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Roma DOC: nuove strategie per valorizzare il territorio e il suo patrimonio

Nel panorama vinicolo italiano, la denominazione Roma DOC si distingue come una delle realtà più giovani e ambiziose, con l’obiettivo di valorizzare il territorio della Capitale. Riconosciuta ufficialmente nel 2011, la Roma DOC ha visto la creazione del Consorzio di tutela nel 2018. Nonostante la sua recente istituzione, questa denominazione ha già avviato un’importante revisione del proprio disciplinare, mirando a potenziare la qualità e l’identità dei vini che portano il nome di Roma, evocando storie, culture e tradizioni secolari.

le novità nel disciplinare

Fino al 2025, il disciplinare ha regolamentato diverse tipologie di vini, tra cui bianchi, rossi, rosati e spumanti, con varianti come “Classico”, “Amabile”, “Malvasia puntinata” e “Bellone”. Quest’anno, il Consorzio ha introdotto modifiche significative, come dichiarato da Rossella Macchia, presidente del Consorzio: “Tra le novità più importanti c’è la revisione della densità di impianto, portandola sotto i 3.000 ceppi per ettaro. Questo cambiamento riflette la nostra volontà di puntare su una produzione di maggiore qualità”.

  1. Introduzione della tipologia “Riserva” per i vini bianchi, consentendo la produzione di un Roma Bianco Riserva.
  2. Valorizzazione della tradizione spumantistica attraverso la riscoperta del vitigno Romanella, permettendo di produrre un Roma Spumante sia bianco che rosato.
  3. Focus sul monovitigno, richiedendo che i vini etichettati come DOC Roma siano ottenuti per almeno l’85% da un singolo vitigno.

Questi cambiamenti dimostrano come la Roma DOC, pur essendo giovane, abbia una visione lungimirante per costruire una forte identità che unisca tradizione e qualità.

il territorio e le varietà autoctone

Il territorio di produzione della Roma DOC abbraccia una vasta area del Lazio centrale, comprendendo zone costiere, la Sabina romana, i Colli Albani e i Colli Prenestini. La varietà dei suoli, che spaziano da terreni vulcanici ad alluvionali, insieme all’influenza dell’aria marina e alle escursioni termiche, crea un ambiente favorevole alla maturazione delle uve. Tuttavia, nonostante il richiamo del nome “Roma”, i vini della denominazione sono ancora sottovalutati nella scena enogastronomica romana. Molti ristoranti e negozi tendono a privilegiare etichette di altre regioni, rendendo necessario un impegno per promuovere attivamente i vini della Roma DOC.

Per affrontare questa sfida, il Consorzio ha attivato iniziative promozionali per rafforzare la presenza dei vini Roma nelle carte dei vini della capitale, coinvolgendo ristoratori e operatori del settore. L’obiettivo è valorizzare l’identità del territorio e far conoscere varietà autoctone come Malvasia puntinata, Bellone e Romanella.

esempi di aziende rappresentative

Un esempio concreto di questa evoluzione è rappresentato dall’azienda Poggio Le Volpi, fondata nel 1996 da Felice Mergè, che si inserisce in una tradizione familiare di viticoltori risalente al 1920. Oggi, l’azienda produce 14 etichette, con un fatturato di circa due milioni di euro, concentrando particolare attenzione sulla DOC Roma.

Un’altra realtà significativa è Terre del Veio, guidata da Paolo David e suo figlio Dario. Con dieci ettari vitati, l’azienda punta a mantenere un livello di qualità elevato, stabilizzandosi su una produzione di circa 30.000 bottiglie. Dario, laureato in enologia, ha introdotto nuove pratiche di vinificazione e ha creato un’offerta enoturistica che include visite e degustazioni.

L’attenzione per il territorio e per le varietà autoctone, combinata con l’innovazione e la tradizione, rappresenta l’essenza della Roma DOC. Le novità nel disciplinare sono un passo verso il miglioramento della qualità e un modo per riconnettere la cultura vitivinicola romana con la sua storia, rendendo omaggio a un patrimonio che merita di essere riscoperto e valorizzato.

Redazione Vinamundi

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