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Uiv annuncia novità sui vini dealcolati con il nuovo decreto-legge fiscale

Il recente decreto-legge fiscale ha segnato un punto di svolta per il settore vitivinicolo italiano, aprendo la strada alla produzione di vini dealcolati. Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv), ha espresso la sua soddisfazione per questo importante traguardo, che ha finalmente risolto una situazione di stallo che si protraeva da tempo. Grazie a questo provvedimento, i ministeri dell’Economia e dell’Agricoltura possono ora procedere con la creazione di un decreto interministeriale, fondamentale per definire le condizioni fiscali necessarie per la produzione di vini dealcolati in Italia.

L’importanza del decreto per il mercato dei vini dealcolati

Il nuovo decreto rappresenta un passo cruciale per le aziende italiane, che fino ad oggi hanno dovuto affrontare l’assenza di un quadro normativo chiaro. La normativa fiscale era l’ultimo ostacolo da superare per consentire l’ingresso nel mercato della dealcolazione. A fine marzo, il decreto-legge n.43 ha modificato il Testo Unico delle Accise, introducendo l’articolo 33-ter, che regola il processo di dealcolazione dal punto di vista fiscale. Tuttavia, l’entrata in vigore di questa norma è prevista per il 1° gennaio 2026, spingendo Uiv a richiedere un intervento transitorio per garantire la produzione di vini dealcolati senza ulteriori ritardi.

Crescita del mercato dei vini No-low

In Italia, il mercato dei vini No-low è ancora nelle fasi iniziali, con un valore attuale di circa 3,3 milioni di euro. Tuttavia, secondo le proiezioni dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, questo segmento potrebbe crescere fino a raggiungere i 15 milioni di euro nei prossimi quattro anni. A livello globale, il mercato dei vini dealcolati è attualmente stimato a 2,4 miliardi di dollari, con previsioni di crescita che potrebbero portarlo a 3,3 miliardi di dollari entro il 2028. La crescente consapevolezza dei consumatori riguardo ai benefici di un consumo moderato di alcol e a stili di vita più salutari alimenta questa domanda.

Opportunità per i produttori italiani

La dealcolazione non è un processo nuovo, ma la sua regolamentazione ha sempre rappresentato una sfida per i produttori. Molti di loro si sono trovati costretti a esportare i loro vini dealcolati all’estero o a operare in un contesto di incertezza giuridica. Con il nuovo decreto-legge fiscale, le aziende italiane possono diversificare la loro offerta e competere in un mercato in rapida espansione. La possibilità di offrire vini dealcolati rappresenta un valore aggiunto per l’industria vinicola italiana, sempre attenta alla qualità e alla varietà.

Azioni necessarie per il successo

Per garantire il successo di questa nuova offerta, le aziende dovranno:

  1. Educare i consumatori sui benefici dei vini dealcolati.
  2. Promuovere le qualità di questi prodotti attraverso campagne di marketing efficaci.
  3. Creare un sistema di distribuzione robusto per garantire l’accessibilità dei vini dealcolati.

L’Unione Italiana Vini gioca un ruolo fondamentale in questo processo, supportando i produttori con formazione e informazioni di mercato. La transizione verso una maggiore offerta di vini dealcolati rappresenta un’opportunità per rinnovare il panorama vinicolo italiano e rispondere a una domanda crescente di prodotti che promuovano uno stile di vita più sano.

In conclusione, l’industria vitivinicola italiana è chiamata a cogliere questa opportunità. Con il decreto interministeriale atteso, sarà possibile dimostrare che anche nel settore del vino è possibile innovare, mantenendo la tradizione e rispondendo alle nuove esigenze dei consumatori.

Redazione Vinamundi

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