre 11 bottiglie alla ISS nel novembre 2019, nell’ambito di uno studio di ricerca sull’alimentazione e l’agricoltura finanziato da privati.
Ecco che, dopo oltre 400 giorni trascorsi nello spazio, le bottiglie hanno fatto rientro sulla Terra nel gennaio 2021 e, una volta tornate alla base, per le bottiglie è iniziata la fase di analisi degli scienziati, alla quale è seguita l’attività di gruppo di sommelier che ha avuto modo di provarne un lotto presso l’Istituto del vino dell’Università di Bordeaux a marzo.
Dopo averlo confrontato con bottiglie invecchiate in terra, la giornalista e autrice di Inside Bordeaux Jane Anson ha riscontrato delle nette differenze: “È difficile per me dire se fosse meglio o peggio. Ma era decisamente diverso. – ha affermato alla BBC – Gli aromi erano più floreali e più fumosi, cosa che sarebbe accaduta comunque al Petrus con l’invecchiamento”.
Chi acquisterà la bottiglia messa in vendita da Christie’s potrà comunque farsi un’idea per conto proprio delle eventuali differenze, perché oltre a Pétrus portato nello Spazio, la confezione comprende una bottiglia dello stesso vino rimasta sempre sulla Terra, che può essere utilizzata come metro di paragone per condurre una degustazione in parallelo.
Nella scatola ci sono anche dei bicchieri, una caraffa per ossigenare il vino e un cavatappi ricavato in parte da un meteorite.
L’iniziativa ha attirato gli interessi non solo dei collezionisti, ma anche degli analisti che seguono l’andamento dell’economia spaziale e la rapida crescita delle aziende private nel settore.
Non solo barbatelle di Nebbiolo, Sangiovese e Aglianico, ma anche sei bottiglie di vino di due differenti annate (Brunello di Montalcino Riserva 2006 e 2015 per Biondi-Santi, Piano di Montevergine 2012 e 2015 per Feudi di San Gregorio, Barolo Sperss 1988 e 2017 per Gaja) furono consegnate dai produttori aderenti all’iniziativa Vino nello spazio, presentata a Roma luglio del 2022 da Fondazione Italiana Sommelier (FIS) e Agenzia Italiana Spaziale (ASI).
Questa iniziativa era finalizzata a esperimenti scientifici di microgravità e allo studio delle potenzialità della coltivazione delle piante nello Spazio.
Per ciascuna annata di vino in bottiglia in orbita sulla Stazione Spaziale internazionale è stata studiata la sua conservazione sperimentale a 400 chilometri di altezza a una velocità al suolo di oltre 28mila chilometri all’ora.
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