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Tenuta San Guido e Antinori: i re della redditività nel vino italiano

La Tenuta San Guido dei Marchesi Incisa della Rocchetta, conosciuta come la culla del celebre Sassicaia, si riconferma nel 2024 come la cantina più redditizia d’Italia. Con un impressionante rapporto tra margine operativo lordo e fatturato pari al 62,2%, questo risultato straordinario è il frutto di una gestione oculata e di un prodotto di eccellenza che continua a conquistare i mercati internazionali.

A seguire, troviamo la rinomata cantina friulana Jermann, ora sotto il controllo dei Marchesi Antinori, con un margine del 54,5%, e la stessa Antinori, che si attesta al 53,3%. La lista delle prime cinque cantine più redditizie si completa con Biserno, fondata da Lodovico Antinori e oggi in co-proprietà con i suoi fratelli Piero e Ilaria, che raggiunge il 50,4%, e Marchesi Frescobaldi, con il 39%. Questi dati emergono da un’inchiesta condotta dalla giornalista Anna Di Martino, pubblicata su “L’Economia” de “Il Corriere della Sera”, un’analisi attesa che mette in luce le performance delle aziende vinicole italiane.

risultati di redditività nel settore vinicolo

Nel panorama della viticoltura italiana, i risultati di redditività sono particolarmente significativi, soprattutto considerando il contesto di mercato difficile che ha caratterizzato il 2024. Secondo le stime dell’Osservatorio dell’Unione Italiana Vini (Uiv), il comparto vitivinicolo ha registrato un giro d’affari totale di 14,5 miliardi di euro, di cui il 63% è generato dalle 115 maggiori aziende vinicole, che rappresentano la punta di diamante del settore. Queste aziende, sebbene affrontino sfide considerevoli, hanno dimostrato una resilienza notevole, contribuendo in modo significativo sia al mercato interno che all’export, dove detengono il 65,2% delle esportazioni totali.

la proprietà dei vigneti

Un altro aspetto rilevante emerso dall’indagine è la proprietà dei vigneti. In questa categoria, i Marchesi Antinori si posizionano al primo posto con 3.350 ettari di vigneti in produzione, inclusi anche i terreni all’estero, sottolineando la loro forte presenza non solo in Italia ma anche nei mercati internazionali. Al secondo posto si trova Marchesi Frescobaldi, con 1.700 ettari, seguita dal Gruppo Zonin 1821 con 1.450 ettari. La lista delle prime dieci aziende per superficie vitata include anche nomi noti come Banfi, leader nel territorio del Brunello di Montalcino, e il gruppo Terra Moretti, che gestisce vigneti in diverse regioni d’Italia.

trend positivi e sfide future

La redditività e la superficie vitata sono due indicatori chiave che riflettono la salute e la competitività del settore vinicolo italiano. È interessante notare come, nonostante le difficoltà economiche, il mercato del vino continui a dimostrare segni di vitalità. Sono ben 27 i brand che hanno superato la soglia dei 100 milioni di euro di fatturato, entrando così a far parte del “club over 100 milioni” evidenziato nell’inchiesta. Questo trend positivo si riflette non solo nei risultati economici, ma anche nell’apprezzamento crescente dei vini italiani a livello internazionale.

Le cooperative vinicole, sebbene escluse dalla classifica di redditività, mostrano anch’esse una grande vitalità. Rappresentano il 42,7% sul giro d’affari complessivo e il 34,7% sull’export, evidenziando il loro ruolo cruciale nel panorama vinicolo. Tra le cooperative, spiccano Cantine Riunite & Civ, che registrano un fatturato di 676,6 milioni di euro, seguite dal Gruppo Caviro e da Cavit. L’ingresso di nuove realtà nel “club over 100 milioni”, come la Cantina Conegliano Vittorio Veneto Casarsa, dimostra la dinamicità del settore.

In un’epoca in cui la sostenibilità e l’innovazione giocano un ruolo sempre più importante, la viticoltura italiana si sta adattando a queste nuove sfide. Le aziende che riescono a combinare tradizione e innovazione, come dimostrano i successi di Tenuta San Guido e Marchesi Antinori, sono destinate a prosperare. La capacità di adattarsi alle richieste del mercato e di rispondere alle aspettative dei consumatori è fondamentale per mantenere la competitività.

Infine, la classifica delle aziende vinicole italiane non può prescindere dall’analisi delle singole realtà. Le performance di fatturato e redditività sono indicatori che raccontano storie di passione, impegno e dedizione di famiglie e produttori che da generazioni coltivano la terra, creando vini che non sono solo prodotti, ma vere e proprie opere d’arte. La viticoltura, dunque, non è solo un’attività economica, ma un patrimonio culturale che merita di essere valorizzato e preservato. I risultati di quest’anno, con le aziende che continuano a brillare, sono un chiaro segnale di come il vino italiano possa affrontare e vincere le sfide del futuro.

Redazione Vinamundi

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