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Tradizione e innovazione: il segreto per un vino di qualità

La produzione di vino è un’arte che richiede una profonda conoscenza della viticoltura e dell’enologia. Queste due discipline, spesso percepite come opposte, si completano a vicenda nel processo di creazione di un vino di qualità. Ogni bottiglia rappresenta un viaggio complesso che comprende ricerca, sperimentazione e un impegno costante verso la sostenibilità ambientale. Purtroppo, molti consumatori non sono a conoscenza di questo processo e tendono a giudicare un vino solo in base all’etichetta. È quindi fondamentale comunicare in modo chiaro e semplice l’affascinante fisiologia della vite e la biochimica dell’enologia.

L’importanza della conoscenza nel mondo del vino

Il convegno-degustazione “I vini della conoscenza”, organizzato da Vinidea e ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino), ha messo in luce la necessità di far comprendere ai consumatori il legame tra tradizione e innovazione nella produzione vinicola. Durante l’evento, Gianni Trioli, presidente di Vinidea, ha spiegato come la filiera del vino si sviluppi dalle università e dai centri di ricerca fino alle aziende vitivinicole. Questo processo è cruciale per i produttori che sono disposti a testare e adottare nuove tecnologie.

  1. Innovazione e tradizione: I produttori “pionieri” sono quelli che cercano di migliorare la qualità dei loro vini attraverso l’adozione di tecnologie innovative.
  2. Didattica evoluta: Francesco Iacono, direttore di ONAV, ha sottolineato l’importanza di educare i wine lover, che desiderano comprendere non solo se un vino sia buono, ma anche il perché lo sia.
  3. Curiosità dei consumatori: La crescente domanda di conoscenza rappresenta un segnale positivo per il futuro della viticoltura, sfidando l’idea di una contrapposizione tra tradizione e innovazione.

Esempi di successo nella viticoltura

Un esempio di come tradizione e innovazione possano coesistere è rappresentato da Mario Pojer, un produttore trentino che ha saputo unire le due dimensioni. Con il suo socio Fiorentino Sandri, ha innovato costantemente, sviluppando vini di alta qualità e nuovi macchinari enologici. Pojer ha avviato la sua avventura vinicola 50 anni fa e ha creato “ZERO infinito”, un vino rifermentato in bottiglia secondo il metodo ancestrale, senza chimica né in vigneto né in cantina.

Un altro esempio significativo è la Freisa, un vitigno che ha raggiunto livelli qualitativi eccellenti grazie a moderne tecniche analitiche. Luca Rolle, docente di Enologia dell’Università di Torino, ha illustrato come la conoscenza delle molecole presenti nella buccia e nei vinaccioli della Freisa abbia migliorato il profilo tannico del vino.

Verso una viticoltura sostenibile

La ricerca non si ferma qui. Anche lo sviluppo di tecnologie per il riutilizzo delle acque reflue delle cantine è cruciale per la sostenibilità. L’Università di Catania e l’azienda Al-Cantàra sono attivamente impegnate in questo campo, riducendo l’impatto ambientale della vitivinicoltura. Grazie a nuove tecnologie, è stato possibile abbattere il consumo di acqua a soli 4 litri per litro di vino nella produzione di rosato da Nerello Mascalese.

Queste storie dimostrano che la ricerca della conoscenza è il filo conduttore per migliorare il vino, dalla vigna al calice. La sinergia tra tradizione e innovazione non solo arricchisce la produzione vinicola, ma offre anche un’opportunità unica per i consumatori di apprezzare pienamente i vini che scelgono di degustare. In un mondo in cui la qualità del vino è sempre più apprezzata, la conoscenza diventa lo strumento essenziale per far emergere il potenziale di ogni bottiglia, celebrando così l’arte del vino in tutte le sue sfaccettature.

Redazione Vinamundi

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