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Un milione di bottiglie ferme: il ceo di Ruffino svela gli effetti dei dazi di Trump

Nel mondo del vino, l’arte della produzione si scontra spesso con le sfide economiche e politiche. Le recenti misure tariffarie annunciate dall’amministrazione Trump hanno avuto un impatto devastante sulle aziende vitivinicole italiane, in particolare su quelle più esposte al mercato americano. Tra queste c’è Ruffino, un marchio storico toscano che, sotto la guida del CEO Sandro Sartor, sta affrontando una crisi senza precedenti.

Sartor ha rilasciato dichiarazioni allarmanti riguardo alla situazione attuale dell’azienda. “Abbiamo un milione di bottiglie ferme nei nostri magazzini a Livorno”, ha affermato in un’intervista al quotidiano fiorentino La Nazione. Questo stallo deriva dalla paura degli importatori americani di dover affrontare dazi che potrebbero arrivare fino al 200% su ogni bottiglia di vino europea. “Eravamo pronti a spedire quasi un milione di bottiglie oltreoceano come ogni mese, ma ora sono tutte bloccate”, ha aggiunto Sartor, evidenziando l’impatto diretto delle nuove tariffe sul fatturato dell’azienda.

L’impatto economico sulle aziende vitivinicole

Ruffino, parte del portafoglio di Constellation Brands, ha visto il suo export verso gli Stati Uniti, che rappresenta circa 5 milioni di euro al mese, subire un duro colpo. Con un fatturato annuale di 120 milioni di euro, le stime indicano che le perdite annuali per l’azienda potrebbero toccare i 60 milioni di euro se la situazione dovesse persistere. Questo scenario non solo mette a rischio la sostenibilità economica di Ruffino, ma ha anche ripercussioni più ampie sull’intero settore vitivinicolo italiano.

In un contesto in cui la concorrenza è già agguerrita, le nuove tariffe possono alterare drasticamente il panorama commerciale. Sartor ha sottolineato che attualmente una bottiglia di Chianti, che in media viene venduta a circa 12 dollari negli Stati Uniti, potrebbe arrivare a costare 36 dollari a causa dei dazi. Questo prezzo, paragonabile a quello di una bottiglia di Champagne, potrebbe dissuadere i consumatori americani dall’acquistare vini italiani, a favore di alternative più accessibili.

La risposta del mercato e le prospettive future

La risposta del mercato americano è stata quella di aumentare le giacenze presso gli importatori, con la conseguenza che, almeno per i prossimi due o tre mesi, i vini Ruffino potrebbero continuare a essere presenti sugli scaffali. Tuttavia, la preoccupazione rimane alta: Sartor avverte che il problema deve essere risolto rapidamente, altrimenti le ripercussioni si faranno sentire non solo sull’azienda, ma sull’intero settore vitivinicolo italiano.

Inoltre, l’amministratore delegato di Ruffino ha lanciato un appello affinché si avviino negoziati tra Unione Europea e Stati Uniti per rivedere le tariffe attuali. “È fondamentale rivedere queste cifre e trovare un accordo che possa riportare la situazione alla normalità”, ha dichiarato Sartor, sottolineando l’urgenza di una soluzione diplomatica. Senza un intervento, il rischio occupazionale aumenta, con conseguenze potenzialmente devastanti per le aziende vitivinicole e per le comunità che dipendono da esse.

Una questione culturale e sociale

La crisi dei dazi non è solo una questione economica per Ruffino, ma tocca anche aspetti culturali e sociali. Il vino è parte integrante della tradizione italiana e un simbolo della bellezza e della qualità del nostro patrimonio enogastronomico. La chiusura delle frontiere commerciali e l’aumento delle tariffe mettono in pericolo non solo i profitti delle aziende, ma anche l’identità stessa del vino italiano nel mondo.

Inoltre, la situazione attuale potrebbe portare a una ristrutturazione del settore, con aziende più vulnerabili che potrebbero non resistere a lungo alle pressioni economiche. La speranza è che la comunità internazionale riconosca l’importanza del vino italiano e delle sue tradizioni e che si giunga a una risoluzione che possa riportare il mercato alla normalità.

In questo contesto difficile, Ruffino continua a lavorare per mantenere la qualità dei propri prodotti e la fedeltà dei propri consumatori, sperando che le acque si calmino e che un nuovo capitolo si apra per il vino italiano negli Stati Uniti. La resilienza del marchio e la passione per il vino rimangono intatte, mentre l’azienda si prepara ad affrontare le sfide future con determinazione e spirito innovativo.

Redazione Vinamundi

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