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Svelare il segreto del vino: come comunicare la sua storia al mercato

Nel panorama enologico contemporaneo, il congresso Enoforum 2025, il più importante appuntamento tecnico-scientifico dedicato al vino in Europa, ha riacceso il dibattito sul valore della ricerca e della conoscenza applicata alla produzione vitivinicola. Durante il seminario intitolato “I vini della conoscenza”, esperti del settore si sono riuniti per discutere un tema cruciale: come comunicare efficacemente al mercato il valore scientifico che si cela dietro ogni bottiglia di vino.

Un aspetto fondamentale emerso è che la qualità di un vino non è solo frutto della bellezza della natura, ma anche della capacità di interpretarla attraverso strumenti scientifici e tecnologici. Tuttavia, la comunicazione attuale spesso fraintende o svaluta questo aspetto, enfatizzando un’idea di naturalità che rischia di diventare l’unica garanzia per la qualità. Questo approccio riduttivo può portare a una comprensione distorta da parte dei consumatori, che si trovano ad affrontare messaggi complessi e una miriade di certificazioni—ben 64 marchi di sostenibilità riconosciuti—che, anziché informare, spesso confondono.

la difficoltà di comunicare la ricerca

Nel corso dell’incontro, moderato da Francesco Iacono, direttore dell’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino), è intervenuto anche il professor Luca Rolle dell’Università di Torino, il quale ha evidenziato la difficoltà della ricerca applicata nel raggiungere un pubblico al di fuori dell’ambito accademico. Questa disconnessione tra ricerca e consumatore rappresenta una barriera significativa nella comunicazione del valore scientifico del vino.

Un esempio emblematico di come la ricerca possa contribuire alla sostenibilità e alla qualità del vino è rappresentato dai vitigni resistenti PIWI. Mario Pojer, che opera in Trentino, ha portato alla luce il vitigno Solaris, noto per la sua acidità naturale e la sua capacità di affrontare le sfide del cambiamento climatico. Questi vitigni, frutto di anni di ricerca e innovazione, offrono un contributo tangibile alla sostenibilità vitivinicola, dimostrando come la scienza possa rispondere a esigenze attuali e future senza compromettere la qualità organolettica.

l’importanza dell’innovazione enologica

Anche gli interventi di Salvatore Rizzuto, dell’azienda Al-Cantàra in Sicilia, e di Luca Balbiano, dell’azienda Balbiano in Piemonte, hanno messo in luce l’importanza dell’innovazione enologica. Le loro testimonianze hanno evidenziato come, per affrontare le sfide moderne, sia necessario un approccio scientifico e innovativo che possa fare da ponte tra tradizione e modernità.

Gianni Trioli, presidente di Vinidea, ha sottolineato l’evoluzione della ricerca enologica negli ultimi venti anni. Se in passato l’obiettivo principale era la selezione di lieviti ad alta resa alcolica, oggi ci si concentra su ceppi che possono ridurre il grado alcolico o resistere allo stress idrico. Inoltre, l’innovazione si estende al recupero dei sottoprodotti, alla riduzione degli input in vigna e in cantina, e all’ottimizzazione delle risorse. Questo cambiamento di paradigma si riflette anche nella scheda di assaggio dell’ONAV, che ha eliminato il parametro della limpidezza, segnalando un nuovo approccio alla valutazione sensoriale.

comunicazione e informazione nel mondo del vino

Un altro aspetto cruciale discusso durante il seminario riguarda la distinzione tra informazione e comunicazione. Alessandro Torcoli di Civiltà del Bere ha sottolineato come l’informazione debba trasmettere conoscenza e strumenti pratici, mentre la comunicazione deve costruire relazioni. Per il grande pubblico, i social media rappresentano il canale principale attraverso il quale si informano e si avvicinano al mondo del vino. Tuttavia, per chi cerca un approfondimento più tecnico, la stampa specializzata deve soddisfare questa sete di conoscenza.

La sfida futura è quella di rendere la scienza enologica un valore condiviso e riconoscibile anche da chi si avvicina al vino con curiosità, ma senza un background tecnico. È fondamentale che i produttori e gli esperti riescano a comunicare in modo chiaro e accessibile le basi scientifiche e le innovazioni che caratterizzano le loro produzioni. Questo approccio non solo arricchisce l’esperienza del consumatore, ma contribuisce anche a creare una cultura del vino più consapevole e informata.

In un mercato sempre più competitivo, il vino della conoscenza deve diventare anche il vino della consapevolezza. La capacità di trasmettere le storie e le ricerche che si celano dietro ogni bottiglia non solo migliora la reputazione del prodotto, ma educa il consumatore a una scelta più informata e responsabile. Solo attraverso una comunicazione efficace e una diffusione capillare della cultura del vino, sarà possibile valorizzare appieno il patrimonio scientifico e tecnico che ogni produttore porta con sé.

Redazione Vinamundi

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