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Vini dealcolati: una nuova era per la normativa italiana

L’approvazione del decreto-legge fiscale del 12 giugno 2025 ha finalmente sbloccato la produzione dei vini dealcolati in Italia, un passo atteso che ha suscitato entusiasmo tra le aziende vitivinicole. L’Unione Italiana Vini (UIV) ha sollecitato un intervento immediato da parte dei Ministeri dell’Economia (MEF) e dell’Agricoltura (MASAF) per rendere operativa questa nuova normativa. Questo cambiamento rappresenta un’opportunità cruciale per le aziende italiane, che possono ora rispondere a una domanda crescente nel mercato dei vini dealcolati.

Verso il decreto interministeriale attuativo

Con l’approvazione del decreto fiscale, il MEF e il MASAF possono ora definire le condizioni fiscali necessarie per la produzione di vini dealcolati. Fino a oggi, il nodo fiscale era l’ultimo passaggio mancante. Il decreto-legge n. 43 del marzo 2025 aveva già incluso l’articolo 33-ter nel Testo Unico delle Accise, rimandando però al decreto interministeriale la definizione degli aspetti tecnici. Inizialmente, la norma doveva entrare in vigore il 1° gennaio 2026, ma l’UIV ha richiesto un’accelerazione per permettere alle aziende di avviare la produzione già nel 2025.

Cresce il mercato dei vini dealcolati

Secondo l’Osservatorio UIV-Vinitaly, il mercato globale dei vini no e low alcohol (No-Lo) sta vivendo un’espansione significativa. Ecco alcuni dati chiave:

  1. Il mercato vale attualmente circa 2,4 miliardi di dollari.
  2. Le stime prevedono un incremento a 3,3 miliardi entro il 2028, con un tasso di crescita annuo dell’8%.
  3. In Italia, il segmento è ancora agli esordi, con un valore di circa 3,3 milioni di euro, ma potrebbe raggiungere i 15 milioni nei prossimi quattro anni.

La crescita è principalmente trainata dai vini spumanti dealcolati e dai prodotti a zero alcol, che stanno attirando l’interesse dei consumatori più giovani e attenti al benessere. Questo cambiamento nelle abitudini di consumo è evidente anche nel settore degli aperitivi e dei cocktail, dove i prodotti dealcolati stanno guadagnando popolarità.

I rischi e le sfide per il comparto

Nonostante le opportunità offerte dalla nuova normativa e dall’espansione del mercato, ci sono rischi e sfide significative da affrontare. Paolo Castelletti, segretario generale dell’UIV, ha sottolineato l’importanza di attuare rapidamente il decreto per non compromettere la competitività italiana. Ha affermato: “Non basta produrre ottimo vino; bisogna anche saperlo adattare ai cambiamenti del mercato e rispondere alla crescente domanda di prodotti innovativi e sostenibili”.

Inoltre, il settore ha bisogno di chiarezza normativa riguardo a:

  1. Aspetti fiscali
  2. Tracciabilità
  3. Etichettatura dei vini dealcolati

Un quadro normativo chiaro è essenziale per garantire trasparenza e qualità, proteggendo i consumatori e mantenendo la reputazione del made in Italy.

L’Italia si prepara a entrare nel mercato dei vini dealcolati

Con lo stallo normativo finalmente superato, l’Italia è pronta a entrare nel mercato internazionale dei vini dealcolati. Le aziende vitivinicole italiane possono diversificare la propria offerta e allinearsi con le tendenze globali, puntando su innovazione e sostenibilità.

La transizione verso una produzione di vini meno alcolici non è solo una risposta alla domanda di mercato, ma rappresenta anche un passo verso una maggiore sostenibilità del settore vitivinicolo. Il futuro del vino in Italia potrebbe essere caratterizzato da un equilibrio tra tradizione e innovazione, dove i vini dealcolati trovano il loro posto accanto ai vini tradizionali.

In questo contesto, è fondamentale che le aziende investano in ricerca e sviluppo per creare prodotti che soddisfino le aspettative dei consumatori. Con l’approvazione del decreto e la definizione delle norme attuative, il settore vitivinicolo italiano è pronto a cogliere questa nuova opportunità, valorizzando le proprie tradizioni e adattandosi ai cambiamenti in atto.

Redazione Vinamundi

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