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Scopri il mondo del vino sostenibile con VIVA

Il settore vitivinicolo italiano sta vivendo una trasformazione significativa grazie al progetto “VIVA Sustainable Wine”, avviato dal Ministero dell’Ambiente nel luglio 2011. Questo programma ambizioso ha come obiettivo principale quello di misurare e migliorare le prestazioni di sostenibilità della filiera vite-vino, coinvolgendo nove aziende di spicco e tre centri di ricerca. La missione è promuovere un modello produttivo che rispetti l’ambiente e contribuisca a una cultura di gestione sostenibile dei paesaggi rurali.

La filiera del vino non è solo un’importante attività economica, con un fatturato che si aggira attorno ai 15 miliardi di euro e oltre 1,5 milioni di occupati, ma rappresenta anche un patrimonio culturale che riflette la diversità dei territori e delle tradizioni locali. In questo contesto, la sostenibilità diventa un elemento cruciale per garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti offerti ai consumatori.

Le aziende e gli indicatori di sostenibilità

Le nove aziende coinvolte nel progetto – F.lli Gancia & Co, Masi Agricola, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Castello Monte Vibiano Vecchio, Planeta, Tasca d’Almerita e Venica&Venica – hanno adottato un approccio innovativo per valutare l’impatto ambientale delle loro attività. Queste aziende hanno iniziato un percorso di auto-valutazione attraverso l’analisi di quattro indicatori chiave:

  1. Aria: Essenziale per la fotosintesi delle viti.
  2. Acqua: Risorsa cruciale per la crescita della vite e per la produzione di vino.
  3. Territorio: La biodiversità gioca un ruolo fondamentale nella creazione di vini unici.
  4. Vigneto: Rappresenta il cuore dell’intera filiera.

Monitorare e migliorare questi aspetti non solo favorisce la sostenibilità, ma permette anche di valorizzare il prodotto finale.

Collaborazione con i centri di ricerca

Uno degli aspetti più interessanti del progetto VIVA è la collaborazione con centri di ricerca di eccellenza. L’Agroinnova dell’Università di Torino, il Centro di Ricerca Opera dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Centro di Ricerca sulle Biomasse dell’Università degli Studi di Perugia offrono supporto scientifico fondamentale per lo sviluppo di metodologie innovative. Questi enti non solo forniscono competenze tecniche, ma contribuiscono anche a formare una cultura della sostenibilità all’interno delle aziende vinicole.

I primi risultati di questa iniziativa sono stati presentati nel 2013 durante Vinitaly, un importante salone internazionale dedicato al vino. Tra i risultati più significativi c’è stata la creazione di un’etichetta innovativa che consente ai consumatori di identificare facilmente i vini prodotti secondo i criteri di sostenibilità stabiliti dal progetto VIVA.

L’impatto sociale ed economico

La crescente attenzione verso pratiche sostenibili nel settore vinicolo è un riflesso di una domanda di mercato in evoluzione. I consumatori, sempre più informati, cercano prodotti che rispettino l’ambiente e le comunità locali. I produttori che adottano pratiche sostenibili possono migliorare la loro reputazione e accedere a nuovi mercati.

Inoltre, il progetto VIVA ha un forte impatto sociale ed economico. Le aziende coinvolte contribuiscono a creare posti di lavoro sostenibili e promuovono pratiche agricole che rispettano l’ambiente e i diritti dei lavoratori. Valorizzare le tradizioni locali e le pratiche agricole sostenibili aiuta a preservare il patrimonio culturale italiano, sempre più apprezzato dai consumatori.

In un contesto globale impegnato nella lotta ai cambiamenti climatici, il progetto VIVA rappresenta un esempio virtuoso di come il settore vinicolo italiano possa rispondere alle sfide attuali. Con l’impegno di produttori, ricercatori e consumatori, il vino “made in Italy” può continuare a essere un simbolo di qualità, tradizione e sostenibilità per le generazioni future.

Redazione Vinamundi

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