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Vino dealcolato in crisi: il pasticcio normativo preoccupa Vinitaly

Il Vinitaly 2025 ha messo in luce una situazione critica per il settore del vino dealcolato in Italia, evidenziando le problematiche normative che ne ostacolano lo sviluppo. Durante il convegno “Tecnologia 0.0: produzione e innovazione a confronto”, organizzato da Unione Italiana Vini (UIV) e Veronafiere, è emerso un clima di incertezza che frena le opportunità di crescita in questo segmento di mercato. Le leggi ambigue e gli obblighi di separazione degli spazi produttivi sono stati al centro del dibattito, creando un ostacolo significativo per le aziende italiane.

La frustrazione degli operatori del settore

Martin Foradori, CEO di Tenuta J. Hofstätter, ha descritto la situazione con una metafora provocatoria: “Stiamo parlando dell’atterraggio su Marte mentre in Italia non abbiamo ancora il binocolo per vedere la luna”. Questa affermazione riassume perfettamente il disagio percepito all’interno della filiera, dove la burocrazia sembra non tenere il passo con le innovazioni tecnologiche.

Albano Vason, direttore generale di VasonGroup, ha confermato che, nonostante l’ottimo fermento per la produzione di impianti per la dealcolazione in Italia, le aziende locali stanno perdendo opportunità a causa di un quadro normativo poco chiaro. “Lavoriamo bene in Spagna e ora anche in Argentina”, ha affermato, sottolineando come la situazione all’estero sia nettamente più favorevole.

Questioni fiscali e di etichettatura

Uno dei nodi cruciali riguarda le accise e l’etichettatura. Massimo Pivetta, sales director wine di Omnia Technologies, ha messo in evidenza che molte aziende italiane sono pronte a investire nel settore del vino dealcolato, ma stanno attendendo una normativa chiara. Pierluigi Guarise, CEO di Collis Wine Group, ha avvertito che l’assenza di regole chiare porta a operare “per tentativi”, un approccio rischioso sia a livello operativo che reputazionale.

In questo contesto, i costi di produzione diventano un altro fattore di preoccupazione. Claudio Galosi del Gruppo Argea ha sottolineato come la decisione di dealcolare all’estero possa compromettere la competitività delle aziende italiane in un mercato in rapida evoluzione.

La qualità del vino dealcolato

Un tema centrale emerso durante il convegno è stato quello della qualità. Alessio Del Savio, consigliere delegato e direttore tecnico di Mionetto, ha sottolineato l’importanza di mantenere elevati standard qualitativi, specialmente per i vini a base Glera. Tuttavia, ha avvertito che senza un cambiamento normativo significativo, raggiungere tali obiettivi sarà estremamente difficile.

Fedele Angelillo, CEO di Mack & Schuhle Italia, ha aggiunto che è necessario un approccio olistico alla produzione di vino dealcolato, puntando sulla qualità fin dalla vigna. Marzia Varvaglione, presidente di Ceev e Agivi, ha concluso il dibattito sottolineando che i vini No-Lo non sono una moda passeggera, ma un’opportunità per diversificare il rischio. Ha evidenziato l’importanza di garantire che questi prodotti siano riconosciuti in modo chiaro e trasparente dal consumatore.

Prospettive future per il vino dealcolato

I dati dell’Osservatorio UIV-Vinitaly rivelano che i vini No-Lo rappresentano attualmente solo lo 0,1% del mercato italiano, con un valore di circa 3,3 milioni di dollari. Tuttavia, le prospettive sono incoraggianti: si prevede che entro quattro anni il valore possa salire a 15 milioni di dollari, con una crescita annua composta del 47,1% (CAGR).

Questa crescita rappresenta una sfida significativa, ma richiede un contesto normativo chiaro e stabile per essere affrontata in modo efficace. Solo così l’Italia potrà affermarsi come protagonista in questo segmento emergente del panorama enologico internazionale, rispondendo positivamente alle nuove esigenze del mercato, in un periodo in cui l’attenzione verso la salute e il benessere è in continua crescita. Il vino dealcolato potrebbe quindi rappresentare una valida risposta alle sfide attuali, a patto che il settore riesca a superare le difficoltà normative.

Redazione Vinamundi

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