La questione dei dazi statunitensi sui prodotti europei, in particolare sul vino italiano, continua a preoccupare il settore vitivinicolo. L’ordine esecutivo del presidente americano Donald Trump, che prevede un dazio del 15% a partire dal 7 agosto 2024, ha riacceso le tensioni e le preoccupazioni tra le organizzazioni di categoria italiane. Queste ultime chiedono un proseguimento delle trattative per migliorare le condizioni dell’accordo, già considerato problematico.
Il settore vitivinicolo italiano è estremamente vulnerabile a queste nuove misure. Negli Stati Uniti, il vino italiano rappresenta quasi un quarto delle esportazioni, con un valore stimato di 1,9 miliardi di euro nel 2024 su un totale di 8,2 miliardi di euro, secondo i dati Istat. Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini, ha sottolineato la necessità di continuare i negoziati affinché il vino venga esentato dai dazi o soggetto a tariffe ridotte. Questa posizione è condivisa anche dalla US Wine Trade Alliance e dalla National Restaurant Association, che temono le conseguenze negative sul mercato.
L’analisi dell’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini (Uiv) rivela che:
Veneto: esporta il maggior volume di vino negli Stati Uniti, con un valore di circa 600 milioni di euro e una quota del 21% sul totale delle esportazioni. Le varietà principali includono il Pinot Grigio, il Prosecco e l’Amarone.
Toscana: rappresenta un altro importante polo esportatore, con una quota statunitense del 32%, corrispondente a circa 380 milioni di euro, grazie a vini come il Brunello di Montalcino e il Chianti.
Piemonte: noto per i suoi vini rossi e il Moscato d’Asti, ha il mercato americano che rappresenta il 21% del suo fatturato estero.
Trentino-Alto Adige: si distingue per una quota del 36,2% delle sue esportazioni di vino, principalmente grazie al Pinot Grigio.
Questi dati evidenziano quanto i dazi possano essere dannosi per il settore vitivinicolo italiano, in particolare per le piccole e medie imprese.
Frescobaldi ha messo in evidenza che, con l’applicazione di dazi al 15%, il danno stimato per l’intero comparto vitivinicolo made in Italy è di circa 317 milioni di euro cumulati nei prossimi 12 mesi. Ogni bottiglia di vino sugli scaffali americani potrebbe costare fino al 20% in più, aggravando la situazione di un settore già in difficoltà.
Cristiano Fini, presidente della Cia-Agricoltori Italiani, ha avvertito che l’introduzione di nuovi dazi potrebbe avere un impatto diretto sulle piccole e medie imprese che hanno investito in qualità e sostenibilità nel corso degli anni. È fondamentale un’azione politica forte e coordinata a livello nazionale ed europeo per garantire un indennizzo per i maggiori costi sostenuti per le esportazioni verso gli Stati Uniti.
Le risorse necessarie per questo supporto potrebbero derivare dai fondi comunitari non ancora completamente spesi, offrendo un’opportunità per mitigare l’impatto negativo dei dazi. In questo contesto, il futuro del vino italiano negli Stati Uniti è in gioco, e la speranza è che le trattative possano portare a un accordo più favorevole che protegga questo importante segmento dell’economia agricola italiana.
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