Con l’arrivo dell’estate, la vite entra in una fase cruciale del suo ciclo vitale: quella dell’accrescimento dell’acino, che va dall’allegagione all’inizio dell’invaiatura. Questo periodo è particolarmente delicato, in quanto eventuali stress idrici o termici possono avere ripercussioni significative sulla resa e sulla qualità delle uve, influenzando in modo diretto la dimensione degli acini e il profilo acidico dei vini. È essenziale adottare strategie efficaci per gestire queste sfide e garantire una produzione vinicola di alta qualità.
Numerosi studi hanno evidenziato che lo stress idrico nella fase pre-invaiatura influisce in modo più marcato sulla produttività rispetto a stress che si verificano in fasi successive. Infatti, i cali di rendimento sono direttamente correlati a un rallentamento dell’accrescimento dell’acino e alla diminuzione del suo diametro. Questa relazione è fondamentale da considerare, soprattutto in un contesto climatico in continua evoluzione, dove le condizioni meteorologiche possono variare drasticamente da un anno all’altro.
La primavera del 2025 è stata caratterizzata da piogge abbondanti e temperature miti, favorendo uno sviluppo vegetativo intenso delle viti. Questa situazione ha portato a un aumento della superficie fogliare, con un conseguente incremento dell’evapotraspirazione e, di conseguenza, un fabbisogno idrico più elevato da parte della pianta. In questo contesto, il confronto con il 2024 è illuminante: quell’anno, infatti, si era verificata una primavera simile, seguita però da un’estate estremamente calda, con oltre 60 giorni di temperature superiori ai 30°C e numerose ondate di calore oltre i 35°C. Queste condizioni avevano comportato blocchi dell’attività fotosintetica, alterando il bilancio acido dei mosti e accelerando la degradazione dell’acido malico, un fenomeno che può compromettere la qualità finale del vino.
Per affrontare e mitigare gli effetti dello stress termico sulla vite, sono state testate diverse strategie in campo. Tra le più efficaci vi è l’impiego di sostanze attive di origine naturale durante la fase di accrescimento dell’acino. Questi formulati hanno dimostrato di aumentare l’efficienza d’uso dell’acqua da parte della pianta, mantenendo livelli più alti di potenziale idrico e un’elevata attività fotosintetica anche durante i picchi termici. L’applicazione di questi biostimolanti in più trattamenti, che vanno dalla fine della fioritura fino alla chiusura del grappolo, ha portato a risultati incoraggianti, tra cui:
È fondamentale integrare questi trattamenti con pratiche di difesa fitosanitaria, per garantire una protezione completa delle viti durante le fasi critiche. Ad esempio, in presenza di ferite da stress meccanico, i biostimolanti possono contribuire a una più efficace riparazione dei tessuti danneggiati, migliorando la salute generale della pianta. Inoltre, l’applicazione di pratiche agronomiche sostenibili, come la gestione del suolo e l’irrigazione controllata, può ulteriormente contribuire a mantenere le viti in equilibrio, riducendo il rischio di stress idrico e termico.
In sintesi, l’approccio alla gestione della vite in condizioni di stress deve essere multidimensionale e informato, combinando biotecnologie, pratiche agronomiche sostenibili e innovazioni tecnologiche per garantire la salute e la produttività delle viti anche in un clima incostante. L’integrazione di tecnologie avanzate, come i sensori di umidità del suolo e le stazioni meteorologiche, può fornire dati preziosi per una gestione più precisa delle risorse idriche, facilitando decisioni informate sull’irrigazione e sulla gestione complessiva della vite.
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