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Vini fortificati in corsa per il riconoscimento UNESCO: la candidatura di Marsala è ufficiale

Nel gennaio 2025, a Marsala, è stato firmato un protocollo storico che segna l’inizio di un ambizioso progetto internazionale per il riconoscimento dei vini fortificati come Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO. I vini coinvolti in questa iniziativa sono i più iconici del settore: Marsala (Italia), Sherry (Spagna), Madeira (Portogallo), Porto (Portogallo) e Samos (Grecia). Questa candidatura mira a valorizzare una tradizione enologica millenaria e a preservarne l’identità culturale.

Un patrimonio comune: la “Sun Belt Zone”

I cinque vini candidati provengono da aree geografiche specifiche, collocate attorno al 38° parallelo, un’area nota come “Sun Belt Zone”. Qui, il clima è caratterizzato da alta insolazione, ventilazione costante e uve che raggiungono una maturazione zuccherina elevata. Queste condizioni uniche hanno permesso la produzione di vini liquorosi che non solo raccontano una storia, ma incarnano una forte identità territoriale. Le tecniche di produzione e le tradizioni legate a questi vini si sono tramandate di generazione in generazione, contribuendo a un patrimonio culturale condiviso.

Marsala capofila della candidatura

Il Consorzio di tutela del Marsala ha svolto un ruolo cruciale nel promuovere questa iniziativa, ospitando la cerimonia di firma del protocollo nella città che simboleggia il vino fortificato italiano. Questo progetto è sostenuto non solo dai consorzi di tutela dei vari vini, ma anche da istituzioni regionali e culturali, che credono fermamente nel valore di questa tradizione. La candidatura non intende solo proteggere il prodotto finale, ma anche l’intero patrimonio immateriale che vi ruota attorno, comprendendo tecniche di vinificazione secolari, architetture storiche delle cantine, tradizioni familiari e artigianali, oltre a linguaggi e rituali che si sono evoluti nel tempo.

Obiettivi del progetto UNESCO

La candidatura dei vini fortificati rappresenta un piano strategico per il futuro, con obiettivi ben definiti:

  1. Tutela delle pratiche tradizionali: salvaguardare le tecniche storiche di produzione e il sapere artigiano che rischia di scomparire a causa del ricambio generazionale.
  2. Rafforzamento del turismo culturale: sviluppare un’offerta integrata che unisca vino, territorio e racconto identitario, creando un’esperienza immersiva per i visitatori.
  3. Valorizzazione internazionale: aumentare la visibilità e competitività sui mercati esteri, comunicando il valore unico di ciascuno di essi.
  4. Sostenibilità e innovazione: affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico e dalle nuove tendenze di consumo, con uno sguardo attento alle generazioni future.

Vini fortificati: storia, gusto e cultura

I protagonisti di questa candidatura non sono solo vini, ma veri e propri simboli di cultura e tradizione. Il Marsala, ad esempio, è nato nel XVIII secolo ed è riconosciuto come il primo vino DOC italiano, rappresentando un incontro tra diverse culture e tradizioni. Il Sherry, proveniente dall’Andalusia, è noto per il suo metodo di invecchiamento “a flor” e per le sue varianti secche e dolci. Il Madeira è famoso per la sua capacità di resistere nel tempo e ai viaggi oceanici, grazie a un processo di ossidazione controllata. Il Porto, dal canto suo, è un vino complesso e ricco, rappresentativo della regione del Douro e ambasciatore del Portogallo nel mondo. Infine, il Samos, prodotto sull’omonima isola greca, è uno dei più antichi vini dolci fortificati del Mediterraneo, intriso di storia e aromi che raccontano secoli di tradizione.

La firma del protocollo a Marsala rappresenta solo l’inizio di un lungo cammino. Nei prossimi mesi, i promotori lavoreranno alla redazione del dossier ufficiale da presentare all’UNESCO. È fondamentale che questa candidatura sia costruita in modo partecipato, coinvolgendo attivamente le comunità locali, i produttori e le istituzioni. Questo approccio garantirà che la candidatura sia rappresentativa delle diverse realtà e delle storie che ciascuno di questi vini porta con sé.

Se la candidatura sarà approvata, il riconoscimento UNESCO non solo celebrerà l’importanza di questi vini, ma unirebbe anche territori diversi sotto un’unica bandiera culturale. Questa bandiera rappresenterebbe non solo la tradizione e il saper fare, ma anche la memoria enologica che questi vini racchiudono. La strada verso il riconoscimento è lunga e complessa, ma il potenziale impatto positivo su cultura, economia e identità territoriale è innegabile.

Redazione Vinamundi

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